VARIE 4/4/2015, 4 aprile 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - ULTIMI ATTI DI BERLUSCONI
ROMA - Un partito senza regole. Con dirigenti delegittimati. Chiuso in un bunker stretto attorno a Silvio Berlusconi. Così Raffaele Fitto all’indomani dello strappo del candidato alle Regione Puglia, Francesco Schittulli, che ha lasciato Forza Italia ("Vado avanti con chi mi sostiene").
"Scrivo queste righe con i sentimenti con cui ci si accosta a una vicenda che sa di tragedia greca o shakespeariana", scrive Fitto sul suo blog. "Il centrodestra italiano, in primo luogo grazie a Berlusconi, è stato a lungo depositario delle speranze e delle attese degli italiani di un grande cambiamento e di una profonda riforma liberale. Un mix di errori politici e di circostanze esterne negative ha purtroppo impedito di realizzare questa promessa. Per parte mia, insieme a tanti amici, rivendico di essere stato accanto a Berlusconi nelle fasi per lui più dure, quelle degli attacchi giudiziari, dell’uso politico della giustizia, del tentativo di estrometterlo dalla politica per via giudiziaria".
"Nei momenti difficili, si difende chi è sotto attacco. Ma ora che le nubi giudiziarie sono in gran parte diradate intorno a Silvio Berlusconi, è venuto il momento di discutere in modo intellettualmente onesto della situazione che è sotto gli occhi di tutti". Poi, l’affondo, pesantissimo: "Siamo in un partito senza regole dalla testa in giù. Piaccia o no, la vecchia Forza Italia e il Pdl avevano sempre rispettato statuti e regole. Da un anno, invece, siamo in una terra di nessuno, dove nulla corrisponde a quanto è scritto nello statuto. Siamo in un partito con dirigenti privi di qualunque legittimazione democratica. C’è ormai un cupo bunker, costruito intorno a Berlusconi, dove pochi autonominati pretendono di decidere sulla sorte delle persone, e - peggio ancora - sulla linea politica. Lo dico senza asprezza e senza nulla di personale. Ma davvero pensiamo che le liste possano essere fatte e disfatte dalla senatrice Rossi, o comunque dipendere da un suo finale atto di volontà? Davvero pensiamo che dirigenti possano essere esclusi in Puglia e non solo dalle elezioni regionali e domani dalle elezioni politiche solo per aver espresso un’opinione nel dibattito di partito o per aver partecipato a un’assemblea? Dove siamo finiti? Non eravamo, o non dicevamo di essere, un partito liberale di massa? Siamo in un partito senza una seria e credibile linea politica.Siamo soprattutto un partito con 9 milioni di elettori in fuga. E adesso qualcuno vorrebbe anche più bavaglio per tutti?".
A Fitto, però, risponde Simone Furlan, membro dell’ufficio di presidenza di Forza Italia e leader dell’Esercito di Silvio: "Il parroco di Maglie, Raffaele Fitto, dà vita all’ennesima lagna quotidiana, millantando situazioni che non esistono. Fitto e la sua allegra compagnia di scalmanati vogliono solo una cosa: comandare il partito. Hanno sete di potere e smania di occupare le liste per le Regionali piuttosto che pensare di lavorare sui territori per riavvicinare i delusi al nostro progetto politico. Se ogni giorno Fitto trova un motivo per dire che le cose non vanno bene dentro Forza Italia, scelga una strada diversa. Buona fortuna".
TUTTI I GUAI DEL CAVALIERE
Manuela Repetti e Sandro Bondi hanno abbandonato Forza Italia. È un altro pezzo del partito (rifondato da Silvio Berlusconi a fine 2013) che saluta e se ne va. I pezzi in questo caso sono due: l’ex coordinatore ed ex ministro della Cultura più la compagna senatrice. Un addio in parte annunciato dalla lettera del 3 marzo, seguita da un’immediata convocazione ad Arcore e il congelamento dell’abbandono. Tre settimane dopo, però, il passaggio al gruppo Misto viene confermato. Così, nel giorno in cui rientra a Roma per sedare la mezza rivolta della vecchia guardia e chiudere l’intesa con Matteo Salvini per le regionali, il leader di Fi si ritrova con la notizia battuta in agenzia. "Senza nemmeno chiamarmi, questa è la loro riconoscenza dopo anni in cui ho dato loro tutto?" è stata la reazione densa di rabbia e amarezza del capo, al termine del pranzo con i fedelissimi Toti, Bergamini, Rossi. Ad attaccare i due in fuga è Giovanni Toti, fedelissimo dell’ex Cav e consigliere politico di Fi: "Allora dimettetevi anche dal parlamento", dice loro.
Su Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia, si è scagliata l’ira dei militanti leghisti liguri dopo l’accordo tra Fi e Lega sulla sua candidatura unica a governatore della Regione. Dure prese di posizione anche dal centrodestra locale. (ansa)
Raffaele Fitto, europarlamentare e a capo della fronda interna a Forza Italia: Fi - ha scritto sul suo blog - è ormai un "partito senza regole", con "dirigenti senza legittimazione", una "linea politica suicida" ed elettori in fuga. E ancora: "Forza Italia è un cupo bunker". L’eurodeputato rivendica di essere stato accanto a Berlusconi nelle fasi per lui più dure, mentre ora è "venuto il momento di discutere in modo intellettualmente onesto della situazione che è sotto gli occhi di tutti". (ansa)
Fitto con Francesco Schittulli, candidato del centrodestra per le regionali in Puglia ma protagonista dello strappo con Silvio Berlusconi: "Vado avanti con chi mi sostiene", ha detto. A meno di due mesi dalle elezioni regionali è caos, infatti, nel centrodestra in Puglia. Allo scadere dell’ultimatum che aveva lanciato, Schittulli decide di smarcarsi dal conflitto interno a Fi e sceglie di correre con il ’dissidente’ Fitto spingendo nell’angolo il partito del cavaliere commissariato in Puglia con Luigi Vitali. Questi, a sua volta insiste, "Fi è e resta a fianco di Schittulli". Come potrà farlo non è chiaro visto che dopo una ennesima giornata (ieri, ndr) trascorsa senza contatti diretti tra il candidato e il segretario regionale del maggiore partito dello schieramento, mandato da Berlusconi per riportare nei ranghi l’europarlamentare pugliese, Schittulli ha sancito con un comunicato la spaccatura definitiva. "Rilevando che Fi non ha ancora aderito alla mia, ragionevole, impostazione definita unicamente nell’interesse di tutti - dice - la mia campagna elettorale continua con le forze politiche e movimenti che invece l’hanno condivisa". "Le polemiche romane - aggiunge - non possono e non devono ripercuotersi sulla mia e nostra amata Puglia".
Paolo Romani, capogruppo Fi al Senato (nella foto assieme a Renato Brunetta), è stato oggetto di molte critiche da svariati esponenti azzurri per le parole usate durante l’assemblea organizzativa del partito a Milano. Lui si è difeso spiegando che voleva semplicemente contribuire "a un dibattito interno al partito, necessario, ma soprattutto trasparente e costruttivo". Romani aveva anche criticato la decisione di Silvio Berlusconi di non votare alla Camera il ddl Boschi sul nuovo Senato. (ansa)
Conosciuto come il "plenipotenziario" di Forza Italia, Denis Verdini è stato tra i principali artefici del ’patto del Nazareno’ tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Verdini ha guidato il gruppo di deputati azzurri che alla Camera era contrario alla decisione di Berlusconi di non votare la riforma costituzionale decidendo alla fine di seguire la linea del partito "non per disciplina, ma per affetto e lealtà", minacciando tuttavia che in futuro avrebbero potuto "dissentire dalla linea ufficiale". Le prime tensioni erano già emerse quando il parlamento in seduta comune aveva votato Sergio Mattarella nuovo capo dello Stato. (ansa)
Un’altra grana giudiziaria per Fi. Nei giorni scorsi il Senato ha dato l’ok ai magistrati di Venezia per procedere nei confronti di Altero Matteoli. Il senatore - indagato per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sul Mose, relativamente al periodo in cui era ministro dell’Ambiente e poi delle Infrastrutture - è intervenuto nel corso della seduta di Palazzo Madama, chiedendo alla stessa di "dare l’autorizzazione a procedere, perché voglio uscirne da questa vicenda andando al processo". L’aula ha quindi accolto la proposta della Giunta per le immunità parlamentari. Ex ministro e membro del comitato di presidenza di Fi, Matteoli aveva più volte invitato Silvio Berlusconi a posizioni meno severe nei confronti dei dissidenti interni e a cercare di trovare una linea più morbida per evitare una scissione dentro al partito. (lapresse)
Sulle lotte intestine a Forza Italia, è la parlamentare Daniela Santanchè a intervenire e a dire: "Lancio un appello, accorato e sincero, al mio movimento politico. Ha ragione Berlusconi: non è il momento dei tatticismi, dei personalismi e delle rivendicazioni. E’ il momento di una importante campagna elettorale. I cittadini non capiscono le nostre liti interne e non capiscono le motivazioni. Capiscono invece sulla loro pelle il grande bluff del governo Renzi, i tanti annunci e zero fatti. Perché la loro qualità di vita sta peggiorando di giorno in giorno. Rimbocchiamoci le maniche, facciamo uniti questa campagna elettorale. Discutiamo sui contenuti e sui programmi e sulle risposte da dare agli italiani. Tutto il resto lasciamolo al Pd e godiamoci lo spettacolo delle loro lotte intestine". Tuttavia, la Santanché aveva firmato la lettera scritta da una ventina di deputati azzurri - i ’filonazareni’ - dopo la decisione di Berlusconi di non votare a Montecitorio il ddl Boschi, rivendicando poi di "non essere un burattino".
(fotogramma)
Dentro Forza Italia anche il dibattito sulla rottamazione: scalpitano i giovani. Alessandro Cattaneo, 35 anni, ex sindaco di Pavia, ex primo cittadino più amato d’Italia ed ex ’formattatore’ azzurro, scrive su Facebook: "Esplode il dibattito sul rinnovamento in Forza Italia: finalmente! Purtroppo continuo a stupirmi che gente con 9 legislature non capisca che sono più i voti che ci fa perdere rispetto a quelli che portano (andiamo a vedere poi come...). Abbiamo provato a porre il tema in modo dirompente, poi in modo costruttivo, poi chiedendo un terreno di competizione, poi cercando di mantenere un equilibrio. Niente. A qualcuno interessa solo la sedia che hanno sotto le natiche da 20 anni e oltre. Ma basta!!!".
TOMMASO LABATE SUL CDS
Sabato 4 Aprile, 2015
CORRIERE DELLA SERA
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Berlusconi a tutto campo. Lite con Bondi E in Puglia il candidato va con Fitto
L’ex premier chiede unità e attacca: chi esce taccia. La replica: nel partito miseria morale e politica Lo strappo di Schittulli mette a rischio la corsa in Regione: FI non mi ascolta, continuo con gli altri
ROMA L’accordo con Matteo Salvini sembrava aver riportato un po’ di serenità ad Arcore. E invece, nel giro di poche ore, Silvio Berlusconi si trova alle prese con due fronti aperti. Prima l’ipotesi che Forza Italia si ritrovi — unico dei partiti di centrodestra — senza alcun candidato governatore in Puglia. Poi la guerra di dichiarazioni tra l’ex premier e Sandro Bondi, uno dei volti storici del berlusconismo dell’ultimo decennio. Che, dopo aver abbandonato il partito (assieme alla compagna Manuela Repetti), scrive una nota al vetriolo indirizzata proprio all’ex premier: «La senatrice Repetti e io abbiamo subito un linciaggio».
Le due vicende si incrociano in un crescendo di colpi di scena. E arrivano a turbare quella che, ad Arcore, si annunciava come la più tranquilla delle vigilie pasquali. Di fronte al rifiuto di FI ad accogliere in massa la schiera dei fedelissimi di Raffaele Fitto nelle liste pugliesi, stavolta insorge Francesco Schittulli in persona. Proprio lui, l’oncologo di chiara fama che gli azzurri avevano lanciato come governatore. «Forza Italia — scrive lo sfidante di Michele Emiliano in una nota — non ha ancora aderito alla mia impostazione. La mia campagna continua con le forze politiche e i movimenti che invece l’hanno condivisa».
A onor del vero, i pugliesi che incrociano Schittulli durante le processioni del Venerdì Santo lo trovano molto più sereno rispetto alla durezza della nota che ha fatto diramare. L’oncologo spera ancora nell’ happy end , convinto com’è che alla fine «vinceremo, sapendo mettere insieme tutte le forze sane della nostra Puglia, nessuno escluso». Ma a chi gli chiede della diatriba in cui è finito in mezzo, quella tra FI e Fitto, prima il candidato governatore risponde che «non entro in questioni inerenti ai singoli partiti». Poi però dice con chiarezza: «Io ho obbligato Fitto a presentare una sua lista a sostegno della mia candidatura. E Fitto l’ha fatto. Quanto agli altri…». Oltre i puntini di sospensione c’è FI. Che invece, alla richiesta di aprire le sue liste a tutti i candidati di Fitto, ancora non ha dato risposta.
Se il veto non cadesse, è il sottotesto, FI si troverebbe nell’incredibile condizione di finire — FI, e non Fitto — esclusa dal fronte moderato pugliese. Anche se il commissario del partito in Puglia, Luigi Vitali, all’ora di cena mette nero su bianco che «Forza Italia era e resta al fianco di Schittulli».
Tutto questo mentre Berlusconi, da Arcore, lancia appelli all’unità: «In un movimento si segue la linea della maggioranza. Ma anche in FI stanno purtroppo emergendo protagonismo, rissosità e frazionismo». E subito dopo l’ex premier si trova alle prese con un corpo a corpo mediatico che lo vede opposto a uno dei suo più illustri ex collaboratori, Sandro Bondi. La miccia viene innescata da Berlusconi. «Chi per ragioni personali ha abbandonato FI, venendo meno al mandato degli elettori», scandisce, «dovrebbe fare i conti con la propria coscienza restando almeno in silenzio».
Bondi reagisce malissimo, altro che silenzio. «Leggo che il presidente Silvio Berlusconi intima a chi è andato via di stare almeno zitto», scrive in una nota. «Sono costretto — aggiunge — a rompere il silenzio che mi ero imposto prendendo atto che il presidente Berlusconi non ha evidentemente alcuna intenzione di custodire almeno un lungo rapporto di collaborazione e amicizia». Poi l’altro affondo: «Io e la senatrice Repetti abbiamo subito attacchi personali, quasi un linciaggio, che hanno confermato la miseria morale e politica di FI. Non rimarremo in silenzio». Anni fa sarebbe sembrata fantascienza. Invece, è tutto vero.
Tommaso Labate
PAOLA DI CARO
L’ex ministro: mi volevano fuori e adesso fuori ci stanno loro
Toti spera ancora nell’intesa. Ma il leader è furioso con il ribelle e con i suoi
ROMA «Volevano farmi fuori dalla Puglia, farmi terra bruciata attorno. E adesso fuori ci stanno loro...». Raffaele Fitto si sfoga con i fedelissimi alla fine di un’altra giornata campale, che lo vede vincere la mano forse decisiva nella regione di cui è stato il governatore e della quale resta l’uomo forte. Quello senza il quale correre — se non per vincere almeno per ottenere un risultato importante — è impossibile.
Lo ha capito il candidato del centrodestra Schittulli, che nello scontro fra la Forza Italia berlusconiana guidata dal coordinatore Vitali e il partito locale in grandissima parte fedele a Fitto, non ha avuto dubbi: ha scelto il secondo, mettendo (per ora) di fatto fuori dall’alleanza gli azzurri che rischiano di trovarsi senza lista nè candidato.
Fitto si gode la vittoria, dopo aver passato settimane a «subire epurazioni e minacce», come denuncia da tempo, che miravano a «isolarmi, ammazzarmi». Perchè «se mi fossi candidato io, mi avrebbero accusato di aver rotto e giocato allo sfascio, sarebbero stati contenti». E invece — per ora, almeno per ora — lo strappo ufficiale non c’è: i fittiani allo stato saranno candidati in una lista civica a sostegno di Schittulli, ed è FI a trovarsi esclusa anche se Vitali insiste nel dire che «noi continueremo a sostenere Schittulli».
Una situazione surreale, ancora aperta a sviluppi e colpi di scena: i tempi, anche se ormai strettissimi, ci sarebbero per accogliere le richieste di Fitto e Schittulli — candidare i fittiani nelle liste azzurre e aggiungere a queste le civiche dell’ex governatore —, e l’ex ministro ieri volutamente si è rifiutato di commentare ufficialmente la situazione, rimandando ad oggi una presa di posizione molto attesa. Lo stesso Vitali assicura che «solo due fittiani» sarebbero gli uscenti non ricandidati, e a sentire Giovanni Toti quello che è in corso è solo «un braccio di ferro», risolvibile. Perchè, dicono i berlusconiani «lo vogliamo vedere Schittulli che davvero fa a meno di noi» visto che la controffensiva forzista sarebbe già pronta e passerebbe da una nuova coalizione composta da FI, Lega e Fdi pronta a sfidare il candidato presidente.
Insomma, la ricucitura è ardua ma non impossibile. Se non fosse per un Silvio Berlusconi che raccontano furibondo con tutti: con Fitto in primo luogo, che vuole vedere fuori dal partito una volta per tutte, che già considera fuori. Con i suoi che hanno trattato in Puglia, ai quali chiedeva di eliminare l’avversario e non di rischiare di perdere il candidato a poche settimane dal voto. Ma soprattutto, Berlusconi pare deciso davvero a «cambiare le facce, la gente, i metodi, tutto», nelle liste come nel partito che ha terremotato con messaggi vaghi di rottamazione e palingenesi, ben sapendo che si rischia un bagno elettorale drammatico. Del risultato della Puglia gli importa nulla: «Tanto lì non si può vincere...», come delle regionali in genere, per le quali nessuno dei suoi scommette che si spenderà. Per Caldoro e Toti, i candidati azzurri, farà qualche uscita, ci proverà certo. Ma «che metta la faccia su un voto che, con 4 regioni rosse, si avvia a sconfitta certa» è da escludere, giurano i fedelissimi.
Tanto meno lo farà se, come è possibile se si arrivasse alla rottura totale, Fitto presenterà liste civiche a lui riconducibili anche in Campania (contro Caldoro) e Veneto (a sostegno di Tosi). Una mossa che l’ex ministro tiene in serbo come quella di contestare davanti ai giudici la legittimità di tutte le nomine di FI, il che porterebbe alla guerra di carte bollate perfino sul simbolo del partito. Scenari da dissoluzione, che Berlusconi potrebbe ancora evitare. Se lo volesse.
REPUBBLICA INTERVISTA TOTI
NAZIONALE - 04 aprile 2015
CERCA
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LE SCELTE DEI PARTITI
“Stop a chi mangia e sputa nel piatto La Liguria? Vivo lì da 15 anni, vincerò”
ROMA .
«Vuole la verità? In FI vedo troppi dirigenti spaventati dai cambiamenti in atto. E questo mi fa credere che pensino solo alle rendite di posizione. Il rinnovamento continuerà anche in futuro, in ogni caso. È meglio se lasciano da parte queste polemiche un po’ piccole». Giovanni Toti è consigliere politico di Berlusconi e ha già iniziato la campagna elettorale per la Presidenza della Liguria. Di fronte alla crisi azzurra, intanto, dà nomi e volti ai bersagli colpiti oggi dall’ex Cavaliere.
Forza Italia sembra implodere. Come ne uscite?
«In questi giorni c’è chi preferisce critiche ingenerose all’interesse del partito. Per questo Berlusconi ha pronunciato un richiamo di assoluto buon senso. Tanti dirigenti appena perso il potere dato dallo scettro assoluto sputano nel piatto in cui hanno mangiato a lungo».
Andiamo al punto: il leader pensava a Fitto e Romani?
«Vedo significative differenze tra i due. Romani ha dato un contributo costruttivo al dibattito interno, con uno spirito positivo. Altri invece per un po’ di visibilità hanno preferito pronunciare attacchi ingenerosi. Ingenerosi anche verso la loro storia personale, a dire il vero».
E però anche uno storico amico di Berlusconi come Bondi parla di «miserie» umane. Tutto finito, Toti?
«A me spiace che Bondi sia andato via, però a dire il vero da tempo non dava un contributo forte a FI. Anzi, ultimamente aveva parlato di “fallimento del partito”. Ora, non credo che il nostro progetto sia fallito. Certo, è comodo sbattere la porta e non rinunciare allo scranno remunerato con molte migliaia di euro. Ma forse l’ingenuo sono io».
Eppure c’è chi intravede una exit strategy complessiva di Berlusconi. È così?
«Non la vedo. Anzi scorgo l’impegno per porre le basi del rinnovamento futuro. Con gradualità, senza gettare il bambino con l’acqua sporca. Per far cadere il governo Renzi e tornare a vincere».
Con buona pace di Verdini e di chi sogna un nuovo patto del Nazareno?
«Voglio essere lapidario: stiamo costruendo, con fatica, una coalizione alternativa a Renzi. L’obiettivo è mandarlo a casa, non è riuscito a intercettare la ripresa e i cittadini se ne accorgeranno presto. Insomma, non sono previste nuove collaborazioni con il governo. Né oggi, né all’orizzonte».
In Puglia invece Schittulli ha rotto con voi. E adesso?
«Non la vedo così. Se così fosse, sarebbe un grave errore di valutazione di Schittulli. Dovrebbe evitare qualche polemica di troppo e concentrarsi nel compito di candidato. Se voleva fare il capo partito ha sbagliato ruolo, doveva candidarsi ai congressi. Faccia il candidato, sarà anche il nostro».
In realtà ha detto che non vi vuole. Comunque Fitto lamenta epurazioni nelle liste FI. Se sosterrà Schittulli senza FI, è fuori?
«Le liste di FI saranno competitive, aperte al partito pugliese ma anche al rinnovamento. Se non troveranno tutti posto lì, ci saranno molte liste a sostegno del Presidente».
Lei intanto si prepara a correre in Liguria, anche se non è ligure.
«Con buona pace della Paita, vivo in Liguria da 15 anni. Mi considero ligure, a meno che per esserlo non servano più anni che per ottenere la cittadinanza. E co- nosco molto bene, come gli stessi liguri, il disastro che ha fatto la sinistra in questa Regione».
È sostenuto da Salvini, ma i leghisti liguri sembrano non volerla.
« La Lega ha mostrato di avere a cuore il centrodestra, sacrificando Rixi che mi auguro avrà un ruolo importante nella nostra amministrazione. È normale la delusione dei leghisti, avevano già iniziato la campagna. È umano, ma insieme adesso possiamo conquistare la Regione. Vinceremo. E sarà l’avviso di sfratto al governo Renzi».
Nel centrodestra, però, sembra che l’ariete non sia più Berlusconi. Comanda Salvini, ormai?
«Pura fantasia. Sinceramente sono poco affascinato da questi argomenti. Piuttosto credo che questo Paese abbia bisogno di un progetto di centrodestra. La sinistra ha fallito come dimostrano i dati Istat sul fisco e quelli di Confedilizia sugli immobili. Il centrodestra unito può vincere e tutti oggi dimostrano di averlo capito ». ( t. ci.)
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UGO MAGRI SULLA STAMPA
Berlusconi ha scatenato una furibonda rissa in Forza Italia, intimando con tono ruvido il silenzio a tutti i grossi calibri del partito e anche a coloro che, come Bondi, se ne erano appena andati. Inoltre ha respinto senza pietà tutte le richieste di Fitto in Puglia, col risultato che la scissione è virtualmente innescata. Due mosse figlie della esasperazione, d’accordo. Ma chiaramente nessuno, nel cerchio magico berlusconiano, ha più la forza né la voglia di frenare i malumori del capo perfino quando rischiano di causargli danni irreversibili. A certi militanti che si sono recati da lui per gli auguri pasquali, l’ex Cavaliere ha vomitato tutto il disgusto per la dialettica interna. «Anche da noi», è il suo sfogo amarissimo, «stanno emergendo purtroppo le patologie della vecchia politica politicante: protagonismo, rissosità e frazionismo. Qualcuno ha dimenticato la lealtà nei confronti degli elettori e anche il rispetto». Parole pesanti, che si commentano da sole. Dopodiché Silvio avrebbe tranquillamente potuto tirare il freno a mano. Invece no, come una furia ha ordinato a tutti di tapparsi la bocca («chi tra noi dispone di visibilità mediatica deve porre immediatamente fine a qualsiasi polemica») e come botta finale ha manifestato spregio per Bondi e la Repetti, senza nemmeno citare per nome i due fuoriusciti: «Anche chi, per ragioni personali ha abbandonato Forza Italia, venendo meno al mandato degli elettori, dovrebbe fare i conti con la propria coscienza restando almeno in silenzio...».
L’addio
Solo la Repetti aveva motivato in modo pubblico e civile le sue ragioni. Il suo compagno Bondi, invece, non aveva ancora proferito parola, resistendo a numerose tentazioni di intervista. Però, sentendosi sfidato, non si è tenuto più: «Prendo atto che il presidente Berlusconi non ha evidentemente alcuna intenzione di custodire almeno un lungo rapporto di collaborazione e di amicizia... In questi giorni abbiamo subito quasi un linciaggio che conferma la miseria morale e politica di Forza Italia e la giustezza della nostra posizione... Berlusconi dovrebbe ricordare almeno che la libertà di coscienza dei parlamentari viene garantita dall’autoritarismo dei partiti senza regole e senza democrazia». Si potrebbe obiettare a Bondi che in fondo è sempre stato così, dentro Forza Italia il leader ha fatto e disfatto a piacer suo quando le cose andavano bene e nessuno lo contestava. L’unica vera differenza rispetto al passato è che adesso il Cav non se la passa politicamente bene, e che certe sue mosse appaiono meno lucide.
Per esempio, giusto ieri ha dato ordine al coordinatore pugliese Vitali di rispondere picche a Fitto, il quale alle Regionali vorrebbe rimettere in campo tutti i consiglieri a lui fedelissimi. Berlusconi invece non li vuole nemmeno dipinti, perché la sua pulsione è farla finita con il ras pugliese, liberarsi di quella irritante presenza perfino a costo di patire una drammatica sconfitta nel voto del 31 maggio. Così tutto è precipitato in fretta. Schittulli, candidato governatore in Puglia, verso sera ha reso noto che lui correrà lo stesso infischiandosene di Forza Italia ma con il sostegno di Fitto. La rottura è quasi consumata, solo qualche clamorosa retromarcia potrebbe impedirla. Ma da parte di chi? Non di Fitto, e nemmeno di Berlusconi. Il quale così ha già trovato il capro espiatorio della molto probabile sconfitta alle urne. La colpa è dei «traditori», dirà il 1° giugno, ma da adesso possiamo ricominciare più uniti...
ILPOST DEL 2 APRILE
Lo scorso 28 marzo, durante l’assemblea organizzativa di Forza Italia che si è tenuta a Milano e a cui hanno partecipato Silvio Berlusconi e i maggiori esponenti del partito, il capogruppo al Senato Paolo Romani ha detto:
«Non si dica che tutto va bene, perché oggi non va bene nulla. Siamo divisi e litigiosi, non raccontiamo cose credibili e i peggiori di noi vanno in tivù solo per dire stupidaggini»
È da tempo che in Forza Italia la situazione si è molto complicata: c’entrano la messa in discussione, che fino a poco tempo fa sembrava impensabile, del suo fondatore, c’entrano le diverse posizioni nei confronti del Partito Democratico e i rapporti con il suo segretario, Matteo Renzi (con cambiamenti prima e dopo la rottura del cosiddetto “patto del Nazareno”), ma anche le perplessità sugli alleati che servono a FI a livello nazionale e locale per tornare ad essere un partito di riferimento per il centro-destra. E c’entra che il partito è stato molto immobile per tanti anni ed è arrivato a una fase di declino, e su come intervenire ci sono pareri diversi.
Il risultato è che un partito che è stato a lungo un esempio eccezionale di compattezza e disciplina – e per contro di scarso confronto e dissenso – oggi è animato da continui conflitti e disordini interni, e da un inedito crescente distacco da Silvio Berlusconi. E ci vuole un po’ di orientamento tra le varie sfumature di posizioni prese dai più noti dirigenti del partito.
Raffaele Fitto
Fi: Fitto, futuro leader dovr‡ essere scelto da elettoriEurodeputato di Forza Italia, ha da tempo difficili rapporti con Silvio Berlusconi e con altri componenti del partito ed è il più dichiarato e visibile leader dell’opposizione a Berlusconi: i giornali dicono che controlla ormai più di un terzo dei parlamentari, almeno una ventina di senatori e circa 35 deputati. Si è sempre detto contrario al cosiddetto “Patto del Nazareno” col PD, chiede le primarie di centrodestra e una linea di opposizione a Matteo Renzi più incisiva. Ed è l’unico ad aver messo in discussione chiaramente la leadership del fondatore Berlusconi.
In diverse interviste ha spiegato che Berlusconi «è a un bivio: o aiuta tutti noi a costruire un centrodestra della Terza Repubblica, oppure rischia di farsi rinchiudere in un bunker». Fitto ha anche avviato un’iniziativa in giro per l’Italia che si chiama “Ricostruttori” per promuovere le sue posizioni.
Sandro Bondi
DA PCI A CORTE DI SILVIO,LE 2 VITE DI BONDI TRA AMORI E FUGHE Senatore, ex ministro dei Beni e delle Attività culturali, coordinatore del PdL e di Forza Italia, e storico alleato fedele di Berlusconi. Ma il 31 marzo ha lasciato il gruppo al Senato e ha aderito al gruppo misto. Lo scorso aprile, in una lettera, Bondi aveva criticato il centrodestra («privo di una strategia per il futuro») e Forza Italia «che ha fallito la rivoluzione liberale», rivolgendo parole di apprezzamento al premier Renzi che, secondo lui «rappresenta la prima vera cesura rispetto alla tradizione comunista». In realtà l’insofferenza di Bondi risale almeno al 2011 quando lasciò l’incarico di ministro a seguito del crollo di un muro negli scavi di Pompei e del conseguente voto di sfiducia.
Renato Brunetta
Riforme: Delrio, FI? Possibile che in parte torni a votarleCapogruppo di Forza Italia alla Camera, è il principale esponente del suo partito ad aver dimostrato posizioni molto critiche nei confronti del Presidente del Consiglio Renzi, e quindi sull’accordo tra lui e Berlusconi. Prima della rottura del “patto del Nazareno” Brunetta aveva rilasciato un’intervista sul Corriere della Sera e una successiva al Gr1 – entrambe molto aggressive contro Renzi – da cui lo stesso leader di Forza Italia Silvio Berlusconi si era dissociato. Dopo la rottura dell’accordo tra Renzi e Berlusconi, Brunetta tiene una posizione indipendente ma leale con Berlusconi.
Denis Verdini
Fi: Berlusconi a palazzo GrazioliSenatore, già coordinatore del Popolo della Libertà, è considerato il principale fautore del cosiddetto “patto del Nazareno”: conosce Renzi da tempo per i comuni impegni politici a Firenze. Verdini ha guidato il gruppo di deputati di Forza Italia che alla Camera era contrario alla decisione di Berlusconi di non votare la riforma costituzionale decidendo alla fine di seguire la linea del partito «non per disciplina, ma per affetto e lealtà». Minacciando però che in futuro avrebbero potuto «dissentire dalla linea ufficiale». Verdini, che conta diversi sostenitori sia alla Camera che al Senato, denuncia la mancanza di democrazia interna al partito ipotizzando, anche se non in modo esplicito, una possibile futura scissione.
Altero Matteoli
MatteoliEx ministro e membro del Comitato di Presidenza di Forza Italia, ha più volte invitato Silvio Berlusconi a posizioni meno severe nei confronti dei dissidenti interni e a cercare di trovare una linea più morbida per evitare una scissione all’interno del partito.
Daniela Santanché
Daniela SantanchéDi profonda e nota fedeltà verso Berlusconi (dopo averlo a suo tempo invece attaccato e contestato da un altro partito) ha firmato la lettera scritta da una ventina di deputati di Forza Italia dopo la decisione di Silvio Berlusconi di non votare alla Camera il cosiddetto “ddl Boschi” sulle riforme costituzionali, un testo che Forza Italia aveva contribuito a scrivere e costruire prima della rottura del cosiddetto “patto del Nazareno”. In una recente intervista Santanché ha dichiarato. «È stato Berlusconi a convincere me e tutti noi che il patto del Nazareno era la cosa giusta da fare e che le riforme concordate con Renzi andavano votate senza battere ciglio. Per più di un anno, nonostante le mie tante perplessità, sono andata in giro a dire che queste riforme non erano certo il massimo ma comunque avrebbero consentito di superare il bicameralismo perfetto e di migliorare il nostro sistema istituzionale. Ora che faccio, mi rimangio tutto? Ora siamo di fronte a una scelta e io ragiono con la mia testa, non sono un burattino». Santanché riconosce da tempo «che in Forza Italia ci sono dei problemi» e che si dovrebbe aprire all’interno del partito «un dibattito franco».
Maurizio Bianconi
Riforme: Camera, voti per parti separate per allungare tempiConsiderato vicino a Denis Verdini ha dichiarato di non voler essere «suddito o sicario dentro e fuori la Camera per puro servilismo» nei confronti di Berlusconi. Le sue critiche nei confronti del fondatore di Forza Italia proseguono da tempo. Ospite di Agorà su RaiTre, nel novembre del 2014, aveva dichiarato che «Berlusconi è ormai andato».
Manuela Repetti
Corruzione: Senato approva Ddl, ora va a CameraImprenditrice eletta per la prima volta al Parlamento nel 2008 (alla Camera), rieletta nel 2013 (al Senato) e nota per essere la moglie di Sandro Bondi, ha lasciato con lui lo scorso 31 marzo il gruppo di Forza Italia iscrivendosi al gruppo misto. Circa un mese prima aveva scritto una lettera al Corriere della Sera per spiegare perché lasciava Forza Italia (dopo un colloquio con Berlusconi aveva cambiato idea, ma solo per qualche settimana). Nella lettera parlava della «guerra interna a Forza Italia per la successione», di una «rivoluzione liberale intrapresa solo in parte» a causa dei «condizionamenti degli alleati» e di una «classe dirigente che di fatto oggi controlla il partito» e in cui non si riconosce più. Poi c’era stato un colloquio e chiarimento con Berlusconi, durato poco.
Paolo Romani
L. elettorale: Romani, serve norma anche per SenatoIl capogruppo di Forza Italia al Senato è stato criticato da molti esponenti interni per le parole usate durante l’assemblea organizzativa del partito di sabato scorso a Milano. Lui si è difeso spiegando che voleva semplicemente contribuire «ad un dibattito interno al partito, necessario, ma soprattutto trasparente e costruttivo». Paolo Romani aveva anche criticato la decisione di Silvio Berlusconi di non votare alla Camera il cosiddetto “ddl Boschi” sulle riforme costituzionali, un testo che Romani aveva contribuito a scrivere e costruire. Diversi giornali scrivono che circola però l’ipotesi di una sua sostituzione con Anna Maria Bernini o Lucio Malan.
Gianfranco Rotondi
Ufficio Presidenza di Forza ItaliaGianfranco Rotondi ha dichiarato di recente che sarebbe pronto «a fare il candidato premier» per il centrodestra. L’ha detto rispondendo a Mariarosaria Rossi, senatrice e amministratrice di Forza Italia considerata molto vicina a Silvio Berlusconi, che ha fatto parlare di sé negli ultimi giorni per aver proposto un limite di tre mandati per i parlamentari del suo partito. Se la disposizione fosse attuata porterebbe all’incandidabilità, nella prossima tornata elettorale, di alcuni dei personaggi più conosciuti del partito e del centrodestra, Rotondi compreso, che in un’intervista a Repubblica ha dichiarato: «Sono stato un cofondatore del Pdl che poi altri hanno gestito. E si sono visti i risultati: quattro scissioni, la metà dei voti andati in fumo». Rotondi è contrario anche a una possibile alleanza alle regionali con Salvini e la Lega Nord.
Ignazio Abrignani
Abrignani nella sede di Forza ItaliaEx capo della segreteria politica di Claudio Scajola, quando era ministro, è deputato per Forza Italia dal 2013 ed è considerato molto vicino alle posizioni di Denis Verdini, che ha condiviso a proposito per esempio delle riforme costituzionali.
Laura Ravetto
Fi: Al via riunione comitato presidenza con BerlusconiSottosegretaria di Stato del Dipartimento per i Rapporti col Parlamento, eletta alla Camera nel 2013, non viene considerata una verdiniana ma ha firmato la lettera scritta da una ventina di deputati di Forza Italia, su indicazione di Verdini, dopo la decisione di Silvio Berlusconi di non votare alla Camera il cosiddetto “ddl Boschi” sulle riforme costituzionali.
Riccardo Villari
VillariUnico parlamentare espulso nella storia del Partito Democratico per essersi rifiutato di dare le dimissioni da presidente della Commissione di Vigilanza Rai nel 2008, dopo essere passato per un breve periodo dal Movimento per l’autonomia (Mpa) dell’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, è entrato in Forza Italia, è senatore ed è vicino alle posizioni di Verdini.
Gianfranco Chiarelli
Giustizia: iniziate dichiarazioni voto su dl processo civileLo scorso 24 marzo, Renato Brunetta aveva sostituito con effetto immediato Gianfranco Chiarelli come capogruppo in commissione Giustizia a Montecitorio. Chiarelli è vicino alle posizioni di Raffaele Fitto e, poche ore prima della sua sostituzione, durante la dichiarazione di voto sul progetto di legge sulla prescrizione, aveva criticato la dirigenza di Forza Italia, sostenendo che Giovanni Toti e Mariarosaria Rossi sono impegnati soltanto a «epurare e distruggere quanto fatto da Berlusconi».
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