Le Scienze 2/4/2015, 2 aprile 2015
LA FORMAZIONE DELLE «ISOLE» DI PLASTICA
A partire dagli anni cinquanta del Novecento, con l’ingresso della plastica nei mercati mondiali, è iniziata la formazione del Garbage Patch, che da allora è andata avanti ininterrottamente seguendo le stesse modalità, ma a un ritmo sempre più elevato, dato il costante aumento della fabbricazione industriale (288 milioni di tonnellate prodotte nel solo 2012). La plastica raggiunge il mare, segue le correnti principali e, anche se non si biodegrada subito, si fotodegrada per azione della luce solare, riducendosi in frammenti sempre più piccoli, non immediatamente riconoscibili a occhio nudo (ecco perché il termine «isole» va preso con la dovuta cautela).
L’azione costante delle correnti marine conduce questi pezzetti di plastica, chiamati «lacrime di sirena» (mermaid tears), verso zone di convergenza nel cuore degli oceani, dove si accumulano in grandi densità. Cinque grandi vortici nei mari del mondo sembrano essere il luogo dove al momento si concentra gran parte dei rifiuti di plastica: il Turtle Gyre nel nord Pacifico (il celebre Great Pacific Garbage Patch scoperto nel 1997 da Charles Moore, il fondatore del 5 Gyres Institute), l’Heyerdahl Gyre nel sud Pacifico, il Majid Gyre nell’Oceano Indiano, il Columbus Gyre e il Navigator Gyre, rispettivamente nel nord e sud Atlantico.