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 2015  aprile 03 Venerdì calendario

QUEI FILETTI DI BACCALÀ IN TRATTORIA CON TOGLIATTI

Romualdo era una antica trattoria romana di piazza della Torretta, un posto un po’ alla buona, ma sincero: pizza napoletana, filetti di baccalà, vino bianco e gessoso dei Castelli. Nel dicembre del 1947, agli albori del maccartismo e pochi mesi dopo l’esclusione del Pci dal governo, Orson Welles e Palmiro Togliatti ebbero il desiderio di conoscersi e con alcuni giornalisti – c’erano il corrispondente a Roma di Time-Life Emmet Hughes, poi Corrado Pallenberg, Emmanuele Rocco, Vittorio Gorresio e Luigi Barzini – si videro a cena da Romualdo. Dai resoconti di quell’incontro si capisce che in politica Welles era un uomo senza pregiudizi, più avanti rispetto ai suoi tempi, ma soprattutto di grande buonsenso. Al capo del Pci confessò di non riuscire a capire, per quanti sforzi facesse, come i comunisti potessero opporsi al Piano Marshall: ma non vi rendete conto dell’impopolarità? Togliatti, che pure non era tipo da impapocchiarsi, con qualche capziosità gli rispose che per lo stesso liberismo gli aiuti americani sarebbero stati dannosi all’economia.
Il regista era molto preoccupato per l’abisso che si stava creando tra l’Occidente e il mondo dell’Est. A suo giudizio questo dipendeva dall’arcigna inaccessibilità dei leader sovietici. Magari, aggiunse, in America c’erano anche strati dell’opinione pubblica che avrebbero potuto essere d’accordo, ma venivano respinti nel campo opposto dall’impenetrabilità del Cremlino. E qui Togliatti fece dapprima sì-sì con la testa, poi gli diede ragione. Ci furono a tavola anche battute e storielle. Welles raccontò di un suo viaggio in macchina con Roosevelt che dinanzi a un bivio stradale se l’era cavata con un gioco di parole: «Let’s go left, it’s always right», a sinistra, va sempre bene. Togliatti di quando, riconosciuto da una famigliola a una sfilata di partigiani, fu indicato a una bambinetta di quattro anni che, avvicinatasi timidamente, si mise sull’attenti e gli fece un bel saluto romano.