Marco Mele, Il Sole 24 Ore 29/3/2015, 29 marzo 2015
SARÀ L’AD A NOMINARE I DIRETTORI DEI TG
ROMA
Sarà l’amministratore delegato a nominare i direttori dei Telegiornali e delle reti, sentito il Consiglio di amministrazione. Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Comunicazioni, non solo difende il progetto del Governo «organico, perché si compone anche della delega sul canone e delle linee guida sulla Nuova Rai» e sfida i critici a presentare emendamenti per rafforzare l’autonomia della Rai. «Sono sicuro, invece, che Maurizio Gasparri - sottolinea Giacomelli - li presenterà per ridimensionare i poteri dell’amministratore delegato rispetto a quelli del Cda. Dice che questo progetto è uguale alla sua legge? Perché, allora, non lo vota senza presentare emendamenti? Perché sa benissimo che è differente. Le critiche di?Benedetta Tobagi? Il Cda uscente avrebbe potuto già superare la lottizzazione dei Tg».
Diversità che comincia da una delle due fonti di nomina, quel Parlamento che designerà quattro consiglieri su sette, la maggioranza del Cda. «Non è la stessa cosa - afferma il sottosegretario delle Comunicazioni - che votino l’Aula di Camera e Senato anziché la Vigilanza. Con la Gasparri c’era una commistione tra compiti di controllo e designazione dei controllati, che sparirà. E la Vigilanza non dovrà sovrapporsi alla gestione. I partiti che sceglieranno i consiglieri nell’Aula saranno soggetti alla pressione dell’opinione pubblica».
La seconda diversità, secondo Giacomelli, sta nella figura dell’amministratore delegato, nominato dal Cda d’intesa con l’azionista. «La sua figura va sottratta alla mediazione con il Consiglio di amministrazione e con la politica. Avrà degli obiettivi e risponderà del loro raggiungimento o meno». L’amministratore delegato avrà più poteri rispetto a quelli del direttore generale rafforzati da Mario Monti, il cui esecutivo li “tolse” al cda per darli al presidente e al dg Luigi Gubitosi, designato prima di raggiungere l’intesa con il cda. Il tetto di spesa per i contratti che saranno firmati dall’ad, senza il voto in Cda, salirà da 2,5 a dieci milioni. L’amministratore avrà mano libera nelle nomine.?Monti ha già fatto delegare dal Cda al presidente e al direttore generale la nomina dei dirigenti “non editoriali”. «L’amministratore delegato - rivela Giacomelli - effettuerà tutte le nomine di primo e secondo livello, anche quelle per testate e reti, sentito il Consiglio di amministrazione. L’ad non dovrà fare trattative con i consiglieri per nominare un vicedirettore in più. La Rai ne ha già troppi». Bisognerà capire cosa comporterà quel «sentito». Finora, per le nomine editoriali, il dg ha potere di proposta e a votarle è il Cda. Potrà l’amministratore delegato nominare un direttore di newsroom con il parere contrario della maggioranza del cda, se mai questo accadrà?
«Il Cda fisserà i budget - continua Giacomelli - approverà il Piano industriale e quello editoriale, che l’amministratore dovrà attuare con l’obiettivo di trasformare la Rai, non solo per la buona gestione, ma facendone una media company protagonista su tutte le piattaforme». Altro tratto distintivo del disegno di legge approvato dal Governo, la trasformazione della Rai in Spa. «Il disegno di legge lo renderà esplicito - spiega Giacomelli - il modello sarà quello di una Spa che risponde alle regole del Codice civile, con qualche eccezione: per esempio, sulla revoca degli amministratori sarà obbligatorio attenersi al parere della Vigilanza. La Rai, in ogni caso, non dovrà più seguire procedure come le Asl».
Quanto al rappresentate dei dipendenti in Cda, è la prima volta per una società pubblica in Italia «e anche gli esempi internazionali - aggiunge il sottosegretario alle Comunicazioni - lo prevedono più nei consigli di sorveglianza che in quelli d’amministrazione. Lanciamo ai dipendenti Rai la sfida a partecipare al cambiamento radicale dell’azienda». Problemi con e tra i sindacati? «Il testo dice solo che il rappresentante è nominato dall’assemblea, non dalle organizzazioni».
Quello del Governo, insomma, «è un Piano complessivo, da completare con il rinnovo della concessione». Negli obiettivi del Governo vi è anche un superamento del Testo unico sui servizi media (Tusmar), «per creare un Codice unico della convergenza», che tenga conto di quanto accade nel mondo digitale. «E per quanto riguarda il sistema Paese, facciamo da tempo degli incontri - conclude Giacomelli - insieme al ministero delle Attività culturali, con i produttori dell’audiovisivo e tutti gli operatori tv per modificare l’attuale impianto di norme e incentivi (per esempio defiscalizzando l’export, ndr), per diventare competitivi sul mercato internazionale».
Marco Mele, Il Sole 24 Ore 29/3/2015