Paolo Siepi, ItaliaOggi 2/4/2015, 2 aprile 2015
PERISCOPIO
Se alle regionali noi di Fi non raggiungiamo almeno il 15%, la dissoluzione del nostro partito diventa ineluttabile. Paolo Romani capogruppo Fi al Senato. la Repubblica.
Vedremo nel 2018 se di consenso ne avrà più Renzi o più Landini. Basta aspettare tre anni e vedremo. Matteo Renzi, agenzie.
Fino agli anni 80, nel Nordest c’è stato uno sviluppo essenzialmente all’ombra della Dc. Era un sistema finanziario che non negava un mutuo a nessuno. Il problema è che così si promuove il binomio «famiglia ricca, azienda povera» per cui gli investimenti si fanno a debito senza mai intaccare la liquidità personale. Giorgio Brunetti, economista (Raffaele Oriani). ilvenerdì.
Maurizio Costanzo è invecchiato, come tutti noi, e compare molto meno che in passato sul video, ma di lui non ci si può dimenticare. Nonostante le disavventure piduiste (anni 80), a differenza di vari suoi colleghi, non si fece sotterrare. Sembrava destinato a vivacchiare ai margini dei circuiti televisivi maggiori e, invece, grazie alla propria abilità divenne una stella: prima arrancando su Rete 4, poi decollando su Canale 5, emittente pilota di Mediaset. Vittorio Feltri. Il Giornale.
Al principio i concorrenti erano tutti rigorosamente sconosciuti. Nelle prime edizioni del Grande Fratello il miracolo si compiva puntualmente ogni anno, a volte premiando anche il merito. Ricordo che il giornale mi mandò a intervistare il trionfatore morale, se non il vincitore, della prima edizione, Pietro Taricone. Armato delle peggiori intenzioni di un giornalista – fare un po’ d’ironia a buon mercato sull’eroe del momento – mi trovai di fronte a un ragazzo molto diverso dall’immagine di nerboruto playboy riflessa dallo schermo: un ragazzo gentile e intelligente, assai simpatico, consapevole dei rischi di una notorietà troppo facile. Taricone si mise a studiare recitazione e divenne anche un bravo attore, prima di morire, a 35 anni, schiantandosi col paracadute. Curzio Maltese. ilvenerdì.
Oltre alla claustrofobia di cui nessuno ha tenuto conto, il mio disagio più grande fu l’impossibilità di provvedere alla tranquillità della mia famiglia, dei miei figli. Al momento dell’arresto erano troppo piccoli per capire che cosa stesse succedendo, ma abbastanza grandi da ricordarsi il padre in manette. La violenza principale i pm l’hanno usata contro di loro. E contro mia moglie Sophie, lasciata con tre figli senza i soldi per pagare le bollette. Neanche i figli minorenni di Totò Riina andrebbero lasciati senza i soldi per mangiare e sopravvivere. Mario Rossetti, dirigente Fastweb, incarcerato e poi assolto da tutte le imputazioni (Vittorio Zincone). Sette.
«Se la cannabis si vendesse solo come farmaco, perderebbe quell’aura di proibito che induce i ragazzi a trasgredire, facendosi del male». Il Bedrocan, unico preparato galenico a base di cannabis ammesso dal ministero per malati di sclerosi multipla e cancro, costa 318,73 euro per 300 milligrammi, 35 volte più dell’oro. Non è che qualcuno ci stia marciando, visto che si tratta di erba? «Eh... L’ha detto lei». Antonio Corvi, farmacista (Stefano Lorenzetto). Il Giornale.
Per scovare il leone bisogna andare fra gli sterpi alti, scrutare fra una vegetazione che ha il colore del suo pelo: il simba sta appartato qui in mezzo, aspetta la preda isolata, non si avventura nel branco perché due o tre bufali assieme lo farebbero fuori e poi perché ha scatto, ma non ha fiato e non reggerebbe a un lungo inseguimento. Aggiriamo un grosso cespuglio e improvvisamente, acquattato con le zampe ripiegate come i gatti, ecco un vecchio simba: guarda da un’altra parte e non si gira al nostro apparire. Suoniamo il clacson. Facciamo ruggire il motore con forti accelerate. Nulla, non si muove. È la più surreale mortificazione che si possa provare. Bisogna dargli un colpetto col paraurti sul sedere perché si alzi, sbadigli, butti un occhio annoiato e se ne vada lentamente scodinzolando. Luca Goldoni, È gradito l’abito scuro. Mondadori, 1972.
Sulla terrazza di Mille esempi di cani smarriti si dà appuntamento una varia umanità. C’è l’ex fiancheggiatore delle Brigate rosse oggi primario e onorevole del Partito democratico. C’è l’artistoide allergico alla doccia, concettoso perché superficiale, autore di opere insulse ma pretenziose. Ci sono soprattutto la padrona di casa, Luciana, genere maestrina democratica, e il suo punching ball preferito, il quasi marito Antimo, violoncellista mancato. Ci sono poi Cecilia e Franca, due 25enni. Cecilia è figlia di Luciana (non di Antimo) e sembra aver ereditato la certezza di meritare il meglio. Franca, vera protagonista del libro, è l’umile amica di periferia. Daniela Raineri, Mille esempi di cani smarriti (Alessandro Gnocchi). Il Giornale.
Quando studiavo legge all’università di Roma avevo come professore di storia del diritto romano Pietro Bonfante che non aveva, per il diritto romano, dal quale le nostre leggi discendono, quel feticismo che era ed è di prammatica nelle nostre università: «Nel diritto romano» diceva non esiste il concetto della libertà individuale. Lo Stato è tutto. Ecco perché gli italiani sono un popolo di servi comandati da un esercito di sbirri e di burocrati». 1954. Curzio Malaparte, Battibecchi. Shakespeare and Company.
Si era scritta l’indirizzo della casa: via d’Azeglio 12, Laglio. Era la casa che una vecchia amica le aveva prestato. Lei ci era andata tantissimi anni prima, un’estate, appena finito il liceo. Ricordava una palazzina ottocentesca, con una terrazza centrale cui si accedeva da due scale; il lago di fronte, e il pergolato di glicini in giardino. Ricordava le stanze grandi e ombrose, fresche anche nelle ore più calde, e i mobili vecchi di legno scuro, e i centrini di pizzo bianco sui comò. Aveva diciott’anni, in quell’estate, e la casa di Laglio nei ricordi aveva finito per identificarsi con la sua stessa adolescenza. Qualcosa di bello, fiorente e malinconico, e, nei suoi pensieri, già un po’ caduco, come i narcisi delle aiuole in quel giardino, che piegavano il capo sotto al sole del mezzogiorno. Il suo ricordo di quella casa era: estate, e luce, e penombra nelle stanze, in cui però i raggi del sole filtravano luminosi attraverso le fessure delle persiane; era il profumo dei glicini e il verde profondo del lago, calmo e quasi sempre immobile, che le faceva, in verità, una sottile paura. Marina Corradi. Tempi.
Quante gaffe ho fatto con l’intenzione di farle. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 2/4/2015