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 2015  marzo 28 Sabato calendario

CLIVE OWEN: «HO UNA SOLA DONNA E L’AMO DA VENT’ANNI»

Sospeso tra il ruolo di star e quello di commoner. Clive Owen preferisce il secondo e non fa niente per nasconderlo. Un quotidiano inglese ha scritto che «molti attori venderebbero lo strizzacervelli pur di avere un curriculum come il suo». Eppure lui, che dopo aver fatto drizzare le antenne ai critici nel 1998 con Croupier si è fatto dirigere da maestri del calibro di Robert Altman e Alfonso Cuarón, ha interpretato pellicole come King Arthur e The Bourne Identity e ha infilato Golden Globe e nomination all’Oscar con Closer (era il 2005), minimizza.

«La celebrità non mi ha mai attratto. Ho sempre pensato solo a lavorare con persone di talento». Appunto. Sulla limousine che a Manhattan lo porta alla cena di gala di Jaeger-LeCoultre, la griffe di orologi di cui è ambasciatore, si sforza di parlare del clima, come uno qualunque. Peccato che l’aspetto non lo aiuti. È imponente ed elegantissimo nel suo metro e 88 fasciato in un abito blu notte. Ha un sorriso così sexy da perdonargli perfino i baffetti del dottor John Thackery, il chirurgo cocainomane di The Knick, la serie tv ambientata agli inizi del Novecento di cui sta girando in questi giorni la seconda stagione, per la regia di Steven Soderbergh. Se non fosse per questi impegni di lavoro, non sarebbe certo a New York. «La mia famiglia vive a Londra e stare lontano da loro mi pesa. Ma non ho nessuna intenzione di lasciare l’Europa. Non rinuncerei mai al privilegio di prendere un treno e in due ore ritrovarmi a Parigi».

Partiamo del suo ultimo film, Last Knights, in cui interpreta un guerriero che cerca di vendicare la morte del suo padrone. Lei e Morgan Freeman lo avete girato nel 2012, ma esce solo ad aprile nelle sale americane. Come mai?
Non c’è niente di strano. La fase di montaggio ha richiesto più tempo del previsto. In una delle scene clou dice: «Abbiamo atteso il momento giusto e ora ridaremo voce al nostro popolo».

La svolta della sua vita quale è stata?
A 19 anni, quando sono entrato alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra. All’improvviso mi sono ritrovato in mezzo a persone che avevano la mia stessa passione. Tra loro c’era Sarah- Jane Fenton, che oggi è mia moglie e la madre delle mie due figlie. Abbiamo recitato insieme in Romeo e Giulietta, una delle produzioni dell’ultimo anno, e così è scoppiata la scintilla.

A ottobre debutterà a Broadway con Vecchi tempi del premio Nobel Harold Pinter. È nervoso?
No, perché so che il regista, Douglas Hodge, conosce molto bene l’opera di Pinter e questo mi basta per stare tranquillo. Più che altro sono felice. Negli ultimi tempi ho fatto molta televisione e avevo voglia di tornare al teatro, che resta la mia grande passione.

Come in Closer, anche in questa storia si parlerà di relazioni torbide. È curioso che questi personaggi capitino sempre a lei che ha una vita affettiva così stabile.
È vero, mi piace interpretare uomini tormentati e selvaggi, lontani da come sono io nella realtà. Sono gli unici ruoli in cui riesco a misurarmi con me stesso. Queste scelte professionali però hanno un prezzo: entrare nei panni di un pazzo come Thackery significa girare ogni giorno scene al limite della tensione emotiva. Alla fine della prima stagione ero esausto. La mia fortuna è stare con la stessa donna da vent’anni. Mi garantisce una dimensione ovattata in cui riesco a ricaricarmi

E per ricaricarsi che cosa fa?
Nulla di particolare, ma mi serve del tempo. Al massimo guardo il calcio. Per fortuna ora si sono appassionati anche gli americani, così posso godermi le partire da qui. Altrimenti, se sono a casa, vado allo stadio. Tifo Liverpool, la squadra in cui gioca il vostro Mario Balotelli. È un grandissimo talento e mi dispiace che a volte non riesca a esprimerlo.

Come è stata la sua infanzia?
Ero un figlio della classe operaia: mia madre era una casalinga e il mio patrigno lavorava per le ferrovie. Sono cresciuto in una realtà in cui il mestiere dell’attore era fuori discussione. A tredici anni, dopo una recita a scuola, ho annunciato che mi sarei guadagnato da vivere su un palcoscenico. Nessuno mi ha preso sul serio.

Per le sue figlie è diverso dal momento che hanno due genitori come voi. Se le dicessero che da grandi vogliono fare anche loro le attrici?
Non potrei fare a meno di appoggiarle. A patto che mi dimostrino di fare sul serio e di volersi impegnare. Allora sono pronto a dar loro tutti gli strumenti di cui hanno bisogno.

Guardano i suoi film?
Spero di no. Ho proibito alle mie figlie la visione di Closer, con tutte quelle scene di sesso non è certo adatto a loro. Ma so che alcuni loro amici l’hanno visto e non mi sorprenderei se mi avessero disobbedito.