Paolo Siepi, ItaliaOggi 31/3/2015, 31 marzo 2015
PERISCOPIO – Angela Merkel a pranzo con Alexis Tsipras: «Peccato tu non puoi manciare». Spinoza
PERISCOPIO – Angela Merkel a pranzo con Alexis Tsipras: «Peccato tu non puoi manciare». Spinoza. Il Fatto. La tendenza consolidata è quella di uscire dall’euro per entrare il Rolex. Massimo Bucchi, scrittore satirico. ilvenerdì. Nella piazza Fiom convocata da Maurizio Landini spunta anche una vecchia conoscenza della giustizia e della politica, come l’ex pm di Palermo Antonio Ingroia. Che quando parla di se stesso usa il «noi» alla maniera dei re, spiega che sono scesi in piazza «gli incazzati», pensa che la Coalizione sociale sia la risposta giusta per unire tutti i frammenti della sinistra non rappresentata, confida nel tempo perché «le prossime elezioni sono lontane». E se la ride di gran gusto quando obiettiamo «forse non ci saranno più elezioni...». Franco Bechis. Libero.it. Non si era mai sentito un segretario della Cgil (in questo caso la Camusso) non dire nemmeno mezza parola a una manifestazione della Fiom che, in fondo, della Cgil fa parte. Fabrizio Roncone. Corsera. Alla manifestazione della Fiom in piazza del Popolo ha suonato il gruppo musicale: «Il muro del canto». Agenzie. Mi sembra, quello di Landini, l’annuncio di un nuovo soggetto politico. In termini di democrazia è positivo. Mi auguro solo che sia capace di guardare al futuro e non al passato, dove sono già stati fatti troppi danni. Giorgio Squinzi, presidente Confindustria. Agenzie. Il fatto che, con la riforma di Renzi, si crei in Rai un capoazienda nella figura dell’amministratore delegato, renderà sicuramente la Rai più competitiva, ma questa è un’altra cosa rispetto a renderla indipendente dai partiti. Enrico Mentana. la Repubblica. La Repubblica italiana è nata con Yalta che sanzionò la fine del fascismo e la spartizione dell’Europa tra le democrazie occidentali e le dittature orientali. E l’Italia è stata sfiorata da questo spartizione con un segno di fuoco. Altrove, la cortina di ferro ha separato terre e stati. Qui ha spaccato le coscienze, lasciandone buona parte in ostaggio all’al di là. Dunque non è stupefacente che la fine di Yalta scuota la nostra Repubblica. Da quel patto sono stati bloccati per 45 anni, non solo il mondo e l’Europa, ma anche il sistema politico italiano. Saverio Vertone, L’ultimo manicomio. Rizzoli, 1991. La bomba atomica è stata lanciata, la prima su Hiroshima, la seconda su Nagasaki. Prima che una terza esploda (nessuno sa ancora che non ce n’è) il Giappone si arrende... Fine della guerra mondiale: Eisenhower è nominato proconsole per l’Europa, MacArthur per l’Asia. Altri drammi, prevedibili e previsti, stanno cominciando. Un mondo deve essere ricostruito. Alla guerra delle armi, succede il duello delle ideologie. Servan-Schreiber, Passions. Fixot, 1991. Credo nella giustizia, ma non amo i pm. Mi piace la riforma Orlando che prevede la responsabilità civile dei magistrati perché ritengo che vada nella giusta direzione. Se un chirurgo perde sotto i ferri cinque pazienti, il sesto lo si fa curare a qualcun altro. Se su dieci persone che un pm sbatte in galera poi nove risultano innocenti gli si può consigliare di fare un altro mestiere? Lo sa ogni anno quante persone finiscono in carcere e poi risultano innocenti? Non lo so nemmeno io. Ho chiesto il dato a ministeri, tribunali, giornali, radio? Ma niente. È un mistero. Le pare normale? Ecco, senza modificare le prerogative dei pm e magari affidandone a loro la gestione, sarebbe bello che nei nostri tribunali ci fosse più trasparenza e accountability». Mario Rossetti, dirigente Fastweb, incarcerato e poi assolto da tutte le imputazioni (Vittorio Zincone). Sette. La mia unica preoccupazione è che l’azienda sia sempre più solida e forte per garantire a tutti coloro che ci lavorano un posto sicuro. Michele Ferrero. Sette. Nei conventi si mangia molta verdura. Non a caso i monaci non muoiono mai prima degli 80 anni. I certosini, che nel mondo sono appena 200, al mattino non fanno colazione. Il pranzo è il loro primo pasto e il pane che avanza diventa la cena. Nei refettori il cibo ritrova la sua solennità essenziale. L’ospite prende per primo la minestra dalla zuppiera. È un onore, ma bisogna stare attenti che ne resti anche per l’ultimo della tavolata. E per avere il pane devi allungare la mano come il mendicante. Giorgio Boatti, storico (Stefano Lorenzetto). Il Giornale. Sono stato rinviato a giudizio per auto-calunnia, che è quello che volevo; mettermi in mostra verso l’opinione pubblica ed essere nominato al Parlamento in quota gruppo misto. Ma accetto anche una candidatura nel movimento di Grillo. Certo, parlo nel mio interesse; ma come ho fatto il ruffiano una volta, potrei farlo ancora. Cioè, tradire il mandato elettorale passando alla concorrenza. Che è sempre stato il mio sogno: deludere i miei amici facendo la spia. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Giornale. A volte il silenzio preserva i rapporti davvero importanti. Non è necessario dirsi sempre ogni cosa. Soprattutto in famiglia. Più un legame è profondo, meno ci si dovrebbe dire. Francesca Archibugi. Regista. Il Fatto. Ho fatto l’università a Firenze. Fu una stagione forse irripetibile. Vi insegnavano Cantimori, Contini, Garin. Ma devo dire che il terreno fu fecondato già prima. Quando ormai quindicenne le mie giornate e nottate divennero fiorentine. Fu la scoperta del cinema e della musica a segnare quel periodo. Vedevo tanti film, quasi tutti i giorni: i primi Fellini, i Visconti, Hitchcock, i francesi Clouzot, Autant-Lara, Clement. E poi l’opera, la Callas ancora grassa, ne I Puritani, diretta da Tullio Serafin. La fanciulla del West diretta da Mitropoulos e regia di Curzio Malaparte, spettacoli memorabili sul duro marmo delle gradinate del Comunale. Molti pomeriggi al Gabinetto Vieusseux, accogliente, piacevole tra la riservatezza e l’umanità di Alessandro Bonsanti: lì capitavano sempre Luzi, Betocchi, Dallapiccola, Bilenchi, prima ancora dell’Università. Piero Gelli, già editor Garzanti, Einaudi e Rizzoli. (Antonio Gnoli). la Repubblica. Ci sono sempre stati i ricchi e i poveri in ogni Paese, perché così va il mondo. Ma quando i ricchi sono ricchi di Stato, quando accumulano vitalizi, prebende e pensioni dorate, solo perché fanno politica, allora vuol dire che siamo in Italia. Raffaele La Capria. Corsera. Noi uomini colti non sapremmo da che parte cominciare se dovessimo spiegare le tecnologie di cui facciamo uso ogni giorno. Dissertiamo di elettronica e di cibernetica, ma non ne capiamo nulla. Saul Bellow, I conti Tornano. Mondadori, 1995. I viali, nei miei sogni, non finiscono mai. Roberto Gervaso. Il Messaggero. Paolo Siepi, ItaliaOggi 31/3/2015