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 2015  aprile 02 Giovedì calendario

FACILE IL 730 PRECOMPILATO? UN DOCENTE D’UNIVERSITÀ CONFESSA DI AVERE SPESO CINQUE ORE SOLO PER ENTRARE NEL CASSETTO FISCALE

«La propaganda politica a volte può piacere, a volte no, ma è sempre da fessi crederci». Me lo disse un vecchio politico quando ero un giovane cronista. L’esperienza sul campo, durata alcuni decenni, mi ha confermato che aveva ragione. Quella regola è più che mai attuale ora, visto che la politica è fatta di molti annunci e pochi fatti. Esempi? I giornali di ieri e alcuni siti internet dedicati agli approfondimenti me ne hanno forniti a bizzeffe. Il più divertente è sul sito dei professori bocconiani lavoce.info, dove un docente di economia della Statale di Milano, Daniele Checchi, racconta di avere impiegato ben cinque ore soltanto per accedere al «cassetto fiscale» dell’Agenzia delle entrate nel quale, a partire dal 15 aprile, dovrebbe trovare il famoso modello 730 precompilato. Una lettura imperdibile.
Qualche giorno prima, come altri milioni di italiani, il professor Checchi aveva letto sui giornali che l’Agenzia delle entrate, grazie a un’innovazione del governo di Matteo Renzi, aveva deciso di semplificare la vita ai contribuenti, all’insegna del motto «un fisco amico»: da qui la predisposizione del modello 730 precompilato in base ai dati già in possesso del fisco, modello che 20 milioni di contribuenti (lavoratori e pensionati) potranno scaricare dal sito dell’Agenzia delle entrate, per poi controllarlo, correggerlo o integrarlo, e infine rispedirlo al mittente. Una procedura semplice, facile come bere un bicchier d’acqua: così, almeno, ha assicurato una gentile signora in un filmato postato dal fisco su youtube.
Contento come una pasqua, il professor Checchi aveva già calcolato quanto tempo avrebbe risparmiato per compilare quattro modelli 730 (il proprio e quello dei familiari), per poi consegnarli a un Caf «senza oneri aggiuntivi». In base all’esperienza degli anni passati, gli sarebbero occorse «circa cinque serate di letture propedeutiche (istruzioni per la compilazione del modello 730, spesso intrecciate con istruzioni Imu-Tasi-Tari che seguono a ruota), altre tre-quattro serate per la compilazione dei modelli e una mezza giornata per la consegna e l’archiviazione». Pignolo come sa esserlo un docente di economia, Checchi aveva calcolato che tutto ciò avrebbe richiesto «quasi 35 ore, una settimana di lavoro full time. Valutate al costo di un professore universitario, ci aggiriamo sul migliaio di euro». Dunque, rispetto al passato, un bel risparmio.
Purtroppo, anche i professori credono alla propaganda politica. Così Checchi ha impiegato ben cinque ore soltanto per scoprire come si può accedere al famoso «cassetto fiscale», da cui dovrà scaricare il 730 precompilato. Vi risparmio i dettagli tecnici, raccontati in modo brillante dal docente, sulle varie difficoltà da superare per ottenere l’autenticazione con pin e password. Sappiate però che, se volete provarci, il sito dell’Agenzia delle entrate funziona solo con Internet Explorer di Microsoft, e non con Mozilla di Firefox. Dopo avere ammesso di essere stato sul punto di arrendersi, Checchi commenta: «Non mi si venga a dire che si tratta di una procedura accessibile al cittadino medio». Guarda caso, lo stesso giudizio dell’editoriale di ItaliaOggi del 25 marzo scorso, in cui si prevedeva che il 730 precompilato sarà un flop come strumento di semplificazione del rapporto tra fisco e contribuente, mentre farà aumentare il ricorso ai Caf dei sindacati e dei professionisti. Con tanti saluti agli slogan propagandistici del governo Renzi sul fisco amico.
Altri esempi di propaganda politica sbugiardati dai fatti? Il più clamoroso è senza dubbio il fantomatico aumento degli occupati, sbandierato pochi giorni fa dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ma smentito in toto dall’ultima rilevazione Istat. Per Poletti, grazie al Jobs act, tra gennaio e febbraio vi erano stati 79 mila contratti siglati in più. Un numero che però non teneva conto di quelli «cessati», il che faceva scendere il totale dei contratti a 45.703, buona parte dei quali erano frutto della stabilizzazione di posti precari, e non nuovi posti di lavoro. Infatti a febbraio l’Istat ha registrato 44 mila lavoratori occupati in meno (quasi tutti donne), con un tasso di disoccupazione giovanile del 42,6%, mentre quello generale è salito al 12,7%, in controtendenza rispetto all’eurozona (11,3%), per non dire della Germania, dove in marzo la disoccupazione è scesa al 6,4%, tasso record dai tempi della riunificazione. Manipolare i dati sul lavoro per fare propaganda politica, finora, era un’accusa che la sinistra era solita usare contro Silvio Berlusconi e i suoi governi. Renzi e Poletti faranno ora autocritica?
Infine le Province, che Renzi promise di abolire, al pari del Senato. Ma la loro abolizione - se si esclude la cancellazione degli organi elettivi - è tuttora sulla carta. Con un effetto paradossale: il 31 marzo doveva iniziare il processo di mobilità dei 20 mila dipendenti in esubero delle 110 amministrazioni provinciali, ma poiché le Regioni non hanno provveduto a legiferare in materia, trasferendo a se stesse le funzioni provinciali, tutto è rimasto come prima, i 20 mila non si sono mossi, e la riforma si sta rivelando un flop. No, non è così che si cambia verso.
Tino Oldani, ItaliaOggi 2/4/2015