Loretta Napoleoni, il venerdì 27/3/2015, 27 marzo 2015
CHI COLPISCE IL CICLONE MONETARIO DELLA BCE
È tornata la volatilità sul mercato delle monete. Un ciclone di incertezza preannunciato già mesi fa quando è diventato evidente che la politica monetaria europea stava prendendo la strada opposta di quella americana. Adesso che la Riserva federale ha smesso di stampare dollari, e si avvia verso una politica monetaria restrittiva, la Banca centrale europea fa esattamente l’opposto. Che il valore del dollaro rispetto all’euro sarebbe salito se lo aspettavano un po’ tutti, ma che la sterlina si ritrovasse in balìa dei capricci di queste due monete è stata una sorpresa.
La sterlina si è deprezzata rispetto al dollaro (a luglio una sterlina valeva 1,70 dollari, ora è sotto 1,50) ma rivalutata rispetto all’euro, un fenomeno, il primo, legato ai movimenti di capitali che dalla piazza di Londra stanno migrando negli Usa, anticipando l’aumento dei tassi d’interessi, il primo dopo il crollo della Lehman. È questo però un male, poiché le importazioni di materie prime sono pagate in dollari – e la caduta dei prezzi non compensa la svalutazione in atto – mentre le esportazioni britanniche sono pagate in euro. Ciò spiega il deficit della bilancia commerciale, il 6 per cento del reddito nazionale del 2014.
I movimenti dei tassi di cambi attuali mettono in risalto le difficoltà di chi non ha aderito ad Eurolandia, che è il partner commerciale più importante. È la prima volta dalla nascita dell’euro che Paesi come il Regno Unito si trovano in questa situazione. Discorso analogo per il franco svizzero e la corona danese, che si trovano di fronte ai danni prodotti all’esportazione dal deprezzamento dell’euro. Un fenomeno che perdurerà e molto probabilmente peggiorerà man mano che la Bce stampa carta moneta.