Ignazio Ingrao, Panorama 2/4/2015, 2 aprile 2015
I SENZATETTO SOTTO IL TETTO DI MICHELANGELO
Papa Francesco non è più solo nelle stanze del Palazzo apostolico, circondato da una curia diffidente. Sono arrivati loro, i suoi amici, quelli che non lo tradiranno mai. Sono Antonio, Lucia, Mauro, Patrizia, Giuseppe, Francesco, Giovanni, Graziella... Vengono dal dormitorio della Caritas di Ponte Casilino, dalle case popolari di Castel di Decima, dall’ostello delle suore di Madre Teresa di Calcutta, dalla mensa della Comunità di sant’Egidio. Per molti l’unica casa è la strada. Ma non sono più «barboni» senza nome. «Siamo i volontari di Papa Francesco» scandisce Antonio rivolgendosi a un’attonita guardia svizzera all’ingresso della Città del Vaticano. E non mente: nelle domeniche scorse il pontefice li ha arruolati per distribuire libretti di preghiere e vangeli ai fedeli in piazza san Pietro. Sono «l’esercito di Bergoglio»: i suoi alleati più fedeli per fare quella rivoluzione della Chiesa che tutti chiedono, ma pochi vogliono veramente.
Il 26 marzo sembra di assistere a un film di Federico Fellini: «l’esercito» di Francesco fa il suo ingresso trionfale nella Cappella Sistina, il luogo più prestigioso e solenne della Città del Vaticano. Antonio per l’occasione si è messo la cravatta sulla camicia di jeans, Rossana la collana («è quella che tengo sempre nascosta»), Graziella ha lasciato le buste di plastica all’ingresso («le ho date al gendarme, sennò me le rubano»), Emilio ha rimediato una giacca («siamo nella casa del Papa»). Gendarmi, maggiordomi in frac e guardie svizzere in alta uniforme cedono il passo ai senzatetto; monsignori e prelati girano al largo: per un pomeriggio il Vaticano è dei poveri. Appena arrivati ricevono uno spuntino e l’auricolare verde per ascoltare la spiegazione, come veri turisti. Passano davanti a Casa Santa Marta, si voltano curiosi verso la finestra del Papa, attraversano i giardini vaticani, entrano nel padiglione delle carrozze, salgono alla galleria dei candelabri e delle carte geografiche. Le sale sono chiuse al pubblico: i Musei vaticani sono tutti per loro. Li scorta monsignor Konrad Krajewski, l’elemosiniere di Sua Santità, il braccio caritativo del Papa che ha ideato l’iniziativa. Arrivati alla Sistina, i senzatetto si accomodano sulle sedie rosse di velluto, quelle destinate a monsignori e cardinali durante le celebrazioni.
A sorpresa Francesco scende a salutarli: «Ci ha fatto prendere un colpo» racconta Lucia «eravamo faccia a faccia e ci siamo guardati negli occhi. Mi veniva da dirgli: lei è un miracolo vivente». E Bergoglio li conquista con poche parole: «Questa è casa vostra. Le porte sono sempre aperte per tutti». Il suo «esercito» si libera in un applauso senza fine. Poi tutti stretti intorno a lui per stringergli la mano, per raccontare le loro storie e per fotografarsi: «France’, facciamoci un selfie», gli chiedono in tanti e Panorama ne pubblica due scatti in esclusiva in queste pagine. «Sai che m’ha detto?», domanda Claudio: «Pregate per me perché sono un peccatore. Lui che dice a noi che è un peccatore. E allora noi che siamo?». Salutato il pontefice, si scende al punto ristoro dei Musei vaticani dov’è pronta la cena: pizza, mozzarella, salame, crocchette, insalata. Carla ha un sorriso radioso: «Dormo alla Caritas di Ponte Casilino, sono sola, non ho lavoro, mio marito mi ha abbandonato. Ma questa gioia stupenda giuro che me la porterò dietro finché campo». Antonio e Patrizia si tengono per mano, lui è di Napoli, lei è romana: «Francesco ci ha fatto entrare in casa sua per farci ammirare queste meraviglie. L’arte non è dei preti, non è dei ricchi, è di tutti. Pure nostra». Graziella, di nuovo con le sue buste di plastica, annuisce: «Era una vita che volevo vedere il Vaticano e il Papa ci ha detto che ora possiamo tornare quando ci pare». Non tutti però sono rimasti contenti. Angelo si lamenta: «Non credevo di dover fare tre chilometri a piedi. Se me l’avessero detto prima ci avrei rinunciato perché sono invalido». Ruggero invece è entusiasta: «Fossero tutti come er Papa er monno sarebbe un bijoux». Vive a Trastevere e mangia alla mensa di sant’Egidio. Papa Francesco, dice, gli ha fatto cambiare vita: «Ero più egoista, più possessivo, ho cominciato a seguire quello che dice lui... Pensavo che era una cosa così. E invece no: è una cosa sublime, nun è che raggiungi la felicità, ma la serenità sì, l’acchiappi, torni a vede’ er cielo azzurro, anche se piove».
Ma ce la farà Bergoglio a fare la rivoluzione in Vaticano? Mauro non è molto convinto: «Lui vuole farla, ma non sono sicuro che gliela lasceranno fare. Qui sono tanti quelli che hanno paura di perdere il potere». Però il nuovo «esercito del Papa» ormai è deciso a non lasciare solo Francesco.