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 2015  marzo 31 Martedì calendario

RENZI PROVI A IMITARE OBAMA, CHE A CAPO DEL DIGITAL OFFICE DELLA CASA BIANCA HA NOMINATO UN EX DI TWITTER E GOOGLE

Jason Goldman è uno dei manager più prestigiosi del mondo digitale Usa: nel suo curriculum spiccano tre anni e mezzo a Google e la vicepresidenza a Twitter, dove finora era responsabile del prodotto. Una settimana fa il presidente Usa, Barack Obama, lo ha nominato Chief digital officer della Casa Bianca, con il mandato di portare la sua competenza e la sua energia anche nella pubblica amministrazione americana. Una nomina che ha portato l’uomo giusto al posto giusto, per cui nessuno si è sognato di metterla in discussione. In Italia, per la stessa missione, Matteo Renzi ha fatto l’esatto contrario: nel luglio 2014 ha nominato a capo dell’Agenzia digitale tale Alessandra Poggiani, il cui unico atout era di essere amica di Marianna Madia, ministro della Pubblica amministrazione.
Non è qui il caso di ripetere ciò che ItaliaOggi ha scritto più volte sulla inadeguatezza della Poggiani per l’incarico, che era ed è strategico, dovendo l’Italia recuperare almeno un decennio di ritardi nello sviluppo dell’economia digitale. Se ce ne occupiamo ancora una volta, l’ultima si spera, è per due ragioni. La prima: Renzi ha copiato con successo da Obama il Jobs act, se non nei contenuti, quanto meno nel nome. La legge che ne è uscita sta avendo un certo successo. Bene. Un motivo un più perché il nostro premier, dovendo ora scegliere il manager da mettere al posto della Poggiani, tenti di imitare Obama una seconda volta, cercando sul mercato un manager competente, anziché uno lottizzato, magari con l’aggravante di non avere né il titolo di studio richiesto, né l’esperienza manageriale sufficiente, né un briciolo di stile.
Già, lo stile. Anche questo fa curriculum, ed eccoci al secondo punto: è forse un segno di stile sputare nel piatto dove si è mangiato? La domanda viene spontanea leggendo l’intervista al sito Wired, con cui la Poggiani ha annunciato le dimissioni.
Per giustificare il proprio insuccesso, che per l’Italia significa un altro anno perso nel rinnovamento digitale, ecco cosa dice: «Non mi sono sentita sostenuta, anche se questo governo è meglio dei precedenti. Forse il presidente del Consiglio ha chiaro quanto sia importante questa partita, ma gli altri senz’altro no». E chi sono gli altri? Ecco i nomi, registrati dal direttore di Wired, Massimo Russo, in alcuni colloqui con la Poggiani: «Stefano Quintarelli segue con grande tenacia le battaglie che gli stanno a cuore, ma poi comunque ha la sua attività di parlamentare. Riccardo Luna ha fatto un lavoro intelligente con i digital champions locali, è servito ad esempio per spiegare la fatturazione elettronica, ma lui è un comunicatore. Paolo Barberis (consigliere di Palazzo Chigi per l’innovazione) a sua volta deve seguire le proprie attività».
Se pensate che sia un tentativo di scaricabarile, siete nel giusto: si tratta infatti di colleghi della Poggiani, tutti incardinati a Palazzo Chigi per contribuire al decollo del digitale. Ma che le critiche della dimissionaria siano credibili, questo proprio no. Stefano Quintarelli, per esempio, è considerato uno dei pionieri nell’introduzione di internet in Italia, è stato tra i fondatori della prima rete indipendente di posta elettronica (I.Net), orientata al mercato professionale, nonché ex direttore dell’area digitale del gruppo Sole 24 Ore, più altri incarichi manageriali di prestigio che hanno spinto il Corriere della sera a inserirlo tra i 30 imprenditori più innovativi, mentre la Internet Society lo ha equiparato ai protagonisti del Rinascimento.
A occhio e croce Quintarelli era uno che, sul digitale, ne sapeva più della Poggiani, e che forse più di lei meritava di guidare l’Agid. Ma ha avuto il torto di credere in Mario Monti, poi di farsi eleggere deputato con Scelta Civica, e nell’Italia dei lottizzati non poteva fare altro che finire come consulente della Poggiani, che alla fine l’ha pure scaricato in malo modo. Idem dicasi per Paolo Barberis, fondatore di Dada, nonché animatore di Nana Bianca, l’acceleratore di imprese con sede a Firenze. Quanto a Riccardo Luna, giornalista, non è certo su di lui che si possono scaricare le responsabilità di un fallimento manageriale, che è tutto della Poggiani e di chi l’ha lottizzata.
Ora la palla passa agli elettori del Veneto. La Poggiani si è infatti dimessa per candidarsi come consigliera regionale, a fianco di Alessandra Moretti (Pd). A Wired ha detto che il progetto della Moretti per portare l’innovazione digitale nel Veneto l’ha convinta. Ma è difficile da credere. Più plausibile è l’interpretazione che ne dà Mauro Romano su questo giornale: Renzi se l’è tolta dai piedi, visto l’insuccesso clamoroso. Ma lottizzerà anche il successore? O farà tesoro dell’esempio di Obama? Lo vedremo presto.
Tino Oldani, ItaliaOggi 31/3/2015