Corriere della Sera 4/4/2015, 4 aprile 2015
IL PIGIAMA DI ALTA SARTORIA
«Il pezzo più richiesto? Da non crederci: ma è proprio il pigiama. Di seta prezioso e con le iniziali».
Loro per primi, Domenico Dolce e Stefano Gabbana, a un anno dall’inzio dell’avventura «Alta Sartoria» dedicata a un guardaroba maschile «su-misura-come-si-faceva-una-volta» sono increduli non solo per le richieste ma anche per come il progetto è decollato con una clientela in crescita costante e dunque un numero di sarti e aspiranti in moto perpetuo: da una quindicina che erano sono ora 25 con colloqui aperti per nuovi inserimenti. C’è un «premier» da sempre, il signor Giulio, settant’anni, e poi una brigata fra i 30 e i 50 anni. Usciti dalle scuole i più giovani e dalla tradizione che si tramanda di generazione in generazioni i più «vecchi». C’è anche uno stilista, Andrea, che è colui che all’istante stupisce il cliente. «È l’uomo che ascolta le richieste: un revers così, un colore colà, un pantalone di qui, una giacca di là e intanto disegna — racconta Domenico Dolce — e quando il cliente ha finito con la lista dei desideri, Andrea gli mostra il bozzetto, realizzato». È entusiasta lo stilista quando svela le ritualità di questo mondo fatto di momenti di confidenza nei saloni dell’atelier in Corso Venezia, al numero 13, da poco completamente restaurato, fra stucchi e bauli di bottoni e tessuti e schizzi e fili: «Tra cliente e sarti si instaura un rapporto di grande riservatezze e complicità. I primi arrivano da tut- to il mondo e i nostri devono sapersi confrontare con loro. In questo c’è stato un grande cambiamento: i sarti devono conoscere anche banalmente le tradizioni dei Paesi dai quali questi uomini arrivano. Tant’è che sono anche cominciati gli inserimenti di sarti stranieri». A gennaio la sfilata numero due fatta di impeccabili gessati, tight, pellicce, doppietto, monopetto, tuxedo, giacche da camera, colbacchi, pantaloni con le pince e non. Inutile cercare stranezze, piuttosto ricercatezze: trattasi di un guardaroba per un dandy contemporaneo. «E la cosa che abbiamo visto, è che tante persone che sono partite con l’idea di farsi fare abiti classici quando hanno visto il cappotto ricamato o il pigiama di seta si sono avvicinati scoprendo la loro vanità che è umana, è come amarsi un po’. Perché non serve essere Marlon Brando per mettersi con piacere davanti a uno specchio».