Vittorio Zucconi, D, la Repubblica 28/3/2015, 28 marzo 2015
LO DROGA DEGLI STATES SI CHIAMA CAUSA PER DANNI
C’è un’ altra droga che sta consumando gli Stati Uniti. È insidiosa, perchè non produce sintomi immediati. Costa 264 miliardi di dollari all’anno all’economia nazionale. Genera ricchezze faraoniche per coloro che la spingono e rovina per chi ne subisce le conseguenze. Ha distrutto economie locali, famiglie e individui, eppure viene pubblicizzata a martello su tutte le reti televisive.
È la “causite”, sostanza secreta dal milione e trecentomila avvocati attivi negli Stati Uniti che devono guadagnarsi da vivere sfornando querele e cause in una battaglia quotidiana che va dalle sale d’attesa dei pronto soccorso ai consigli d’amministrazione delle grandi corporation.
Gli Usa sono incomparabilmente – e grazie alla rapidità dei tribunali – la nazione più legalmente litigiosa del mondo. Insieme con sacrosante battaglie contro medici inetti, aziende inquinanti o discriminatorie e farmaci pericolosi, trionfa quello che nel linguaggio dei tribunali si chiama la frivolous lawsuit, la causa individuale o collettiva costruita su frivoli pretesti per spremere soldi ad assicurazioni o a privati.
Quando mia moglie fu tamponata a un semaforo, senza subire altri danni che un paraurti danneggiato, per giorni dovette respingere quotidiane telefonate di “cacciatori di ambulanze”, come sono definiti sprezzantemente, che insistevano perchè lei denunciasse qualche conseguenza fisica o psicologica (torcicollo? Insonnia? Cefalee? Irritabilità? Incubi?) capace di giustificare una causa per danni personali.
La terribile profezia del sommo magistrato della nazione, il capo della Corte Suprema Warren Burger, fatta nel 1980 quando in Usa lavoravano 400 mila avvocati si stava avverando: «Diventeremo una società infestata da orde di avvocati famelici come locuste».
Negli ultimi anni, però, la corsa alle facoltà di Giurisprudenza si è calmata. Le iscrizioni scendono del 7 per cento e dai 45 mila nuovi avvocati sfornati ogni anno il numero si è ridotto a 37 mila. Il mito del grande giustiziere, alimentato dalla letteratura popolare e dal cinema si appanna di fronte alla realtà di una competizione brutale.
I tribunali sembrano meno indulgenti nell’accettare casi come la leggendaria causa contro la McDonald’s per danni sporta da una anziana signora del New Mexico, ustionata nelle parti intime perchè guidava stringendo un bicchierone di caffè bollente tra le cosce, rovesciato da una frenata (ottenne 6 milioni di dollari in danni, ridotti in appello a 100mila).
Ma casi come quelli denunciati dal super avvocato Philip Howard nel suo La legge di nessuno continuano. Un vigile del fuoco querelato dopo essersi gettato in mare per salvare un bagnante senza la licenza per salvataggi in mare. Insegnanti portati in tribunale per avere sgridato a voce troppo alta uno scolaro o, al contrario, per averlo abbracciato. Un’azienda costretta a chiudere perchè le sue taniche porta carburante sono state considerate pericolose dopo che uno sciagurato padre di famiglia aveva versato benzina direttamente dal serbatoio sulle braci roventi del barbecue.
L’effetto è una corazza di norme, regolamenti, codicilli che accettiamo con un semplice click nel computer senza neppure leggerli. O è quella dilagante “medicina difensiva” che impone a qualsiasi medico una cascata di costosi esami e test diagnostici, per evitare future cause per incompetenza o diagnosi errate.
Si diffonde il “consumo di querele”, come fossero prodotti da acquistare soddisfatti o rimborsati. La promessa di succulenti guadagni attira clienti, sedotti dalla proposta dell’avvocato di fare a mezzo. «Se vi è stato prescritto il medicinale Xyw e avete sviluppato nausee, mal di testa, dolori articolari, impotenza, insonnia, dermatiti», chiamate lo Studio Legale Smith, Smith & Smith, bombarda la tv.
Il risultato di queste class action, condotte per conto di migliaia di utenti, di consumatori e di pazienti, è spesso utile per eliminare prodotti o medicinali o azioni nocive. Ma lo è sempre per gli avvocati che le patrocinano. Due dei 400 americani più ricchi sono avvocati specializzati in “danni personali”. E adesso querelatemi pure.