Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 28 Sabato calendario

E A ROMA IL PRIMO PARTO IN CIRCOLAZIONE EXTRACORPOREA

ROMA Ha dato alla luce la sua bambina pur essendo in coma farmacologico e respirando grazie a quella che gli specialisti chiamano circolazione extracorporea. La storia di Rosa Prioli e della sua piccola Ludovica è una storia che racconta l’Italia della buona sanità. Di quella sanità che funziona, che non toglie ma riesce a dare, imponendosi nel panorama internazionale per efficienza e qualità. Il primo caso nazionale - e il terzo in tutto il mondo dopo Australia e Corea del Sud - in cui una donna affetta dal virus H1N1 ha potuto far nascere la propria bambina, passa per Roma e per il policlinico universitario Umberto I. Grazie a quella tecnica innovativa e all’avanguardia, che permette a un individuo affetto da serie patologie di respirare con l’aiuto di una macchina, la signora Prioli, colta dal virus dell’aviaria, ha partorito con un cesareo al VII mese di gravidanza senza alcun tipo di complicazioni. A raccontare questa storia a lieto fine, i protagonisti e il direttore generale del policlinico, Domenico Alessio, che, ieri, ha ripercorso, insieme all’équipe medica, tutte le tappe che hanno portato alla nascita della piccola Ludovica.
LA STORIA
Tutto inizia il 18 gennaio. La signora Rosa, al sesto mese di gravidanza, viene colta da febbre alta e non riesce a respirare. La ricoverano all’ospedale Sant’Eugenio di Rom ma le sue condizioni appaiono immediatamente molto gravi tanto che viene sedata e trasferita d’urgenza al policlinico universitario Umberto I. «Se la paziente fosse arrivata da noi anche venti minuti più tardi, sarebbe stato troppo tardi per salvarla, le sue condizioni erano disperate», ricorda il professor Andrea Morelli, responsabile del team della terapia intensiva dell’Umberto I. «La possibilità di avere a disposizione l’Ecmo ha salvato la vita alla paziente e alla piccola - sottolinea ancora Morelli - fino ad oggi era un risultato insperato». Il momento più delicato è stato quello del parto: «Appena si è verificato un miglioramento della patologia - prosegue Morelli - ho proposto di effettuare il cesareo, il timore, infatti, era che la situazione potesse nuovamente aggravarsi. Avevamo due vite da salvare e per fortuna è andato tutto bene». Il taglio cesareo è stato effettuato in un minuto e la piccola Ludovica è stata subito ricoverata in terapia intensiva neonatale. «Oggi il suo peso ha superato i 2,5 chili», aggiunge il direttore generale dell’Umberto I, Domenico Alessio: «Questo è il primo caso italiano che rientrerà nella letteratura medica mondiale».
«Mi sento una miracolata», racconta mamma Rosa, dimessa dall’ospedale lo scorso 10 marzo e pronta ad abbracciare la sua piccola fra pochi giorni. Gratitudine e felicità sono i sentimenti che si scorgono negli occhi della famiglia. «Avevo visto davanti a me il buio», ricorda il papà della piccola Ludovica, Guido Guidi. «Tutto è andato bene grazie ai medici che ci hanno sempre creduto - prosegue ancora la signora Prioli - sono in via di guarigione e anche mia figlia per Pasqua dovrebbe tornare a casa».