Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 3/4/2015, 3 aprile 2015
UN EX LEGHISTA AL TOP DELL’IDV
Arriva il medico a tentare di salvare il paziente. È sembrato proprio un chirurgo pronto all’intervento Michelino Davico quando ha ufficializzato, dinanzi a un drappello di giornalisti e sostenitori, il suo ingresso nella stanza del malato agonizzante, cioè l’Italia dei valori.
In controtendenza rispetto al fuggi-fuggi, Davico ha deciso di cimentarsi nella titanica impresa di riportare sulla scena politica l’ex-partito di Antonio Di Pietro.
Il suo è un pedigree da politico scafato: leghista della prim’ora e bossiano duro-e-puro, è stato sottosegretario nel quarto governo Berlusconi, poi, con in tasca la tessera del Carroccio, ha votato la fiducia al governo di Enrico Letta e per questo venne quasi menato dai compagni di partito: «Se non fosse stato per Formigoni e i senatori del Pd che hanno fatto cordone chissà come sarebbe finita.
Calderoli mi sventolava sotto il naso due banconote da 10 euro. Gli ho risposto che avrei provato più vergogna ad allearmi con la Le Pen.
Per non parlare della deriva morale. Le mutande verdi di Cota resteranno nella storia di questo Paese. Sono come il fuoristrada di Fiorito, quando a Roma nevicava. Sono diventate il simbolo del degrado di questo Paese».
Lui allora lascia la Lega che nel frattempo ha messo Umberto Bossi in castigo e flirta con il Ncd. Da leghista d’assalto a filo-governativo, un passo piuttosto lungo Dice: «Sono un moderato di centrodestra».
Ma non è ancora terminata la bufera sul suo voto a favore del governo Letta coi suoi ex-colleghi che lo continuano a insultare ogni volta che lo incontrano che Letta viene esautorato da Matteo Renzi.
Il leghista disubbidiente che fa? Vota a favore anche del nuovo governo. «Si è trattato di un avvicendamento di persone, non di politica -si giustifica. -Per questo, come diedi la fiducia a Letta l’ho data anche a Renzi».
Renzi lo affascina ma col Pd c’è reciproca incompatibilità, il Ncd non lo entusiasma più, cerca casa e la trova nell’Idv, partitino scomparso dal Senato che grazie a lui vi rientra e quindi egli è ora il capogruppo di se stesso. Il segretario dell’Idv, Ignazio Messina, non nasconde la soddisfazione, finalmente qualcuno che entra dopo tante uscite. «È una grande giornata per l’Idv», assicura, «che conl’adesione del sen. Davico ritorna a Palazzo Madama. Il lavoro dell’Italia dei Valori rinnovata sta producendo i suoi frutti».
Il bello è che il 51enne senatore piemontese (eletto alle ultime elezioni nella lista della Lega), ex-allievo dei salesiani («la modernità dell’idea permise a San Giovanni Bosco di concretizzare un progetto che ha dato la possibilità a tanti giovani di venire educati, istruiti e formati») entra nel partito fondato dall’ex pm di Mani Pulite mentre la procura di Torino sta indagando su un presunto finanziamento sospetto da 50mila euro alla «Monviso-Venezia», la società da lui presieduta e con cui ha ideato e organizzato il «Giro ciclistico della Padania», iniziativa che a suo tempo trovò spazio sui media poiché rappresentò l’ingresso della Lega nello sport, proponendo il contraltare padano al blasonato Giro d’Italia. Lui nega ogni addebito, le indagini sulla correttezza del finanziamento continuano.
Con l’ingresso nell’Idv egli ha definitivamente chiuso con la Lega nonostante assicuri che Matteo Salvini ha tentato di convincerlo a restare. Ma la Lega è il passato: «La Lega è finita, incapace di tutelare gli interessi di imprenditori e lavoratori, ha consumato il credito che gli aveva concesso la gente del Nord. I leghisti della prima ora erano gente seria. Noi siamo quelli della devolution e del federalismo fiscale, non possiamo comportarci alla stregua di un movimento qualsiasi della disperazione nazionale. Il malessere c’è, il rischio sociale pure, ma c’è bisogno di proposte, di governare».
Idee che ora porterà nell’Idv, chissà che ne pensa Di Pietro: il «suo» partito vissuto come leghista: «Il leghismo sopravvive», dice Davico. «La necessità di semplificare la burocrazia, di tagliare la spesa pubblica improduttiva, di liberare gli imprenditori dal salasso tributario e consentirgli di lavorare serenamente, di eliminare i doppioni istituzionali Battaglie ieri della Lega oggi dell’Idv».
Il leit motiv del nuovo corso del senatore è: costruire e non distruggere. «Le battaglie storiche della Lega si combattono meglio con un atteggiamento costruttivo come quello dell’attuale maggioranza di governo, anziché col movimentismo, la contrapposizione fine a se stessa non porta da nessuna parte. Quello che viviamo è un momento delicato dal punto di vista della tenuta sociale, e c’è quindi bisogno di serrare le fila per chi si sente democratico e legato dalla volontà di collaborare a un progetto comune, pur a partire da sensibilità diverse».
Con lui incomincia un nuovo corso dell’Italia dei Valori, con due proposte legislative: un disegno di legge che prevede che la decadenza dalla carica di deputato e senatore determini anche «la decadenza dai benefici connessi con l’esercizio del mandato o eventualmente maturati, quali vitalizi o assegni di fine mandato» e un altro disegno di legge per disciplinare le primarie.
Davico annuncia che al Senato l’Idv promuoverà un «confronto con il governo per un centrosinistra che sia davvero alternativo al centrodestra» (ma lui non si definisce «moderato di destra»?: misteri della politica) e prevede che in breve tempo «crescerà la rappresentanza e il peso politico dell’Idv». Qualche deluso leghista sarebbe già pronto a seguirlo in questa nuova avventura politica. Intanto dopo l’apporto degli ex-5stelle, Renzi mette un’altra bandierina nel suo campo di battaglia parlamentare.
Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 3/4/2015