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 2015  marzo 28 Sabato calendario

DERIVATO BATTE PROCURA

I derivati sono strumenti complessi che nascono con finalità di protezione dei rischi ma possono servire ad altre finalità. Perciò molte procure hanno indagato su un loro utilizzo illecito. Ma a livello giudiziario è stato spesso difficile trovare reati nell’uso o nella vendita di questi strumenti.
L’ultimo caso è stato quello della vicenda Brontos, che si è conclusa con il proscioglimento «perché il fatto non sussiste» nel procedimento che vedeva indagati 16 manager di Unicredit, tra cui l’ex ad, Alessandro Profumo, e tre di Barclays in relazione a una presunta frode fiscale da 245 milioni che sarebbe stata realizzata tra il 2007 e il 2009 attraverso un’operazione di finanza strutturata (chiamata appunto Brontos). Unicredit e la banca britannica, secondo l’ipotesi dell’accusa, avrebbero messo in piedi una serie di operazioni con società inglesi e lussemburghesi, mascherando gli utili e facendoli figurare come dividendi per pagare meno tasse. Ma per il gup nulla di tutto questo è accaduto.
La maggior parte dei casi di procedimenti sui derivati è stata sollevata da amministrazioni pubbliche. I contratti sono stati spesso una ferita per i bilanci di comuni, province e regioni. I ricorsi in tribunale, però, non sono stati sempre vincenti. Nel marzo 2014, a conclusione del processo per truffa sui derivati stipulati da Palazzo Marino, la Corte d’Appello di Milano ha ribaltato la sentenza di primo grado assolvendo tutti gli imputati (nove dirigenti bancari e le banche Deutsche Bank, Depfa, JP Morgan e Ubs), anche in questo caso con motivazione «perché il fatto non sussiste». Il procuratore generale aveva chiesto di confermare per le quattro banche coinvolte la multa da un milione di euro ciascuna e la confisca da 89 milioni complessivi, con una lieve riduzione solo per JP Morgan. I giudici di appello hanno invece revocato anche la confisca, oltre a non confermare la multa. Il procuratore aveva chiesto inoltre per quattro dei nove funzionari bancari (condannati in primo grado a pene tra i sei e gli otto mesi di reclusione) una condanna tra i sei mesi e i sei mesi e 15 giorni, per altri quattro la prescrizione e una assoluzione. Il procedimento riguardava i contratti derivati stipulati da Palazzo Marino sull’obbligazione da 1,68 miliardi di euro con scadenza 2035, su cui la procura milanese ipotizzava il carico di costi occulti per circa 100 milioni a danno dell’amministrazione cittadina. «In una materia così nuova e complessa è più che legittima la diversità di opinioni», ha detto dopo la sentenza il pm Alfredo Robledo, che ha coordinato l’inchiesta. Ad inizio 2012, tuttavia, il Comune di Milano e le quattro banche avevano raggiunto un accordo stragiudiziale per la chiusura del procedimento civile, che ha consentito a Palazzo Marino di contabilizzare entrate pari a 455 milioni, più flussi di interessi attivi nel corso dei prossimi anni.
Il caso del Comune di Milano è stato tra i più importanti ma non l’unico. Per esempio nel luglio 2013 il Tribunale di Londra ha ordinato alla Regione Piemonte il pagamento di oltre 36 milioni di euro a Intesa Sanpaolo e a Dexia, rigettando la richiesta della Regione di sospendere quel pagamento. La Corte di Appello di Londra ha poi negato a ottobre 2014 alla Regione la possibilità di presentare appello nella causa con Dexia. Altro caso di rilievo è stato Mps. Nei giorni scorsi, invece, come scritto da Reuters, la procura di Siena ha presentato ricorso in appello contro la sentenza del tribunale di Siena nei confronti dell’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari, dell’ex dg Antonio Vigni e dell’ex capo dell’area finanza Gianluca Baldassarri nel processo sul derivato Alexandria. I pm senesi considerano lieve la pena inflitta ai tre di 3 anni e 6 mesi per il reato di concorso in ostacolo alle funzioni dell’autorità di vigilanza e ribadiscono la richiesta di sette anni di reclusione. Il ricorso in appello era stato presentato, per opposte ragioni, anche dai difensori dei tre imputati, che chiedono l’assoluzione. La condanna riguardava la ristrutturazione del derivato Alexandria e del collegamento con l’operazione Btp 2034, operazioni concluse entrambe con banca Nomura come controparte. I tre sono stati condannati anche a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, oltre al risarcimento alla parte civile, Banca d’Italia.
Ugo Brizzo, MilanoFinanza 28/3/2015