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 2015  marzo 29 Domenica calendario

ANNI MURA

FINO a otto giorni fa la Koa Bosco e la Vigor Paravati erano ai primi due posti nella classifica disciplina del campionato calabrese di terza categoria. Alta, in quella stabilita dai risultati sul campo, la Koa. Bassa la Vigor. La Koa è una squadra singolare, formata da soli africani. L’ha creata un prete, don Roberto Meduni, parroco della chiesa di Sant’Antonio da Padova a Bosco, una frazione di Rosarno. Perché il pallone può aiutare l’integrazione. La storia è stata raccontata in gennaio da Sky, la Koa è stata pure ospitata dalla Juve. Nedved ha fatto gli onori di casa regalando a ogni giocatore una maglia bianconera personalizzata, mentre a lui ne è stata consegnata una gialla, col numero 11.
Otto giorni fa la Vigor riceve la Koa sul campo di Mileto. Partita sospesa nel secondo tempo dal giovane arbitro per rissa collettiva. Aveva espulso un giocatore ospite (Ouedrago) che aveva cercato di sgambettarlo dopo la concessione del rigore che aveva portato la Vigor sul 2-1. Altri due stava per cacciarli, uno di qua uno di là, venuti alle mani, quando c’è stata un’invasione di campo (tre persone) con lanci di pietre. Dopo la gara, ma anche durante secondo giocatori e dirigenti del Koa, cori razzisti. Qualche voce l’hanno pure registrata: negri di merda, zingari, figli di puttana, andate a lavorare, era meglio se i barconi affondavano. Secondo Dario Pontoriero, presidente della Vigor, «noi abbiamo solo subìto, stavamo vincendo e non avevamo nessun interesse a buttarla in rissa». Secondo don Meduri, «stanno facendo di tutto per non farci vincere il campionato ». Dicono quelli della Koa che per la terza trasferta consecutiva hanno ascoltato insulti razzisti e non è facile mantenere la calma se a lavorare ci vai davvero, e duramente, negli agrumeti, e poi il vecchio pullmino, regalo di un prete, verso le 19 passa a caricare i giocatori per l’allenamento. Chi sta nella tendopoli di San Ferdinando, chi in un container, chi in mezzo alla campagna in una casa abbandonata. «Ma ne vale la pena », dice il dirigente Domenico Bagalà, e cita l’episodio di Fabrizia, un paese di montagna, sulle Serre. «L’anno scorso ci accolsero in modo ostile, un mese fa siamo tornati, abbiamo vinto 4-1 e siamo usciti dal campo abbracciati, da amici. E anche nella loro squadra adesso gioca un ragazzo africano».
Quanto alla rissa di Mileto, la giustizia sportiva ha dato partita persa per 0-3 a entrambe le squadre, multato di 200 euro la Vigor e di 100 la Koa, squalificato tre giocatori della Vigor per complessive 9 giornate e cinque della Koa per complessive 18. Sulla vicenda c’è anche un comunicato di Forza nuova. Manca un parere di Daniela Santanché, forse distratta dalle cadute di autobus. Girellando in rete si trovano idee moderate, come questa che trascrivo, anche se il calabrese mi sembra zoppicante: «Haiu nu fucili vecchiu chi avi assai chi nn spara ma mi sa che devo andare a ogniarlu per sti nigri i merda». E subito dopo, magnanimo: «E puru per sti giornalisti i merda che si difendunu ». Il tutto regolarmente firmato. La gente non ha più paura nemmeno di rubare, cantava De Gregori in una delle sue canzoni che metterei tra le prime dodici nella mia top twelve (è una ribellione contro la top ten? Sì, lo è). E forse quest’uso dell’inglese vuole essere uno sberleffo all’abuso dell’inglese? Togliere il forse.
Leggo sul Corsera una dichiarazione di De Gregori: «Quello che è irrinunciabile nella canzone è il suono. Non credo che i testi delle canzoni vadano insegnati nelle scuole». Insegnati no, ma in qualche modo studiati sì. «I testi senza musica non stanno in piedi. Per questo non incroci nessuno per strada che recita il testo di una canzone ». Vero, ma si vede che quelli che cantano anche il testo delle sue canzoni li incontro tutti io: dal generale al fiorellino, da Mimì con gli occhiali neri a Nino che non deve aver paura. Ci sono testi che stanno in piedi anche senza musica, e finiscono nelle antologie, e questo a quanto pare dà fastidio ai cantautori come De Gregori e ai poeti come Patrizia Valduga. Va bene, non litighiamo: una canzone è una canzone e una poesia è un’altra cosa. Ma esiste la libertà di percepire, quasi da rabdomanti, qualcosa di poetico anche in una canzone e, aggiungo io, soprattutto in molte canzoni di De Gregori, che per i testi ha una cura particolare. Se al posto di buonanotte, buonanotte fiorellino avesse scritto 24, 34, 29 il metro non sarebbe cambiato ma non so quanti gli chiederebbero il bis.
Telegramma finale: prese a calci le auto dei giocatori, pesantemente insultati. Petardo in testa a un portiere. Succede a Madrid, sponda Real, e in Montenegro al portiere della Russia. Partita sospesa, come a Mileto. Italiani, sappiate che all’estero ci stanno copiando.