Sette 27/3/2015, 27 marzo 2015
POLONIA PARAMILITARI POLACCHI A RAPPORTO
Del fenomeno si è accorto per primo il New York Times. La settimana scorsa, il giornalista Rick Lyman ha raccontato in un lungo articolo come, dall’inizio della crisi in Ucraina, tra i polacchi si stia diffondendo la paura che le mire espansionistiche della Russia possano estendersi anche al loro Paese. Una prova di questa ansia collettiva, sostiene Lyman, è la proliferazione di gruppi paramilitari. Ne esistono 120, si calcola contino circa 80 mila uomini (è solo una stima, perché le associazioni di questo tipo non sono tenute a dichiarare la loro esistenza e il numero dei membri) e le iscrizioni non sono mai state così numerose come negli ultimi mesi. In gennaio il ministero della Difesa aveva annunciato di essere disponibile a fornire addestramento militare a ogni civile che lo avesse desiderato, iscrizioni a partire dal 1° marzo. Quel giorno, ed era solo il primo, oltre 1000 persone hanno presentato la richiesta. Il ministro della Difesa Tomasz Siemoniak, riporta ancora il giornalista del quotidiano americano, sta addirittura considerando l’idea di utilizzare i migliori elementi dei gruppi paramilitari per formare una Forza di Difesa Territoriale, qualcosa di simile alla Guardia nazionale statunitense. Dal canto suo, il Primo ministro Ewa Kopacz ha modificato la legge che prevedeva la chiamata alle armi dei soli riservisti in caso di manovre militari, estendendola a tutti i cittadini del Paese. Gli umori, in Polonia, sono cambiati, la vita quotidiana non è più quella di prima e i polacchi seguono con attenzione anche quanto stanno facendo i loro vicini dei Paesi Baltici, anche loro in ansia e decisi a prepararsi in caso di intrusioni nei loro confini. Tra le “nuove leve” dei gruppi paramilitari, tra i tanti che si alzano all’alba, marciano e compiono esercizi ginnici imbracciando un’arma, ci sono moltissimi ragazzi, studenti liceali o più giovani ancora, che prima delle lezioni quotidiane si ritrovano nei cortili delle scuole o nelle piazze, si mettono in riga e giurano di mettere il bene del loro Paese al di sopra di ogni cosa. «È fuori discussione che partecipino a operazioni di guerra», ha detto il generale Boguslaw Pacek, consulente del ministro della Difesa. «Devono solo offrire assistenza ai militari. Ma devono tuttavia essere preparati a difendersi».