Stefano Zaino, la Repubblica 28/3/2015, 28 marzo 2015
ECCLESTONE: “LA CASA È VECCHIA, VA TUTTA RIFATTA”
[Intervista] –
SEPANG
Proposte shock. Da parte di un boss che invecchia solo all’anagrafe, 84 anni portati splendidamente. La F1 vive una crisi profonda, 15 macchine al via in Australia sono state un pugno nello stomaco, l’impressione è che il mondo dorato si stia accartocciando su se stesso. Bernie Ecclestone, eterno burattinaio, decide d’invadere con prepotenza la scena.
Mister Ecclestone, che sta succedendo?
«La F1 è una vecchia casa che piace meno. Non bastano i ritocchi, serve una profonda ristrutturazione, i team se ne sono resi conto».
Gli interventi più urgenti?
«Tagliare di brutto i costi, ma non ricominciamo con la favola dei motori. Abbiamo splendide power unit, tecnologia di cui forse non avevamo bisogno, ma la Mercedes ha lavorato bene, sta dominando, normale si opponga a qualsiasi rivoluzione. Bisogna proseguire con la nuova era. Ricominciare da zero costerebbe molto di più».
Come fare allora per abbattere le spese?
«Cancellare le telemetrie, come dice la Red Bull si può vivere senza. Le costose gallerie del vento, Il simulatore. Terapia d’urto. Rimpiango Mosley capo Fia. Decisionista come me, se diceva da domani basta telemetria, il giorno dopo era bandita. Todt è un politico, vuole mettere d’accordo tutti».
Lei invece ha il fascino della dittatura...
«Non è questione di dittatura, ma non si può tollerare un sistema in cui per cambiare le regole è necessaria la maggioranza assoluta, basta un team per bloccare tutto. Se un malato grave arriva in ospedale e per salvarlo bisogna tagliargli una gamba, il chirurgo non apre un dibattito».
Resta il fatto che molti team sono agonizzanti.
«Per invertire la rotta basterebbe poco: telaio e motore standard, con 15 milioni di sterline si potrebbero costruire 2 macchine per un’intera stagione».
A Melbourne c’era una griglia imbarazzante.
«Quando ho acceso la tv e ho visto 15 macchine, ho pensato: che gara di merda verrà fuori».
La grande fuga, vedi minacce Red Bull, potrebbe continuare.
«A volte la gente parla senza pensare. Marko minaccia il ritiro, ma tocca a Mateschitz decidere. Hanno un contratto sino al 2020. Non li posso trattenere a forza. Ma non accadrà».
Gettano la spugna anche gli organizzatori. Non poteva salvare la Germania?
«Quel paese mi è già costato 100 milioni di dollari con il processo. Il Nurburgring è collassato perché ha contratto un sacco di debiti. Il problema è che in Germania, svanito l’effetto Schumacher, nessuno vede più la F1. Erano 100mila, ora 45 mila. Nazione strana: spende una marea di soldi per altri eventi sportivi, dimenticando che la F1 crea ricchezza e indotto. Il loro governo avrebbe potuto salvarlo, non ha voluto».
E Monza?
«Il contratto scade nel 2016, potrebbe esserci l’addio. Drammatico perdere tutta l’Europa, ma chi non si può permettere una cosa, è costretto a rinunciarci».
Con telaio e motori standard chi vincerebbe?
«Il pilota migliore. Sono tre, Hamilton, Vettel e Alonso. Io tifo per Lewis».
Perché?
«Campione del mondo perfetto, si sa vendere bene. Compare dappertutto e fa pubblicità al nostro sport. Vettel ha 4 titoli iridati ed è poco più famoso di prima. Pensa che serva solo guidare bene una macchina. Jackie Stewart vive ancora di popolarità...».
Eccitante vedere vincere sempre la Mercedes?
«E’ un team come la Manor. A parità di regole, trionfi chi se lo merita. Molti sognano il ritorno della Ferrari, non posso farci niente. Power unit è causa del dominio al 50%. Il resto è colpa di chi hanno lavorato male».
Chi dopo di lei?
«Sono un cattivo maestro, non ho creato eredi. Quando si ritirò Sinatra, non si trovava nessun altro che cantasse come lui. Lo scoprirete se mi cacciano. O se muoio».
Stefano Zaino, la Repubblica 28/3/2015