Roberta Castellarin e Paola Valentini, MilanoFinanza 3/4/2015, 3 aprile 2015
UNA PIOGGIA DI BONUS
Ai primi due posti ci sono Andrea Guerra e Paolo Scaroni, grazie alle super-liquidazioni percepite rispettivamente da Luxottica ed Eni. Mentre, tra i manager ancora in carica, nella classifica degli stipendi 2014 di Piazza Affari spicca Sergio Marchionne, ad di Fca, con un compenso di 6,6 milioni, anche se il conto finale supera i 66 milioni considerando gli incentivi straordinari.
Dietro il manager italocanadese spuntano poi Luca Bettonte (Erg) con 5,7 milioni e Franco Moscetti, amministratore delegato e direttore generale di Amplifon con 3,8 milioni. Tornando a Guerra, l’ex numero uno di Luxottica ha percepito 13 milioni, grazie agli 11 milioni di liquidazione ricevuti lo scorso anno quando è uscito dal big dell’occhialeria (cui si aggiungono le ricche stock option esercitate negli anni per un incasso totale stimato in 100 milioni dal 2012 al 2014). Lo stesso vale, come accennato, per Scaroni, che è stato ad di Eni fino a maggio 2014 e ha percepito in tutto 11,5 milioni di euro (3,2 dovuti a compensi e 8,3 per indennità di fine rapporto). Ha una posizione di rilievo in classifica anche Enrico Cavatorta, che lavorava a Luxottica da 15 anni e si è dimesso dall’incarico lo scorso 10 ottobre dopo appena un mese dalla nomina ad amministratore delegato. In questo caso l’indennità di fine carica si è attestata a 4,98 milioni, portando l’erogato totale a 5,64 milioni. Mentre ha lasciato l’incarico di amministratore delegato di Mittel Arnaldo Borghesi, che ha ricevuto un’indennità di fine carica di 2,42 milioni, dato che ha portato i compensi totali a 3,7 milioni.
Anche se la classifica dei top manager di Piazza Affari più pagati nel 2014 non è definitiva, visto che mancano all’appello alcuni grandi gruppi che ancora non hanno reso note le relazioni di remunerazione, già emergono anche quest’anno emolumenti rilevanti per alcuni top manager. Il tutto senza considerare stock option e retribuzioni per cariche in altre società. Dall’analisi condotta da MF-Milano Finanza su oltre 200 nomi alla guida delle più importanti società quotate italiane risulta che il monte totale degli stipendi, tra parte fissa, variabile e buonuscite, è stato nel 2014 di circa 250 milioni di euro contro i 190 milioni del 2013. Questo dato non tiene conto delle stock option e delle stock grant, che in diversi casi raddoppiano il compenso. Non è un caso che da gennaio a marzo 2015 siano state vendute azioni in Piazza Affari in seguito all’esercizio di stock option per oltre 50 milioni di euro. La somma degli utili netti 2014 di queste società nello stesso periodo è stata di 3,5 miliardi e la performance media di queste azioni è stata dello 0,5%.
E se nel 2013 a far lievitare le remunerazioni erano stati in diversi casi buonuscite milionarie (come quelle di Franco Bernabè, uscito da Telecom, e di Maurizio Costa, ex numero uno di Mondadori), nel 2104 i bonus percepiti dai manager per aver realizzato operazioni straordinarie nell’azienda hanno rimpolpato le già ricche buste paga dei vertici. E, vista l’ondata di fusioni e acquisizioni che hanno come protagoniste aziende italiane, c’è da scommettere che sempre più manager si arricchiranno per le operazioni straordinarie.
A partire da Marchionne, che ha guadagnato più di 6,6 milioni come compenso legato al suo incarico. Di questi, 2,5 milioni risultano sotto la voce della retribuzione annuale, mentre 4 milioni sono incentivi. I restanti 110 mila euro sono «altre compensazioni». Nel 2013 Marchionne aveva ricevuto un fisso di 2,3 milioni, oltre a 1,3 milioni per le performance. Nel 2014 però si è aggiunto un premio in contanti di 24,7 milioni per «specifiche transazioni ritenute eccezionali in termini di importanza strategica e di effetto sui risultati aziendali», una stock grant da 1,62 milioni di azioni (che vale ai prezzi attuali circa 23 milioni) e un pagamento ulteriore di 12 milioni che incasserà al momento di lasciare l’azienda. Il 2014 è stato per Fca un anno caratterizzato da una serie di eventi importanti, a partire dalla fusione tra Fiat e Chrysler per arrivare alla storica quotazione a Wall Street, nonché alla decisione di scorporare Ferrari.
Anche l’importo percepito da Bettonte di Erg, pari a 5,7 milioni, rispetto ai 2,7 milioni del 2013, comprende un super-bonus legato a un deal. Bettonte ha percepito infatti 1,46 milioni a fronte della cessione a Isab (Lukoil) dei rami d’azienda di Isab Energy e Isab Energy Services e 3,042 milioni legati al conseguimento degli obiettivi previsti dal sistema di incentivazione del gruppo.
Tra le banche non mancano casi da sottolineare. Come quello di Banca Carige, dove l’ad Piero Luigi Montani ha ricevuto un compenso 1,1 milioni, più 1,19 milioni di compensi equity valutati al fair value, di cui 1,079 milioni a titolo di onere del personale per il 2014 relativo all’incentivo una tantum per l’accettazione della carica e dei poteri. Si è trattato di una sorta di compenso di benvenuto, visto che Montani aveva rinunciato alla liquidazione quando nell’autunno 2013 si era dimesso da consigliere delegato di Bpm.
Dal canto sui l’ad di Mps Fabrizio Viola ha percepito 322 mila euro per la carica di ad e consigliere, più un importo transattivo di 1,2 milioni pattuito in occasione della riduzione della remunerazione imposta dall’Ue per gli aiuti di Stato e più 983 mila euro per la carica di direttore generale, per un totale di 2,5 milioni. Nel 2013 Viola aveva avuto 402 mila euro per la carica di ad e 1,389 milioni come direttore generale.
Roberta Castellarin e Paola Valentini, MilanoFinanza 3/4/2015