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 2015  aprile 07 Martedì calendario

Notizie tratte da: Gigerenzer Gerd, Imparare a rischiare, Raffaello Cortina editore 2015, pp. 362, 29 euro

Notizie tratte da: Gigerenzer Gerd, Imparare a rischiare, Raffaello Cortina editore 2015, pp. 362, 29 euro.

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Vivi «Il solo fatto di essere vivi implica un certo rischio» (Harold Macmillan).

Aerei La Lufthansa dice esplicitamente quante volte cade un aereo: una su dieci milioni di voli.

11 settembre Dopo l’attacco dell’11 settembre 2001 alle torri gemelle del World Trade Center molti americani smisero di volare. Il chilometraggio percorso in macchina aumentò sensibilmente soprattutto sulle strade interstatali, quelle cioè dove si fanno i viaggi più lunghi; l’incremento arrivò al 5% nei primi tre mesi. Come termine di paragone possiamo prendere i mesi prima dell’attacco, da gennaio ad agosto: i chilometri mensili per auto superarono quelli del 2000 di meno dell’1%, che è l’incremento annuo normale. Questo uso in più dell’automobile durò dodici mesi, dopo i quali si tornò alla normalità; ma a quel punto l’immagine delle torri gemelle che bruciano non compariva più ogni giorno sui media. L’aumento dei viaggi in auto ebbe conseguenze gravi. Prima dell’attacco il numero degli incidenti di macchina mortali era assai vicino alla media dei cinque anni precedenti; viceversa, questo numero restò sopra la media in ciascuno dei dodici mesi successivi all’11 settembre – e superò anche, quasi sempre, tutti i dati dei cinque anni precedenti. Si stima che complessivamente circa milleseicento americani abbiano perso la vita sulle strade per avere deciso di evitare il rischio di volare.

Bin Laden «A suo tempo Osama bin Laden spiegò, deliziato, di avere usato pochissimo denaro per produrre quell’enorme danno: “Al-Qaeda ci ha speso 500.000 dollari, mentre l’America ne ha persi – secondo la stima più bassa – più di 500 miliardi, fra l’incidente e le sue conseguenze; questo significa che ogni dollaro di Al-Qaeda ne ha sconfitto un milione”».

Morire insieme Quando sono in parecchi a morire in modo spettacolare e tutti insieme, come l’11 settembre, il nostro cervello reagisce con l’ansia; ma quando sono altrettanti, o ancora di più, a morire in un modo distribuito nel tempo, come negli incidenti di macchina o di moto, è meno probabile che ci venga paura. Nei soli Stati Uniti muoiono sulle strade circa 35.000 persone all’anno; eppure, pochi hanno paura di andarsene mentre viaggiano in macchina. Psicologicamente quello che conta non è, come a volte si sente dire, che in macchina controlliamo la situazione ma in aereo no. Chi siede accanto al guidatore (per non parlare di chi sta dietro) non controlla proprio niente; eppure, mostra ben poca paura. In realtà, non temiamo di morire nel flusso ininterrotto degli incidenti quotidiani, ma abbiamo paura di perire improvvisamente insieme a moltissimi altri; abbiamo terrore degli incidenti – piuttosto rari – alle centrali elettriche nucleari, ma non del flusso costante dei decessi dovuti all’inquinamento, prodotto invece dalle centrali a carbone. Dopo che qualcuno ha previsto “forse” decine di migliaia di morti – mai accadute – per la pandemia dell’influenza suina, ci siamo fatti prendere dal terrore, mentre pochissimi temono di finire fra le decine di migliaia che l’influenza “normale” ammazza ogni anno.

Rischi terrificanti Da dove viene questa tendenza a temere i rischi terrificanti? Nel passato del genere umano è stata verosimilmente una risposta razionale. Noi siamo vissuti per la maggior parte della nostra evoluzione in piccole bande di cacciatori-raccoglitori che potevano contare fra i venti e i cinquanta individui e raramente superavano i cento, come ancor oggi i gruppi di questo tipo tuttora esistenti. In un gruppo piccolo la perdita improvvisa di molte vite può aggravare il pericolo di predazione e fame, mettendo così a rischio la sopravvivenza dell’intera comunità; ma quello che era razionale nel passato non lo è oggi. Nelle società moderne la sopravvivenza individuale non dipende più dal sostegno e dalla protezione di un piccolo gruppo o di una tribù – tuttavia, la risposta psicologica è ancora facile da scatenare e le catastrofi, reali o immaginarie, hanno sempre la capacità potenziale di innescare reazioni di panico. Il timore da “vecchio cervello” dei rischi terrificanti può sopprimere qualsiasi barlume di pensiero anche nella parte nuova dell’encefalo. Come mi ha scritto un professore dell’Università Loyola di Chicago: «Dopo l’11 settembre io l’ho spiegato a mia moglie che era più pericoloso andare in macchina, ma non è servito a niente».

Venti chilometri Supponete di abitare a New York e voler andare a Washington; v’interessa solo una cosa, arrivare vivi. Quanti chilometri dovreste farvi in macchina prima che il rischio di morte sia uguale a quello di un volo senza scalo? Questa domanda l’ho fatta a dozzine di platee di esperti, e le risposte indicavano tutte una distanza maggiore di quella esatta: millecinquecento chilometri, quindicimila, tre volte il giro della Terra – ma la risposta migliore è: “Venti chilometri”. Proprio così, venti: se la vostra macchina vi porta sani e salvi all’aeroporto, la parte più pericolosa del viaggio è già alle spalle.

Squali In tutto il mondo, in un anno, vengono uccise dagli squali circa dieci persone.

Mucche Aneddoto raccontato da Lorin Warnick, vicepreside del College of Veterinary Medicine della Cornell University: Non molti anni fa feci un’operazione per correggere un abomaso fuori posto [stomaco torto] in una mucca da latte di una fattoria vicino a Ithaca, ny. Sapevamo da studi precedenti che circa l’85% delle mucche operate con questa tecnica guarisce, tornando a una produzione di latte normale. Ben, il proprietario dell’azienda, mi chiese che probabilità c’era che la mucca avesse dei problemi dopo l’operazione e io, cercando di porre la cosa in termini a lui accessibili, gli risposi: “Se facessimo questa operazione a 100 mucche, fra 10 e 15 non guarirebbero completamente nel giro di poche settimane”. Lui ci pensò un momento e disse: “Mi va bene, perché io ne ho solo 35”.

Annuncio Una volta qualcuno che curava le previsioni meteorologiche su una tv americana fece questo annuncio: «La probabilità che piova sabato è del 50%. Anche la probabilità che piova domenica è del 50%. Perciò, la probabilità che piova durante il weekend è del 100%».

Pioggia Che cosa significa “probabilità del 30% che domani piova”? Secondo alcuni, che domani pioverà per il 30% del tempo. Secondo altri, che domani pioverà sul 30% del territorio. Infine, secondo altri ancora che pioverà per tre meteorologi e non pioverà per sette. Ma in realtà i meteorologi intendono qualcosa di diverso: pioverà nel 30% dei giorni per i quali si dà questo annuncio. Il problema non sta solo nella testa della gente ma nell’incapacità degli esperti di spiegare chiaramente che cosa vogliono dire.

L’illusione del tacchino «Non è sempre facile sapere quanto è incerta la situazione in cui ci troviamo e se presenta rischi conosciuti o è in gran parte imprevedibile. Cominciamo con un racconto dello scrittore Nassim Taleb: mettetevi nei panni di un tacchino. Il primo giorno della sua vita è arrivato un tipo, lui aveva paura che l’ammazzasse e invece è stato gentile e gli ha dato da mangiare. Il giorno dopo il tacchino vede l’uomo tornare: gli darà di nuovo da mangiare? Usando la teoria delle probabilità il tacchino calcola quanto è probabile che vada così. A fornire la risposta è la regola della successione, derivata dal grande matematico Pierre-Simon de Laplace: La probabilità che una cosa accada di nuovo se è già accaduta n volte è n+1/n+2. Qui n è il numero dei giorni che il contadino ha portato da mangiare al tacchino. Dunque dopo il primo giorno la probabilità che gli dia da mangiare anche l’indomani è 2/3, dopo il secondo è 3/4 e così via, per cui giorno dopo giorno si avvicina sempre di più alla certezza; contemporaneamente diventa sempre meno probabile l’alternativa, cioè che lo ammazzi. Dunque, al centesimo giorno è quasi certo che verrà di nuovo a dargli da mangiare – o così crede il tacchino, ma c’è una cosa che non sa: quello è il giorno prima del Ringraziamento. E proprio quando la probabilità di essere nutrito è al massimo, il tacchino diventa lui cibo. Il Ringraziamento era ignoto al tacchino. Se avesse conosciuto tutti i possibili rischi, il suo modo di aggiornare le probabilità sarebbe stato effettivamente razionale – ma scoprì nel modo più duro che gli mancava un’informazione importante».

Crisi finanziarie «C’è una somiglianza fra l’imprevista catastrofe del tacchino e l’incapacità degli esperti di prevedere le crisi finanziarie: l’uno e gli altri usano modelli che a breve termine possono anche funzionare, ma non sanno scorgere il disastro che ci aspetta più in là. Come nel caso del tacchino, nel mercato americano della casa le stime del rischio si basavano sui dati storici e su modelli simili nello spirito alla regola della successione: poiché i prezzi delle case continuavano a salire, sembrava che il rischio calasse. Prima che partisse la crisi dei mutui spazzatura la fiducia nella stabilità era al massimo; ancora nel marzo 2008 Henry Paulson, segretario al Tesoro degli Stati Uniti, dichiarava: “I nostri istituti finanziari, banche e banche d’investimento, sono forti. I nostri mercati dei capitali sono reattivi. Sono efficienti. Sono flessibili”. Poco dopo l’intera economia era nel caos: i modelli di rischio dai quali Paulson si era fatto influenzare non avevano previsto l’entità della bolla speculativa, simili in questo al tacchino, che non aveva previsto il concetto di Ringraziamento; la sola differenza fu che invece di andare al macello le banche furono messe a carico dei contribuenti. Proponendo un senso di certezza illusorio i modelli di rischio conosciuto possono avvicinare il disastro anziché impedirlo».

Informazioni Joseph Stiglitz a proposito della crisi del 2008: «Era semplicemente falso che un mondo con informazione quasi perfetta fosse molto simile a uno con informazione perfetta»

Previsioni «Le previsioni sono difficili, specialmente quelle sul futuro» (Niels Bohr, ma attribuito anche a Mark Twain, a Yogi Berra e a tantissimi altri)

Telefoni Nel 1876 la Western Union, la più grossa compagnia telegrafica americana, rifiutò di acquistare per centomila dollari il brevetto di Graham Bell sostenendo che la gente non era abbastanza intelligente da maneggiare un telefono: «Bell si aspetta che il pubblico usi il suo strumento senza l’aiuto di operatori appositamente addestrati. Qualsiasi ingegnere telegrafico vedrà subito l’errore di questo progetto. Non ci si può assolutamente aspettare che il pubblico sappia usare degli strumenti tecnici di comunicazione». Un gruppo di esperti britannici la pensava in modo un po’ diverso: «Il telefono può essere adatto ai nostri cugini americani ma non qui, perché abbiamo un numero sufficiente di fattorini per consegnare i messaggi».

Lampadine elettriche Pochi anni dopo un comitato parlamentare britannico esaminò le lampadine elettriche Edison e concluse che erano «sufficientemente buone per i nostri amici di là dall’Atlantico… ma non meritevoli dell’attenzione di uomini pratici o scientifici».

Radio «La radio non ha futuro» (attribuito a Lord Kelvin, ex presidente della Royal Society, 1897 circa).

Treno «Il viaggio su rotaie ad alta velocità non è possibile perché i passeggeri, non potendo respirare, morirebbero di asfissia». Dottor Dionisyus Lardner (1793-1859), professore alla University College di Londra e autore di un libro sui motori a vapore. Fu uno dei molti medici convinti che la velocità dei treni avrebbe causato la morte o dei danni cerebrali ai viaggiatori e dato le vertigini a chi li osservava.

Automobile Gottfried Daimler (1834-1900), pioniere dell’auto, pensava che non si sarebbe mai arrivati a più di un milione di macchine a livello mondiale a causa della mancanza di autisti capaci. Daimler basava questa previsione sull’ipotesi, errata, che le auto dovessero essere guidate da autisti professionisti.

Computer Howard Aiken, che costruì il Mark i dell’ibm nel 1943: «In origine si pensava che se in tutto il Paese avessimo avuto una mezza dozzina di grandi computer ben nascosti nei laboratori di ricerca, sarebbero bastati per far fronte a tutti i nostri bisogni». La previsione era basata sull’assunzione, falsa, che i computer avrebbero risolto solo problemi scientifici.

Errori medici Secondo una stima dell’Institute of Medicine americano, ogni anno negli ospedali degli Stati Uniti vengono uccisi da errori medici evitabili fra i 44.000 e i 98.000 pazienti circa, ed è da notare che questi sono solo i casi documentati.

Operazioni superflue Numerosi medici sono convinti di non avere scelta e di dover prescrivere per forza sempre più esami, medicine o interventi, anche a rischio di danneggiare il paziente. Hanno paura che altrimenti quest’ultimo faccia loro causa, se ignorano una possibile malattia o non si fa niente di aggressivo; ma sicuramente non consiglierebbero cure del genere al coniuge o ai figli, meno pericolosi sul piano legale. In Svizzera il tasso di isterectomia è il 16% dell’intera popolazione femminile, ma fra le dottoresse e le mogli di dottori è solo il 10%;13 negli Stati Uniti, dove la paura delle liti giudiziarie è più grande, circa una donna su tre subisce un’isterectomia (ma il numero varia moltissimo da luogo a luogo). La maggioranza delle circa seicentomila isterectomie eseguite ogni anno nel Paese non ha una motivazione clinica, e in metà di queste operazioni vengono rimosse anche le ovaie (il che è l’equivalente della castrazione maschile) nonostante le prove sempre più abbondanti dell’esistenza di conseguenze debilitanti, fino a una morte prematura. Si stima che in tutto gli americani subiscano due milioni e mezzo di operazioni chirurgiche superflue all’anno; nessun altro Paese invade così spesso il corpo dei suoi cittadini.

Medicina prudenziale 1 Negli Stati Uniti gli avvocati sono di gran lunga troppo numerosi (pro capite, più che in qualsiasi altro Paese a parte Israele), e il numero degli studenti di legge continua ad aumentare; ma la medicina prudenziale è in ascesa anche in Paesi che non hanno tutta questa passione per le liti giudiziarie, come la Svizzera. Benché solo circa metà dei 250 internisti svizzeri ritenesse che negli uomini sopra i cinquant’anni il controllo a tappeto del psa (antigene prostato-specifico) desse vantaggi superiori ai danni, era il 75% a consigliarlo sistematicamente a questo gruppo di età. Perché? Molti dichiararono di farlo per ragioni legali, per proteggersi da potenziali chiamate in giudizio, e questo nonostante il pericolo di azioni giudiziarie sia molto scarso nel loro Paese. Possiamo definire tale pratica medicina prudenziale: un medico ordina esami o cure che non hanno un’indicazione clinica, e potrebbero addirittura danneggiare il paziente, per paura di un’azione giudiziaria.

Medicina prudenziale 2 Il 93% dei dottori fa una medicina prudenziale.

Medicina prudenziale 3 In Pennsylvania venne chiesto a 824 fra medici rianimatori, radiologi, ostetrici/ginecologi, chirurghi generali, chirurghi ortopedici e neurochirurghi se facevano medicina prudenziale (tutte e sei le specializzazioni sono ad alto rischio di azione giudiziaria). Il 93% degli intervistati rispose che qualche volta la praticavano, o addirittura la praticavano spesso. Gli esami non necessari più frequenti erano la tomografia computerizzata (tc), la risonanza magnetica (rm) e i raggi x. Li prescrivevano, per loro stessa testimonianza, quasi due terzi dei rianimatori, metà dei chirurghi generali, dei chirurghi ortopedici e dei neurochirurghi e un terzo dei radiologi. È da notare che una tc non necessaria non è solo uno spreco di denaro. Normalmente la dose di radiazioni di una scansione mediante tc è almeno cento volte quella di una
radiografia del torace o di un mammogramma. Vale a dire? A seconda di come è installata la macchina e dell’organo studiato, per una singola scansione tc la dose effettiva di radiazioni va da circa 15 millisievert (mSv) per un adulto a 30 per un neonato. Durante un singolo studio mediante tc l’esposizione media alle radiazioni è pari a quella di un sopravvissuto di Hiroshima o Nagasaki che si fosse trovato a due o tre chilometri dal luogo dell’esplosione (valore medio 40 mSv, variazione 5-100 mSv). Si valuta, di conseguenza, che gli oltre settanta milioni di scansioni tc che si eseguono ogni anno su adulti e bambini negli Stati Uniti causino circa 29.000 casi di cancro.

Tomografia Una tomografia comporta cento volte più raggi x di una radiografia al torace; qualche volta è nell’interesse del paziente, ma in altri casi è nell’interesse di quelli che mettono questi esami sul mercato e ci guadagnano. Dovete proprio farvene una? Il rischio di morire di un cancro da radiazione dopo una sola tomografia di tutto il corpo è superiore a quello di morire in un incidente di traffico. Negli Stati Uniti un cancro su cinquanta potrebbe essere attribuito alle radiazioni di una tomografia.

Check-up Sedici studi su un totale di 180.000 adulti sotto i sessantacinque anni hanno verificato se i check-up regolari fanno scendere la mortalità da cancro, quella cardiovascolare e quella totale. La risposta? Tre “No” di fila. E non fanno scendere nemmeno la morbilità, intesa come presenza di sintomi e sofferenze.
È stato trovato un solo effetto: fra quelli che facevano controlli periodici il numero delle diagnosi aumentava, facendo preoccupare persone sane, e portando a nuove diagnosi e nuove cure senza un beneficio degno di nota. Ma come sempre nella vita, nessuna strategia dà la sicurezza assoluta: non andare dal dottore quando non si sta chiaramente male porta con sé il rischio di trascurare una cosa che potrebbe essere curata, se presa a tempo. Sta solo a voi decidere qual è per voi la strategia migliore.

Fumatori 1 Da uno studio condotto per cinquant’anni su 35.000 medici britannici è venuto fuori che i non fumatori vivono in media dieci anni di più rispetto a chi fuma per tutta la vita, che in media muore più giovane per cancro, disturbi cardiaci o disturbi respiratori. È accertato anche il potenziale letale del fumo indiretto, che però non sempre viene ammesso: ancora nel 2011, per esempio, solo il 61% degli olandesi adulti riconosceva che il fumo di sigaretta è pericoloso anche per i non fumatori.

Fumatori 2 Le grandi avversarie della guerra contro il cancro sono le industrie del tabacco e di altri settori in cui si fanno profitti colossali con prodotti cancerogeni. Che cosa vale una vita umana per un produttore di sigarette? Il fumo causa un decesso per ogni milione di sigarette fumate, con una latenza di diversi decenni, e ogni singola sigaretta fumata dà ai produttori un profitto di circa un centesimo. Un milione di centesimi equivale a 10.000 dollari: il cartellino del prezzo, per una persona che muore di fumo.

Obesità L’obesità, la dieta e l’inattività fisica causano dal 10 al 20% di tutti i tumori.

Alcol Tutti i tipi di bevande alcoliche sono probabili cause di cancro. Il consumo di alcol causa tredicimila tumori all’anno solo in Gran Bretagna, per la maggior parte al fegato, al tratto digestivo superiore, a bocca e gola, e al colon. In Germania, fra i diciotto e i venticinque anni una persona su due beve fino a ubriacarsi almeno una volta al mese, e fra i dodici e i diciassette anni una su cinque; in Irlanda è ancora peggio. Una donna che beve molto rischia il cancro al seno, e il 4% di tutti i tumori di questo tipo è da attribuire all’abuso di alcol.

Mucca pazza e olio profumato Quante persone ha ucciso in tutta Europa, in circa dieci anni, il morbo della mucca pazza? Circa 150. Quale altra causa ha fatto morire in tutta Europa, negli stessi dieci anni, lo stesso numero di persone? Bere olio per lampada profumato. Chi mai beve olio profumato? Soprattutto i bambini, attratti dal bel colore e dal profumo. Io faccio parte della giunta dell’Istituto federale tedesco di valutazione del rischio, e al nostro istituto ci sono voluti più di dieci anni per far approvare una regola europea che imponesse bottiglie di olio da lampada non apribili dai bambini. Non ci faceva attenzione nessuno, l’attenzione andava tutta all’uccisione del bestiame.

Sars e bioterrorismo Nel 2003 negli Stati Uniti le notizie grosse furono quelle sulla sars e sul bioterrorismo. Uccisero l’una e l’altro una dozzina scarsa di persone, ma fra l’una e l’altro alimentarono più di centomila titoli, molti di più di quelli dedicati dai media al fumo e all’inattività fisica, che intanto uccidevano quasi un milione di americani.

Sepolti vivi 1 Nel Seicento una bambina di tre anni, Françoise d’Aubigné, fu dichiarata morta durante un viaggio per mare. La cucirono in un sacco e stavano per gettarla fuori bordo, quando un miagolio improvviso rivelò che il suo gatto favorito si era infilato nel sacco insieme a lei, e quando la bestiola venne tirata fuori
dal sacco si scoprì che la bambina era vivissima; in seguito diventò la seconda moglie di re Luigi xiv e morì a ottantatré anni. Cent’anni dopo nel cimitero pubblico di Orléans un servitore aprì la bara di una donna per rubarle l’anello; non riusciva a tirarlo via, così decise di troncare il dito e il dolore fece rinvenire la donna. Il ladro fuggì terrorizzato, lei tornò a casa e finì per sopravvivere al marito.

Sepolti vivi 2 Fino a poco dopo il 1900 ogni settimana si scopriva qualche sepoltura prematura – e non venivano scoperte tutte.

Sepolti vivi 3 Prima di morire George Washington chiese di non mettere il suo corpo in una cripta meno di due giorni dopo il decesso, e le ultime parole di Frédéric Chopin furono: «La terra soffoca… giurate che mi farete aprire con un taglio, così non sarò sepolto vivo». Ci furono tipi pieni d’inventiva che videro l’occasione di fare affari e disegnarono bare di sicurezza con tubi per respirare e cordicelle che avrebbero permesso al morto vivente di suonare un campanello quando si fosse risvegliato nelle tenebre.

Superstizioni Nel 2008 un terzo degli americani ha detto di credere nell’esistenza dei fantasmi, e il 40% dei britannici crede che ci siano case infestate dagli spiriti. Ci sono persone colte anche fra quelli – moltissimi – che hanno paura di certi numeri. «Una volta, percorrendo il corridoio di un aereo di una linea interna americana, non riuscii e trovare la fila 13; ma questo succede anche con la Air France e la klm. Il 13 è segno di cattiva fortuna, e secondo queste compagnie la maggioranza dei passeggeri non ci si vuole sedere; ma tanto per mettersi al sicuro, la Lufthansa non mette né la fila 13 né la 17, che è il numero sfortunato in Italia. E anche gli alberghi sono superstiziosi: in Occidente a volte non hanno un tredicesimo piano, mentre in Asia spesso non hanno il quarto (nella cultura cinese il numero quattro è considerato sfortunato, perché “quattro” suona come “morte”). A Hong Kong alcuni grattacieli non hanno i numeri di piano con il 4, 14, 24, 34 e tutti i quaranta. È per questo che gli ascensori di Hong Kong sono i più veloci del mondo: arrivano
subito al piano 50».

Scommesse Ogni anno gli americani spendono circa trenta miliardi di dollari nei casinò commerciali più una somma pressappoco uguale in corse di cavalli, lotterie e altri tipi di scommesse.

Slot machine Le slot machine classiche hanno tre anelli metallici, le cosiddette girandole, coperte di simboli. Per farle girare si tira una leva. Ogni girandola ha circa venti possibili posizioni in cui fermarsi, e le fermate nelle varie posizioni hanno tutte la stessa probabilità; se nella posizione vincente compare una ben determinata configurazione di simboli, viene pagato un premio. È ancora possibile ammirare la prima di queste macchine, la Liberty Bell del 1895, nel Liberty Bell Saloon and Restaurant di Reno nel Nevada. Ha solo dieci fermate, e ogni girandola è decorata con quadri, picche e cuori, più l’immagine della Campana della Libertà fessurata. Si vinceva il premio più grosso se venivano fuori tre campane. In seguito si cominciarono a usare anche immagini di frutta, per esempio limoni, susine, ciliegie (in Gran Bretagna si dice ancora “macchine della frutta”). La Liberty Bell faceva vincere il 75% delle monete che inghiottiva e alla “casa” restava un profitto del 25%. Con venti posizioni di arresto ci sono ottomila (venti alla terza) risultati possibili, e ci si può aspettare una vincita legata a un’unica combinazione di simboli ogni ottomila giri; i giocatori che non sanno questa cosa possono comunque indovinare la probabilità di vincere osservando la frequenza delle giocate vincenti (e di quelle “quasi vincenti”, più frequenti, in cui uno
dei tre simboli identici è appena sopra o sotto la “linea del pagamento”) in un numero molto grande di tentativi. Fino agli anni Sessanta queste macchine funzionavano, grosso modo, come suggerisce il loro aspetto esterno, ma le cose cambiarono quando furono introdotti dei nuovi modelli elettronici. Le nuove macchine somigliano a quelle vecchie solo esternamente. Non ci sono più girandole che ruotano fisicamente ma generatori digitali di numeri casuali, e le ruote che girano visibili sullo schermo danno una falsa impressione delle probabilità effettive di vincere. Il cliente vede una girandola che può avere venti posizioni d’arresto, ma la “girandola” vera, che è virtuale, può averne da due a dieci volte tante. L’aspetto esterno può anche far pensare a una probabilità di vittoria su ottomila, come nelle macchine vecchio modello, ma grazie agli informatici e ai loro microchip ora le probabilità sono più basse di centinaia o migliaia di volte.

Pensare troppo Diversi studi su diversi giocatori (esperti) di vari sport mostrano che il loro rendimento diminuisce quando stanno attenti a quello che fanno o pensano troppo; per esempio un golfista esperto, quando gli si chiede di fare attenzione a come manovra la mazza, rende di meno. (Per i principianti è vero il contrario: tendono a far meglio se pensano di più, impiegano più tempo e stanno più attenti.) E se si dà a dei giocatori di pallamano esperti più tempo per pensare alla prossima azione, anche loro faranno, in media, delle scelte che non sono le migliori.

Ristorante «In che modo fanno le loro scelte i clienti dei ristoranti? Io e i miei colleghi l’abbiamo chiesto a un campione rappresentativo di mille tedeschi adulti. Il gruppo più numeroso è quello di chi dichiara di massimizzare, cioè di leggersi tutto il menu da cima a fondo per scoprire il piatto migliore; poi ci sono quelli, circa un terzo, che dicono di “contentarsi”: scegliere una categoria (carne, pesce ecc.) e leggere tutti i suoi piatti fino al primo che si trova abbastanza buono; pochi chiedono consigli e non c’è praticamente nessuno che imiti i compagni di tavolo. Copiare sembra tabù per i tedeschi, mentre nei paesi più familisti ordinare quello che ordinano tutti gli altri va benissimo».

Pantaloni 1 State andando a comprare un paio di pantaloni. C’è chi pretende di trovare i migliori e niente di meno dei migliori: entra in un grande magazzino, prova il primo paio per vedere se la misura è quella giusta, poi ne prova altri per vedere se c’è di meglio – ma ormai se li è passati tutti: è tempo di passare all’altro grande magazzino, quello dietro l’angolo, e anche lì provare un po’ tutto. E poi ci sono le boutique, la zona ne è piena, e potrebbero avere qualcosa di meglio. Poco prima dell’orario di chiusura comprate finalmente qualcosa; però, non potete avere la certezza che non ci sia niente di meglio nei negozi di un altro quartiere. Massimizzare può essere una via diretta alla sofferenza: c’è gente che vuole troppo, punto e basta. Ed è chiaro che gli smartphone e i siti web di confronto dove potete trovare il più basso dei prezzi bassi non fanno che rafforzare il desiderio dell’affare migliore e del prodotto perfetto. L’alternativa è contentarsi: cercare un prodotto che sia buono abbastanza, non il migliore. Dopotutto, in un mondo incerto non c’è modo di trovare l’ottimo, e anche se uno ci andasse a sbattere per puro caso non lo saprebbe e potrebbe continuare a cercare qualcosa di meglio. Torniamo al grande magazzino e mettiamo che stiate cercando dei pantaloni neri della vostra misura che non costino più di cento dollari: è il vostro livello di aspirazione. Quando ne trovate un paio che soddisfa questo livello di aspirazione, la chiudete lì, li comprate e andate a prendere un caffè. Non cercate altre alternative, non c’è ragione di farlo: avete già quello che vi serviva. Diversi studi indicano che quelli che si basano sul livello di aspirazione in genere sono più ottimisti dei mas simizzatori e hanno più autostima. I massimizzatori eccedono in perfezionismo, depressione e autocritica.

Pantaloni 2 In uno studio è stato chiesto agli intervistati in che modo si compravano i pantaloni e uno su cinque, ma le donne più spesso degli uomini, ha detto di andare in cerca dei migliori; i single massimizzano più spesso degli sposati e di quelli che convivono. Tuttavia, la maggioranza va in cerca di pantaloni che siano abbastanza buoni, non dei migliori; anche qui, quasi nessuno ha detto di essere disposto a comprare per imitazione, cioè le cose che indossano gli amici; pochi seguono i consigli dei commessi o delle riviste; c’è invece chi cerca il modello o la marca che compra sempre.

Tv Come decidiamo quale programma tv guardare stasera? I massimizzatori usano il telecomando per farsi il giro di tutti i canali in cerca della cosa migliore; ma poiché in certi casi trovano la pubblicità, il giro dei canali devono farselo due volte – così passano la serata a saltare avanti e indietro, cercando in tutti i modi di trovare il meglio, e magari finiscono per non vedersi proprio niente. L’alternativa è usare il telecomando in cerca di qualcosa di “buono abbastanza” e quando lo si è trovato, fermarsi lì. In un mondo incerto imparare a vivere con qualcosa di buono abbastanza, più la possibilità che nel mondo ci sia di meglio, è indispensabile. Le scelte dei piatti, degli acquisti e dei programmi tv non sono le nostre decisioni più grosse, ma possono ugualmente mangiarsi una quantità enorme di tempo lasciandoci inquieti e insoddisfatti. Figurarsi se ognuno cercasse di massimizzare quando c’è da scegliere il compagno o la compagna, da trovare il lavoro perfetto o la persona perfetta, e niente di meno! Sarebbe la ricetta del disastro.

Occhi «Tieni gli occhi ben aperti prima di sposarti e mezzo chiusi dopo» (Benjamin Franklin)

Debito Avete un debito di 3000 dollari, pagate un interesse del 12% nominale all’anno e versate 30 dollari al mese. Quando avrete pagato il debito per intero? Fra: a) meno di cinque anni (15%); b) da cinque a dieci anni (31%); c) da undici a quindici anni (18%); d) da sedici a venti anni (10%); e) mai (26%). Abbiamo posto la domanda a più di mille tedeschi dai diciotto
anni in su;12 i numeri fra parentesi indicano le percentuali ottenute dalle rispettive risposte. Quasi metà degli intervistati era convinta che il debito sarebbe stato saldato nel giro di cinque o dieci anni; ma, in realtà, uno che firma un contratto così perfido non riuscirà mai a ripagare il debito. Non dovrebbe essere troppo difficile arrivarci: la banca chiede un interesse del 12% sull’intera somma, cioè 360 dollari all’anno; il cliente ne
paga 30 al mese, che fa 360 all’anno. Le due somme sono uguali, il che significa che il debitore rimborsa solo l’interesse e non potrà mai neanche iniziare a pagare il debito vero e proprio. Solo un quarto dei tedeschi ha capito che così uno dovrebbe pagare per sempre, e i giovani erano altrettanto sprovveduti degli anziani. Abbiamo trovato una differenza solo rispetto alle
ore passate davanti alla tv: a ogni ora in più al giorno, la probabilità che uno sapesse la risposta diminuiva.

Internet Da uno studio su più di cento soggetti fra i quattordici e i diciassette anni che stavano troppo su Internet è emerso che solo il 10% era molto soddisfatto di come andava il proprio tempo libero (contro il 39% di un gruppo di controllo di coetanei), il 13% stava bene con gli amici (contro il 49%), il 3% era soddisfatto di sé (26%) e solo il 2% era contento in generale della propria vita (29%). Questi adolescenti avevano praticamente smesso di leggere e completamente cessato di andare a spettacoli o feste e di fare vita sociale.

Cellulare Se un ventenne guidando parla al cellulare il suo tempo di reazione rallenta fino al livello di un settantenne che il cellulare non lo sta usando.

Distrazione Ogni anno negli Stati Uniti 2600 persone muoiono e 330.000 restano ferite in incidenti dovuti alla distrazione di chi guida.

Dvd Se i genitori leggono tutti i giorni qualcosa ai figli quando questi hanno un’età fra gli otto e i sedici mesi, i risultati dei piccoli nei test sul linguaggio salgono di sette punti, mentre scendono di diciassette per ogni ora al giorno in più passata a guardare dvd per la prima infanzia

Mail 1 Già nel 2005 un’indagine sulle attività online rivelava che una persona su quattro non riusciva a stare senza e-mail per più di tre giorni.

Mail 2 Sono quasi il 50% quelli che appena svegli cominciano la giornata leggendo la posta elettronica.