Gianni Mura, la Repubblica 5/4/2015, 5 aprile 2015
NAZIONALE - 05
aprile 2015
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SETTE GIORNI DI CATTIVI PENSIERI
ANNI AUTARCHICI POST COREA DI UN CALCIO PIÙ DIVERTENTE
GIANNI MURA
UNA volta si studiava geografia e sembrava un modo per viaggiare. Le capitali straniere: Vaduz, Tegucigalpa, Amman. Qualche settimana fa, nel programma condotto da Fabrizio Frizzi, uno studente universitario ha collocato Belluno in Calabria e Vercelli nelle Marche. È bello guardare la tv e i messaggi (mail, tweet, sms) che manda in video. Come questo: ’Scudetto, nn c’è né + x nessn’. Più che di capitali straniere ci si occupa di capitali stranieri. Sono dieci in Premier League, due sole per ora in A le squadre controllate da investitori di fuori. Tre dovrebbero diventare quando Berlusconi deciderà quando, come e che quota cedere del Milan. Ha solo l’imbarazzo della scelta tra mister Bee e mister Lee. Per i titolisti dei giornali, sempre pronti ad accorciare nomi e cognomi (Mou, Strama, Ibra, Balo, Gila, Ale, Vale, Fede), vanno bene entrambi. A Berlusconi, ho letto ieri su Libero, andrà meglio chi garantirà di intitolargli, lui vivente, il nuovo stadio. Non sarebbe la prima volta. A un presidente con le stesse iniziali, Santiago Bernabeu, ma politicamente più a destra, fu intitolato nel ’55 lo stadio del Real Madrid, inaugurato nel ’47. Sul Corsera, ieri, l’ultima di Berlusconi su Renzi: ’È un furbastro, ha preso anche i difetti dei comunisti’. I pregi no, pare di no.
Ancora geografia, legata allo sport. Dalle metropoli (Madrid e Milano) si passa a Valmorea. È un paesino in provincia di Como, vicino alla frontiera con la Svizzera. e ha un’alta percentuale di cantautori che talvolta si ispirano allo sport. Due, in pochi metri quadri: Luca Ghielmetti fa il farmacista, il che non gli impedisce di essere prodotto da Greg Cohen. Filippo Andreani faceva l’avvocato, ha smesso per non fare la fine (in galera) del medico di Spoon River nella canzone di De André, ora lavora in Svizzera. Insieme hanno scritto ’Gigi Meroni’, una delle cinque canzoni più belle, a mio parere, suggerite in Italia da uno sportivo. Ghielmetti ne ha scritta anche una su Malabrocca, la maglia nera del Giro.
Il cd di Andreani (’La prima volta’, ed. Master Music) è uscito da qualche mese ma ho aspettato a scriverne. Il motivo: una delle dieci canzoni incise s’intitola ’Che ti sia lieve la terra’ ed è liberamente tratta, senza che ne fossi informato, dal pezzo che scrissi da Malta in morte di Gianni Brera, sembra ieri ma son passati quasi 23 anni. Mi frenava il sospetto che a qualcuno potesse sembrare una forma di autopubblicità. Ho superato il sospetto pensando ai tanti Senzabrera, cui già avevo segnalato anni fa la canzone omonima, scritta in dialetto da Claudio Sanfilippo. Sarà che mi piacciono quelli che ricordano, e come ricordano. Per Andreani Brera non è l’unico. Una canzone per Delmo, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli Cervi, una per Piero Ciampi, una per Stefano Borgonovo (’Numero nove’) che fu centravanti del Como. Mi aggancio all’ultima partita della Nazionale di Conte per dire che i Valdifiori esistono nel calcio come nella musica, nel giornalismo (quanti ce ne sono bravi nei quotidiani di provincia). Si sente dire spesso che in Italia lo sport non ispira né canzoni né libri, ma non è vero.
A proposito di libri, eccone uno interessante: ’Non passa lo straniero (ovvero quando il calcio era autarchico)’(ed. Jouvence, 14 euro). L’ha scritto Davide Steccanella ed è paradossalmente attuale in quanto parla della riapertura delle frontiere, nel 1980, dopo 14 stagioni di autarchia post-Corea. Ammesso un solo straniero per squadra: il primo ad arrivare fu Van de Korput, al Torino. La Roma fece il grande colpo con Falcao, l’Inter prese Prohaska, la Juve Brady, il Napoli Krol, la Fiorentina Daniel Bertoni. Poi gli stranieri sono passati in massa e non è colpa loro se oggi si gioca peggio di ieri. E chissà perché in quegli anni autarchici ci si divertiva di più e in Europa qualcosa si vinceva pure.
Anniversari: 50 anni fa nasceva Linus ed è ancora vivo. Il grande OdB no. A lui, a Snoopy, a Feiffer, a Curls il Riccio meno di 8 la mia generazione non può dare. E 40 anni fa Pasolini scriveva l’articolo delle lucciole. Pasolini è morto e le lucciole hanno continuato a scomparire. Non solo loro, negli ultimi dieci anni l’Europa ha perso il 40% di rondini. Un anno fa in piazza San Pietro, all’Angelus, le due colombe liberate dal balcone hanno avuto appena il tempo di sbattere le ali qualche secondo, poi sono state preda di un gabbiano e di un corvo. Un fatto fortemente simbolico. A Milano come a Roma e in altre città corvi, cornacchie e gabbiani sono i nuovi padroni. Attaccano gli uccelli più piccoli, in volo o nei nidi, distruggono le uova. Le prime luci portano più cracra che cipcip. Nessuno fa niente. Sono uccelli, chi se ne frega. Attenzione, però: l’aggressione agli indifesi s’é allargata, dagli studenti bulli di Cuneo al tassista di piazza Barberini, dal Kenya alle curve dell’Olimpico. I tempi sono sempre più duri per le colombe. Quelle vere, con quel che simboleggiano. Non quelle di Pasqua.
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