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 2015  marzo 31 Martedì calendario

RAFA SCHIAVO DELL’ANSIA

Le crisi di panico sono terribili per tutti. Per i forti sono terrificanti. Ancor di più in uno sport di testa come il tennis, quando il forte è talmente forte che ha vinto 9 degli ultimi 10 Roland Garros, e ha piegato la classe di Roger Federer, diventando l’esempio dell’agonista indomito, al limite dell’imbattibile, quando il gioco si fa duro. Sì, è vero: oggi Rafa Nadal, proprio il gladiatore di Maiorca, proprio il gancio (di dritto) più famoso di Capitan Uncino e di Jabbar («Gancio cielo») non regge la pressione. Anche se promette: «Rimetterò a posto le cose. Non so se ci metterò una settimana, sei mesi o un anno, ma ce la farò». Intanto, s’è garantito il record negativo in carriera nei primi 3 mesi dell’anno, prima dell’adorata terra rossa europea. Una macchia tripla. Perché, sul cemento di Miami perde il secondo derby di fila fra mancini spagnoli contro Fernando Verdasco (dopo i primi 13 successi consecutivi). Perché cede dopo aver rimontato il primo parziale, contro un avversario scorbutico, ma al quale aveva lasciato una cicatrice indimenticabile nella semifinale di quattro ore e mezza degli Australian Open 2009. E perché questa sconfitta segue altre brutte sconfitte stagionali. A Doha, Nadal ha perso all’esordio con Berrer; agli Australian Open ha domato Smyczek per 7-5 al quinto set per poi cedere nei quarti a Berdych dopo averlo battuto 17 volte di fila; a Rio, s’è arreso (contro Fognini) per la prima volta in semifinale sull’amata terra dopo 12 anni e 52 match; a Baires ha firmato il 65° titolo Atp superando in finale l’amico del cuore, Juan Monaco; nei quarti di Indian Wells ha appena mancato 3 match point al secondo set per poi inchinarsi a Raonic.
GATTO Dov’è finito il vero Rafa? Rafa svicola: «Non è a livello di gioco perché il mio è migliorato da un mese in qua, ma non sono abbastanza rilassato per giocare bene. Continuo a essere troppo nervoso, come mai prima». Il problema parte dalle formidabili gambe a molla del gatto di Maiorca, che non stantuffano più come pistoni, anche se il campione, toccato da troppi infortuni, l’ultimo al polso che gli ha rovinato gli ultimi 6 mesi del 2014, interroga piuttosto il dottor Freud. «Dipende da tante piccole cose. Forse ho troppa voglia di far bene, e gioco con molto nervosismo e molta ansia, specialmente nei momenti importanti del match. In campo mi sento più stanco del normale e non ho la solita fiducia». La coperta di Linus è la sua isola: «Ho bisogno di un po’ di calma e di pazienza. Devo rilassarmi».
CLASSIFICA Lunedì la classifica potrebbe ricacciarlo dal terzo al sesto posto. «Non voglio mettermi pressione extra. Non devo dimostrare più niente a nessuno, quel che mi interessa è tornare ad essere competitivo per vincere ogni torneo. E sono motivato a riuscirci». Le crisi d’ansia sono terribili.