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 2015  marzo 29 Domenica calendario

GUAI IN ARRIVO DALLE ASSICURAZIONI C’È IL DOLO: NESSUN RISARCIMENTO

Lufthansa ha subito stanziato 50.000 euro per ogni famiglia delle persone decedute nel tragico volo dell’Airbus A 320 costato la vita a ben 150 persone. La compagnia tedesca mette le mani avanti, perché i parenti delle vittime dopo il danno della perdita dei propri cari, rischiano una battaglia legale per ottenere i risarcimenti. Le prime stime quantificano dai 350 milioni al miliardo di euro il danno complessivo derivante dal “suicidio stragista” del copilota Lubitz. Però, le assicurazioni per la responsabilità civile dei mezzi di trasporto giammai risarciscono danni così ingenti, laddove sia dimostrata l’intenzionalità del conducente di compiere una vera e propria strage. Non bastasse l’elemento psicologico doloso di Lubitz, anche l’assicurato Lufthansa risponderà di condotta a dir poco colposa: dalle prime indagini, infatti, appare evidente l’inadeguatezza del copilota a sedere nella cabina di comando dell’Airbus a causa di un documentato stato di patologia psichica. La compagnia tedesca invece doveva garantire ai propri passeggeri l’integrità psico-fisica dei propri piloti, altrimenti ne deve rispondere direttamente: non c’è assicurazione che tenga. Nessuna assicurazione risarcirà mai un suicidio, nemmeno in presenza di una polizza vita. Qualche tempo addietro un ispettore assicurativo mi raccontò una casistica drammatica sviluppatasi in Veneto nel nefasto periodo dei suicidi degli imprenditori durante la crisi. Alcuni di loro strozzati dai debiti si assicuravano per il caso morte indicando quali beneficiari i familiari, e qualche tempo dopo si suicidavano con la convinzione di levare il disturbo e sanare i conti domestici con l’indennizzo della polizza vita alla famiglia. Così non fu, parola d’ispettore. Appena vi sia una dimostrazione anche minima d’intenzionalità viene meno l’elemento essenziale del contratto stesso di assicurazione: l’alea. Più facile che una compagnia di volo del calibro di Lufthansa abbia stipulato polizze per condotta colposa dei propri amministratori che rispondano della scelleratezza di aver messo in cabina di comando il giovane squilibrato. Le norme internazionali prevedono un rimborso di circa 113.000 euro per ogni passeggero morto, ma in questo caso potrebbero essere ben di più a causa della non idoneità mentale di Lubitz. Le cause potranno essere incardinate in Spagna, Germania o Francia a seconda del Paese di residenza dei passeggeri, ma la battaglia legale si preannuncia intricata, perchè Lufthansa potrebbe essere chiamata in prima persona a risarcire il folle schianto. Voci degli addetti ai lavori parlano comunque della disponibilità delle assicurazioni, Allianz in testa, ad offrire subito 6,5 milioni di euro. Cifra irrisoria per un avvenimento che ha scioccato il mondo intero. Un risarcimento adeguato rischia di affondare il bilancio della compagnia di volo o di quella assicurativa. La follia omissiva di chi ha messo alla cloche uno psicopatico è seconda solo a quella suicidiario-stragista dello stesso Lubitz. Le assicurazioni faticano a risarcire i sani di mente figurarsi i matti.