Roberto Napoletano, Domenicale – Il Sole 24 Ore 29/3/2015, 29 marzo 2015
IL DOPPIO NEIN DI SCHRÖDER E IL FUTURO DEI GIOVANI ITALIANI
Ho davanti agli occhi le guance rosse e il sorriso rotondo di Gerhard Schröder, l’ex cancelliere tedesco, che accompagnano la più imperativa delle risposte: «Nein». Ho appena finito di chiedergli se era in grado di indicarmi una riforma fatta da Angela Merkel dopo le sue di Agenda 2010 e quest’uomo, che ha cambiato la storia recente della Germania trasformandola da grande malato nell’economia più forte d’Europa, si rivolta nella poltroncina bianca e fa esplodere in una risata collettiva la nuova Aula Magna della Bocconi, a Milano, gremita per la giornata di inaugurazione del Salone del risparmio. Dice: «Nein» e sorride anche lui divertito. Allora insisto: «Lei ha fatto le riforme, ha dimezzato i tempi del sussidio di disoccupazione, ha reso flessibili i salari, ha tagliato le prestazioni sanitarie e ha diminuito il costo del lavoro, ha investito sulla formazione. Risultato: il suo partito si è spaccato e ha perso le elezioni, ma la Germania è rinata e il dividendo delle sue riforme lo ha incassato Angela Merkel. Mi tolga una curiosità: le ha mai detto grazie?». Altra risposta secca, con lo stesso lampo negli occhi: «Nein».
Non lo avevo mai incontrato prima, ma mi ha colpito molto per la nettezza dei giudizi e la forza (anche autocritica) nei confronti di un’Europa che si è rivelata troppo spesso miope quando, cito a mente, è riuscita a trasformare il piccolo problema del debito greco in un grande problema di tutti per la lentezza del suo intervento e i mille focolai di crisi, generati da quell’errore, che hanno conseguentemente contagiato i debiti dei Paesi periferici finendo con il creare povertà e allargando fossati e disuguaglianze in un circuito perverso fatto di negligenze e vedute corte. Soprattutto mi è sembrato di sentire e toccare da vicino, dietro le parole e l’eloquenza dei gesti, la forza nobile della politica («Se per un Paese è fondamentale fare le riforme, la nostra rielezione passa in secondo piano: noi abbiamo fatto la cosa giusta anche se poi non abbiamo vinto. Oggi la Germania è la nazione più competitiva in Europa e i giovani sono i veri vincitori dell’Agenda 2010») e il richiamo fuori dagli stereotipi ma pieno di sorprendente realismo («La Grecia con un Pil pari al 3% dell’Europa non è un vero problema, ma se due pesi massimi come la Francia e l’Italia non fanno le riforme e non riescono ad aumentare produzione e competitività, allora sì che il problema c’è»). La sferzata in casa («Non dobbiamo indulgere ai populismi e dobbiamo investire senza egoismi sulla scelta obbligata dell’Unione Europea, va completato il disegno politico») e un ragionamento, mai banale, su Ucraina e Russia, uno scacchiere mondiale dove ci misuriamo con competitori globali come Cina, Brasile, India, oltre gli Stati Uniti, la carne viva di chi conosce e rispetta le leggi della politica, ma ha voglia di ricordare a tutti che molte delle scelte compiute sono obbligate e sono dettate dai rapporti di forza del nuovo mondo. Rimugino su quelle parole: noi abbiamo perso le elezioni, ma i nostri giovani hanno vinto, solo così potevamo guarire. Non mi trattengo e butto lì: «Non credo che Matteo Renzi voglia perdere le elezioni e, quindi, questo vuol dire che non guariremo mai?». Si ferma il vecchio Gerhard, sembra quasi che pensi ad altro, poi di colpo assume un tono solenne: «Mi creda, l’immagine storica di Renzi dipenderà dal fatto se riuscirà davvero a fare o no le riforme. Se ci riesce può darsi non sia rieletto, ma la sua importanza per il Paese resterà per sempre. Se non riesce a farle rischia comunque di non essere rieletto». Non ho ben capito se Schröder faccia il tifo per Renzi, ma so quello che serve al Paese e che lui deve assolutamente realizzare. L’intelligenza della politica può aiutare, ma la differenza la fanno visione, fatica, qualità degli uomini e capacità operativa. Vincere le elezioni è importante, assicurare un futuro ai nostri giovani molto (molto) di più.
roberto.napoletano@ilsole24ore.com
Roberto Napoletano, Domenicale – Il Sole 24 Ore 29/3/2015