Maria Antonietta Calabrò, Corriere della Sera 29/3/2015, 29 marzo 2015
IL VESCOVO E IL COSTRUTTORE ARRESTATO «GLI CHIESI LAVORO PER DUE NIPOTI»
ROMA Monsignor Francesco Gioia, presidente della Peregrinatio ad Petri Sedem che organizza l’accoglienza dei pellegrini, anche durante il Giubileo, è coinvolto nell’inchiesta sulle Grandi Opere.
A casa sua è stata sequestrata documentazione di un conto presso lo Ior, per cui la Procura di Firenze presenterà una rogatoria in Vaticano.
Come è nato il suo rapporto con il costruttore Stefano Perotti?
«Ho conosciuto la famiglia Perotti 43 anni fa,nel 1972. Rientrando in Italia dallo Zambia e dalla Tanzania, fui richiesto da un missionario del mio Ordine (i Cappuccini ndr ), padre Angelo Simonetti, di consegnare una lettera all’ingegner Massimo Perotti, papà di Stefano. Passato a ritirare la lettera al mio convento, Massimo Perotti si mostrò preoccupato per gli studi del figlio Stefano, che allora era un quattordicenne. Saputo che ero professore di lettere e filosofia, mi chiese se potevo occuparmi di dare un sostegno scolastico sia a lui che al fratello Fabrizio, di dieci anni. Poi si aggiunse il terzo figlio, Marco, che era appena nato. Ho svolto, di fatto, la funzione di precettore dei tre fratelli, accompagnandoli sino al diploma di scuola superiore. Poi, durante l’università, ho completato la formazione di cultura generale di ciascuno di loro».
E per questo è stato pagato?
«In tanti anni di impegno con i ragazzi Perotti non ho mai ricevuto alcun compenso, né in denaro, né altro, ad eccezione di qualche capo di vestiario indossabile sotto l’abito da frate».
Lei però chiese a Perotti una «raccomandazione» per i suoi nipoti...
«Sei anni fa, ho chiesto a Stefano Perotti se poteva trovare un’occupazione per mio nipote, Maurizio Gioia, che era disoccupato e stava incontrando grosse difficoltà a ricollocarsi, avendo 45 anni. Fu poi assunto come fattorino. Analoga richiesta gli ho fatto circa due anni fa per il figlio di mia sorella, Gianluca Laveneziana che, nonostante avesse conseguito tre lauree, non riusciva a trovare un lavoro vicino a dove risiedeva, cioè a San Vito dei Normanni. Il primo maggio del 2014 è stato assunto con un contratto a progetto di due anni nell’organismo incaricato per la vigilanza delle Ferrovie Sud-Est. A circa 1.200 euro al mese. So che per l’assunzione di Gianluca, Stefano Perotti si rivolse a Francesco Cavallo, persona che non conoscevo e che, dopo, ho incontrato soltanto tre o quattro volte. Perotti si rivolse anche all’ingegnere Ercole Incalza, che conoscevo per aver officiato il funerale della moglie».
Ercole Incalza lei lo ha frequentato spesso?
«Come ho detto, l’ho conosciuto in un’occasione per lui tristissima, circa sei anni fa. Successivamente l’ho incontrato sporadicamente nella mia funzione di sacerdote. Negli ultimi due anni l’ho sentito al telefono prima per la richiesta e, poi, per il ringraziamento per l’assunzione di mio nipote Gianluca, da lui favorita. Gli ho anche sollecitato l’avanzamento di una pratica relativa ad un contributo richiesto dal parroco della mia chiesa parrocchiale nativa, Santa Maria della Vittoria di San Vito dei Normanni, che aveva bisogno di urgenti lavori di consolidamento».
Incalza, Perotti o altri, hanno mai avuto la possibilità di usare, anche per interposta persona, il suo conto presso lo Ior?
«Come tanti vescovi (e buona parte dei dipendenti vaticani) sono titolare, da oltre 25 anni, di un conto corrente a me intestato presso lo Ior. Il saldo attivo di questo conto è stato costituito, nel tempo, da rimesse, in vita e per successione, dei miei genitori (mio padre è morto nel 1991, mia madre nel 2006), e di mia sorella Marianna che con la sua famiglia vive nella casa messa a mia disposizione dal Vaticano. Mensilmente, poi, vi viene accreditato il mio stipendio di dipendente vaticano e le offerte per la celebrazione di Sante messe, per la quasi totalità costituite da assegni provenienti dai Cappuccini di Perugia. Escludo categoricamente che sul mio conto presso lo Ior, siano state mai depositate, o siano anche solo temporaneamente transitate, somme di denaro di terzi estranei a me. Le uscite del conto sono costituite unicamente dalle somme necessarie a far fronte ai bisogni della mia famiglia, dalle somme per la celebrazione delle Sante Messe o opere di sostegno di poveri, famiglie e singoli, e di missionari».
Quando ha conosciuto l’ex ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi?
«L’ho incontrato in occasione di due cerimonie religiose da me officiate, un anniversario funebre ed un matrimonio. Alla fine è venuto a salutarmi come altri. Non ho avuto altri contatti con lui né di persona né telefonici. Soltanto in occasione delle scorse elezioni europee, il dottor Cavallo mi chiese di appoggiare alcuni candidati, di cui non ricordo neanche il nome, della corrente di Lupi. Mi furono anche consegnati dei biglietti elettorali che, fatta una più corretta valutazione anche alla luce del mio ruolo pastorale, decisi poi di non distribuire».