Andrea Scanzi, il Fatto Quotidiano 1/4/2015, 1 aprile 2015
BOTTIGLIE FIGHETTE E SENZ’ANIMA
Nel tentativo doppiamente frustrato di sviare l’attenzione e di apparire simpatico, Massimo D’Alema ha provato a scherzare (il che è di per sé un ossimoro): «È noto che la mia famiglia produce un ottimo vino. Abbiamo più domanda che offerta: il favore è riceverlo, non venderlo». In realtà l’unica cosa «nota» è che la coop Cpl ha gusti assai discutibili. Non solo ha acquistato 500 copie di un libro di D’Alema, ma gli ha pure comprato 2 mila bottiglie. D’Alema definisce i suoi vini «ottimi». Mica tanto. Il Fatto Quotidiano li aveva recensiti in tempi non sospetti, lo scorso 19 dicembre. L’azienda si chiama La Madeleine ed è in un lembo di terra umbra tra Narni e Otricoli. Zona di affascinanti vitigni autoctoni. D’Alema, però, punta tutto sui soliti vitigni internazionali: originalità zero, bevibilità non pervenuta. Altro che «ottimi»: i vini del Conte Max sono esosi e stucchevoli, algidi e distaccati, fighetti e modaioli. Perfettini e senz’anima. Un po’ come lui.