Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  aprile 02 Giovedì calendario

POLI: «IO NON MOLLO. E QUESTO MILAN CRESCERA’»

Clic. Al 9’ del primo tempo di Milan-Sassuolo (6 gennaio) il gol di Andrea Poli manda virtualmente i rossoneri al quarto posto a soli due punti dal terzo e in attesa del posticipo del Napoli. Poi qualcuno spegne la luce. Clic. E la stagione del Milan, all’improvviso, muore.
Perché, Andrea? Cos’è successo?
«Non è semplice da spiegare. Gli infortuni hanno inciso, ma in generale è stato un insieme di fattori che ci ha impedito di avere continuità. Il calcio è anche ciclico, ci sono tempi da rispettare nella fase di ricostruzione. Però siamo consapevoli di aver perso una grande occasione per accorciare i tempi della risalita del Milan. Non siamo contenti: c’è poco da dire e molto da fare».
Lei è il più presente dopo Menez. E’ giusto dire che sta andando benino ma che avrebbe potuto fare di più?
«Assolutamente sì. Se la stagione è andata così, tutti potevamo fare di più. Io per primo. Ma adesso siamo concentrati per cercare di ricostruire qualcosa di importante».
Gattuso aveva indicato lei come leader del nuovo Milan. Cosa manca ancora nella sua crescita caratteriale?
«Faccio parte di un gruppo, ma cerco di assumermi le mie responsabilità. E credo che nel nostro spogliatoio ci sia un bel nucleo di italiani da cui ripartire. Tutti insieme possiamo essere leader. Questo è il momento in cui dobbiamo assumerci le responsabilità».
Berlusconi vuole un Milan giovane e italiano. Come lo vede, da dentro?
«Quando il Milan comandava in Europa, c’era uno zoccolo duro di giocatori italiani. Adesso a Milanello c’è un bel gruppo di ragazzi che hanno già una discreta esperienza e sono attaccati alla maglia rossonera. Il progetto è bello».
Non invidia un po’ la fame di vittoria della Juve?
«Quattro scudetti ormai... Se li sono meritati. La loro voglia di vincere emerge sempre. E’ una qualità che si può allenare, ma devi anche averla dentro. Io difficilmente mollo, in campo e fuori: è il mio carattere e a volte eccedo».
Le manca la Champions?
«Eccome. Anche perché lì emerge davvero il dna del Milan. Nella scorsa edizione contro l’Ajax restammo in 10 dopo 20 minuti, ma riuscimmo a qualificarci lo stesso. Perché in Champions è sempre un altro Milan».
Scusi l’intrusione nella vita privata: cosa ha fatto martedì sera?
«Sono andato a cena con due compagni».
Ecco: Valdifiori, Parolo e Soriano stavano giocando Italia-Inghilterra. Rimpianti?
«Non rimpianti, ma la speranza di tornare nel gruppo. Purtroppo all’ultima convocazione non ero al top. Ho avuto l’occasione di allenarmi con Conte: si nota subito la sua voglia di vincere e si percepisce che è un grandissimo tecnico. Tatticamente è un mostro».
Il 12 giugno c’è Croazia-Italia. E’ il suo obiettivo per la fase finale della stagione?
«Mi auguro di esserci. Ma il primo obiettivo è fare bene con il Milan per poter convincere Conte a convocarmi. Dobbiamo chiudere bene il campionato per noi stessi, per i tifosi e per questa maglia mitica».
Servirebbe qualche suo gol. Arriva spesso in area, ma altrettanto spesso sbaglia. Come si impara a segnare sugli inserimenti?
«Faccio allenamenti specifici, cerco di gestire meglio le forze durante la gara per non perdere lucidità in area, Inzaghi qualche gol in carriera l’ha fatto e mi dà dei consigli. Ma la cosa migliore sarebbe segnare in partita: mi darebbe maggiore tranquillità al momento del tiro davanti alla porta».
Cosa potete chiedere a questo finale di campionato? Il discorso sulle dieci finali oggettivamente non regge.
«Abbiamo l’obbligo di fare bene. La fase finale di questa stagione è in realtà l’inizio della prossima: dobbiamo ripartire di slancio».
E’ stato a vedere il Clasico un paio di settimane fa. Il 19 aprile ci sarà il derby di Milano: è un altro sport?
«Lì sono più avanti: un altro pianeta. E poi sono abituati ad avere una mentalità propositiva, vincente. Crescono su palcoscenici migliori. Ma quando San Siro è pieno, non c’è confronto: qui l’atmosfera è più calda».
Chi è la miglior mezzala attualmente?
«In Italia sicuramente Pogba: qualità, tecnica, forza fisica, gol. Nel mondo per tanti anni il più bravo è stato Iniesta».