Mattia Feltri, La Stampa 29/3/2015, 29 marzo 2015
“IL CONSIGLIO D’EUROPA LI DEFINÌ LUOGHI DI TORTURA GIUSTO VOLTARE PAGINA” – [Intervista a Ignazio Marino] – Sindaco Marino, fra quarantotto ore chiudono gli ospedali psichiatrici giudiziari, discendenti dei manicomi criminali
“IL CONSIGLIO D’EUROPA LI DEFINÌ LUOGHI DI TORTURA GIUSTO VOLTARE PAGINA” – [Intervista a Ignazio Marino] – Sindaco Marino, fra quarantotto ore chiudono gli ospedali psichiatrici giudiziari, discendenti dei manicomi criminali. Un orrore che dura dal 1904. Ce l’ha fatta. «Ne sono felice. È stata una battaglia mia e di tanti altri e arriva a compimento. Sono diventato presidente della commissione d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale nel 2008, una di quelle che per prassi vanno all’opposizione. Premier era Silvio Berlusconi. Ma devo dire che si votò ogni passaggio all’unanimità». In quegli anni avete girato tutti gli Opg. «C’erano condizioni di vita spaventose. Ricordo per esempio che nell’Opg di Aversa vidi una bottiglia di plastica nel buco del bagno alla turca. Mi domandai il perché. Cambiai camerata e anche lì c’era la bottiglia nel bagno, e poi una terza. Va bene che sono matti, mi dissi, ma non saranno tutti matti allo stesso modo. Un detenuto mi spiegò - era estate, c’era un caldo soffocante - che era l’unico modo per tenere l’acqua in fresco: non c’era il frigo. E d’inverno la bottiglia serviva per non far salire i topi. Facemmo una scenata alla direttrice». Siete andanti a raccontarlo al presidente Napolitano. «Fu lui a consigliarmi di fare dei video perché, disse, se non si vede non ci si crede. La commissione cominciò ad andare negli Opg con un regista, Francesco Cordio, che realizzò 13 ore di girato e ne ha ricavato un film, Lo Stato della follia. Tornammo al Quirinale con un dvd di mezzora (si trova su Youtube alla voce Documentario psichiatria Opg, è raggelante, ndr). Ricordo che il presidente inserì il dvd, furono spente le luci e lo guardammo. Quando le luci furono riaccese nessuno fiatò per parecchi secondi. Poi Giorgio Napolitano mormorò “ma come è possibile?”». Che ricorda di quelle visite? «Ricordo un uomo nudo, legato polsi e caviglie al letto, con un foro attraverso cui orinare e defecare. Ricordo questo tanfo di escrementi di cui erano intrise le stanze, le lenzuola, le persone. Ricordo un uomo sulla cinquantina che piangeva e diceva papà vienimi a salvare. I detenuti erano legati o intorpiditi da psicofarmaci che erano somministrati ma non prescritti: i medici firmavano le prescrizioni una volta l’anno e si faceva dei medicinali un uso indiscriminato». E voi che facevate? «La commissione aveva poteri equivalenti a quelli del pm, per cui - lo ricorderete - chiudemmo gli ospedali o gran parte di essi. Capitava che in ospedale ci fosse un solo medico, che non ci fosse nemmeno uno psichiatra. E molti detenuti non dovevano essere lì: ricordo uno, a Barcellona Pozzo di Gotto, che nel ’92 aveva fatto una rapina simulando col dito di avere una pistola in tasca. I tre complici furono dichiarati capaci di intendere e di volere e non fecero un giorno di carcere; lui entrò in ospedale psichiatrico e non ne è mai uscito. Lo facemmo dimettere, ma lui non è più in grado di concepire la sua vita lontano da lì, e ci è tornato». E adesso che gli Opg vengono chiusi? «E’ giusto così. Il Consiglio d’Europa li ha definiti luoghi di tortura. Quando cominciammo il lavoro con la commissione i detenuti erano circa mille e cinquecento. Oggi sono più o meno ottocento. Il 60 per cento di loro torna a casa, ha parenti che li aspetta. Certo, un uomo che era in Opg da anni mi si faceva incontro coi pugni perché era spaventato all’idea della chiusura dell’ospedale. Ma sono casi rari». Ci saranno persone pericolose che verranno liberate? «No. La maggior parte dei detenuti ha commesso reati minori. Per dire: uno era lì perché in crisi d’astinenza aveva distrutto le slot machine di un locale, un altro perché era uscito da un bar ubriaco e aveva resistito alle forze dell’ordine. Da quei luoghi sono stati devastati. Poi, certo, ci sono degli assassini, ma non andranno per strada». E dove vanno? «Ci sono le case famiglia, le comunità. In teoria ogni Regione dovrebbe disporre di nuove strutture, le residenze assistite per i pazienti più delicati». Molte non ne hanno ancora. «Immaginavo. La chiusura degli Opg è stata rinviata più volte per motivi vari e Napolitano si arrabbiò e disse che non avrebbe mai più firmato proroghe. In ogni caso il governo può commissariare tutte le Regioni inadempienti. Il tempo delle parole è finito, quello degli ospedali psichiatrici giudiziari anche». Mattia Feltri, La Stampa 29/3/2015