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 2015  aprile 05 Domenica calendario

«QUESTO SARÀ UN ANNO ECCEZIONALE E LA BORSA SALIRÀ ANCORA DEL 20%»

[Intervista a Gianni Tamburi] –
«Vedrete che alla fine il 2015 per l’Italia sarà un anno stupefacente: migliore ancora delle aspettative». Le previsioni di Gianni Tamburi sono all’insegna dell’ottimismo sia per l’economia sia per Piazza Affari. Il fondatore della banca d’investimenti Tip è uno degli uomini di finanza che meglio conosce la colonna vertebrale del nostro sistema produttivo. Vale a dire le centinaia di aziende di medie dimensioni con alti contenuti tecnologici e forte presenza sui mercati internazionali. Ed è proprio qui che sta maturando la ripresa del l’Italia.
Prima di parlare di Piazza Affari occupiamoci dell’economia. I numeri appena forniti dall’Istat non offrono un quadro molto confortante: disoccupazione che torna a crescere, pressione fiscale record, domanda piatta. Dove è la ripresa?
«Le statistiche guardano al passato. Non fanno previsioni. La disoccupazione è tornata a salire a gennaio perché le aziende aspettavano il Jobs Act. Ora stanno cominciando ad assumere perché già dall’ultimo trimestre dell’anno scorso hanno un portafoglio ordini in forte aumento. Segno che anche la domanda si sta riprendendo».
Quanto pesano il calo del petrolio e la caduta del cambio in questo cambio di parametro?
«Incidono molto ma non sono determinanti. L’Italia ha un sistema produttivo molto forte e lo ha sempre dimostrato. Purtroppo siamo l’unico Paese al mondo che soffre di auto-razzismo perché lo sport nazionale è quello di parlare sempre male di noi stessi».
E invece?
«Invece siamo un Paese con un’economia molto forte. Guardiamo che cosa è successo negli ultimi anni: eravamo considerati la Cenerentola del mondo industrializzato. I top erano Russia e Brasile. Chi non investiva in quei due Paesi era uno che perdeva grandi occasioni. Avete visto com’è finita. La stessa Cina con la rivalutazione della valuta diventa meno interessante di prima. Noi invece stiamo ripartendo. Le nostre aziende hanno fatto il budget in autunno con il dollaro a 1,25 e se lo ritrovano a 1,08. Avevano previsto un petrolio a 80-90 dollari e ce l’hanno a 50-60. Ecco perché dico che il 2015 alla fine sarà un anno eccezionale».
Piazza Affari lo sta già scontando.
«Ci sono capitali copiosi che stanno arrivando dall’estero. I titoli europei sono meno cari delle azioni Usa e quelle italiane sono ancora più sottovalutate. Già l’anno scorso c’era stato un forte afflusso di capitali che poi si era interrotto. Ora sta tornando».
Perché?
«Per diversi motivi. Alcuni di carattere politico: Renzi è molto apprezzato all’estero anche perché garantisce una stabilità e una capacità di governo che in Italia non si è mai vista. In secondo luogo perché è emersa la forza di molte delle aziende quotate. Guardate quello che è successo alla Fiat: un’azienda italiana che però ormai produce e vende nel mondo l’80%».
Proprio lei aveva parlato di un interesse di Warren Buffett per l’Italia. Com’è an-
data a finire?
«Buffett non aveva mai investito fuori dagli Usa e proprio di recente ha preso una partecipazione in Germania investendo un miliardo. Però io non mi concentrerei tanto sui capitali stranieri che vengono in Italia ma su quelli italiani che vanno fuori».
Che cosa vuol dire?
«Domenico Siniscalco, ex presidente di Assogestioni di recente ha ricordato che i gestori italiani investono nel nostro mercato una quota marginale delle masse che amministrano. Considerando che solo l’anno scorso la raccolta è stata di 120 miliardi si fa presto a fare i conti. Una situazione assurda: gli italiani spendono poco facendo girare l’economia al minimo, risparmiano e i capitali vanno a finanziare attività all’ estero. Bisognerebbe dare una bella sveglia a tanti responsabili dei fondi d’investimento».
Lo fanno perché forse non credono nelle potenzialità della Borsa italiana, non crede?
«Guardi mediamente le quotazioni delle aziende italiane sono a sconto del 25-30% rispetto a quelle Usa. Vogliamo mettere che la forbice non verrà chiusa per intero? Ammettiamolo pure: resta il fatto che comunque c’è ancora una potenzialità di crescita delle quotazioni del 15-20%».
A scoraggiare i gestori nei confronti di Piazza Affari però ci sono diversi fattori. Se non ci credono le imprese perché dovrebbero farlo i fondi d’investimento?
«Non capisco qual è il problema. Lottomatica diventata Gtech è ormai una società globale con un radicamento più forte negli Usa che in Italia. Fra l’altro la cancellazione avrà anche dei riflessi sul titolo Tip. Da martedì, infatti, prenderemo nel paniere Ftse il posto di Ansaldo Sts destinata a sostituire i Gtech fra le quaranta blue chips».
Questo servirà a dare più liquidità al titolo.
«Tenga conto che negli ultimi cinque anni il titolo Tip ha dato un rendimento del 37% medio annuo. Inoltre a giugno scade il warrant che avevamo offerto gratuitamente nel 2010 per sottoscrivere azioni Tip a sconto. Rispetto al prezzo del primo giorno il warrant si è rivalutato del 3.300%. A luglio ripeteremo l’operazione in misura maggiorata: l’emissione in scadenza era di 40 milioni e la nuova sarà di duecento. Ci sarà un effetto di diluizione per gli attuali azionisti. Ma noi siamo già una public company e quindi non è un problema. Quello che conta è dare ancora maggiore forza patrimoniale al gruppo che ha superato i 500 milioni di capitalizzazione».