Alessandra Mangiarotti, Corriere della Sera 28/3/2015, 28 marzo 2015
LE NUOVE REGOLE
Almeno due membri dell’equipaggio sempre presenti in cabina, anche se la porta blindata è sorvegliata da telecamere. Controlli psico-attitudinali periodici sui piloti. E ancora: test obbligatori per scoprire l’eventuale uso di sostanze psicotrope. La prima procedura da ieri è contenuta in una raccomandazione provvisoria dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) inviata agli Enti dell’aviazione civile di tutti i Paesi. Le altre due misure sono invece alcune delle proposte che saranno discusse a breve nei diversi tavoli convocati a livello nazionale e comunitario. Proposte che vanno ad affiancarsi alla riconsiderazione di progetti per comandare gli aerei da terra, durante situazioni di emergenza ma anche durante tutto il volo.
Perché adesso, dopo la tragedia dell’A320 della Germanwings, il mondo dell’aviazione civile si interroga su vecchie e nuove regole. Quelle introdotte dopo l’11 settembre per proteggere la cabina da eventuali attacchi terroristici e quelle da ridefinire per non lasciare mai un pilota solo. L’Easa raccomanda che, durante tutto il volo, nella cabina, ci siano almeno due membri dell’equipaggio, di cui uno deve essere un «pilota qualificato». La direttiva — anticipata da alcune compagnie tra cui Alitalia e EasyJet ma anche da aviazioni civili come quella canadese — ieri è stata accolta dal nostro ente, da quello tedesco e quindi da tutte le compagnie tedesche, Lufthansa inclusa, e da molti altri vettori. Air France ha scelto di aspettare gli esiti dell’inchiesta. Così come l’asso-ciazione internazionale delle compagnie aeree Iata.
Molte cose restano ancora da chiarire. «Tra cui — dice Vito Riggio, presidente dell’Ente italiano dell’aviazione civile (Enac) — il mancato funzionamento di una misura segreta per forzare l’apertura della cabina che non avrebbe funzionato». La raccomandazione Easa non è risolutiva. Quello che è successo ci spinge a fare qualcosa di più ma non a riconsiderare del le misure post 11 settembre». Sulla stessa linea il direttore Enac Alessio Quaranta, che rappresenta l’Italia anche in sede europea: «Sì a una ricalibrazione del sistema, mercoledì incontrermo le compagnie, ma oltre alle tecnologie centrale è la prevenzione e formazione del pilota». Vale a dire: «Controlli psico-attitudinali non solo all’inizio ma periodici, magari più ravvicinati con il passare dell’età. Quidi test obbligatori per verificare il consumo di droghe e psicofarmaci: già anni fa avevamo provato a indrodurli ma tuttò naufragò per la protesta di associazioni professionali e sindacati».
L’esperienza dei droni, apre poi la discussione al comando dei voli da terra. «L’ostacolo più grande è psicologico — continua Quaranta —: la paura dei passeggeri di volare su un aereo comandato da un pilota che non è sull’aereo, come in metrò. Ma le sperimentazioni si stanno moltiplicando». Un brevetto della Boeing, poi accantonato, risale al 2006: prevede, in caso di emergenza o situazioni anomale, l’attivazione del pilota automatico da terra annullando ogni comando da parte di sta in cabina. In Europa già diverse compagnie aerospaziali (da Aos a Bae Systems, da Cassidian a Rolls-Royce and Thales) hanno condotto voli sperimentali senza passeggeri. «Il passaggio più delicato è quello di rendere il sistema inviolabile — conclude il direttore —. Già oggi in molte situazioni gli aerei volano guidati da terra. I piloti continuerebbero a fare il loro lavoro ma da remoto. Al fianco di altri piloti».