Andrea Pira, MilanoFinanza 27/3/2015, 27 marzo 2015
FOXCONN VEDE SFUMARE I SUSSIDI
In ballo ci sono 5 miliardi di yuan soltanto per Foxconn. Questo l’importo, equivalente a circa 804 milioni di dollari, degli incentivi che il produttore di elettronica per conto terzi taiwanese rischia di perdere. Colpa della stretta sulle agevolazioni imposta da Pechino per ridurre il debito delle amministrazioni locali.
Il tempo concesso ai funzionari per adeguarsi sta scadendo. Le nuove regole più stringenti in materia dovranno entrare a regime dal prossimo 31 marzo. E pertanto il mondo imprenditoriale è corso ai ripari o almeno ha cercato di metterci una pezza ed evitare il peggio. Il mese scorso, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, il presidente di Foxconn, Terry Gou, si è seduto al tavolo delle trattative con il sindaco di Zhengzhou, Ma Yi. Nel corso del faccia a faccia si è discusso delle agevolazioni promesse dall’amministrazione della città nella provincia centrale dell’Henan. Lo stallo ha di fatto congelato il progetto da 35 miliardi di yuan per lo stabilimento nel quale dovrebbero essere prodotti i display dell’iPhone 6 di Apple, di cui il colosso di Taiwan è tra i maggiori fornitori. Zhengzhou è inoltre il luogo indicato per portare avanti il lavoro congiunto di ricerca nell’ambito della partnership tra Tencent e Foxconn per lo sviluppo di auto di nuova generazione. Il gruppo guidato da Gou ha esortato l’amministrazione a garantire 2 miliardi di yuan in sussidi passati e altri 3 miliardi in incentivi per i prossimi cinque anni. La società chiede inoltre al governo locale di coprire parte dei costi per la costruzione dell’impianto e delle infrastrutture. Foxconn, ricorda il quotidiano del gruppo Murdoch, è però soltanto la capofila delle aziende che vedono minacciati benefici che gli erano stati promessi. Le preoccupazioni nascono da una circolare pubblicata lo scorso dicembre dal Consiglio di Stato, l’esecutivo cinese, che esortava sia le amministrazioni centrali che quelle periferiche a sfoltire e regolare le politiche preferenziali accordate alle imprese. Queste politiche erano alla base della concorrenza tra province, distretti e città per attirare investimenti e favorire lo sviluppo delle economie locali e della base industriale. L’effetto collaterale di tali provvedimenti è stata però una distorsione del mercato ed è stata causa di dispute a livello internazionale. Pertanto l’iniziativa del governo ha avuto come primo obiettivo l’armonizzazione di tali politiche. In particolare, tra le altre norme, le linee guida vietano alle amministrazioni locali di introdurre incentivi fiscali se non autorizzati da una legge specifica, come possono fare per esempio le regioni autonome. Prevedono inoltre una maggiore regolamentazione, ma non la completa abolizione, di altri aiuti. Proibiscono infine agevolazioni come la concessione di diritti di uso della terra a prezzi inferiori a quelli di mercato, oppure sconti e rinvii per i contributi relativi alla previdenza sociale. Già lo scorso gennaio un’analisi di Deloitte riportava le preoccupazione degli imprenditori. Da ultima, almeno in ordine di tempo, ha sollevato la questione la Confederazione degli industriali taiwanesi, che ha criticato la retroattività del provvedimento e la disparità che potrebbe crearsi rispetto alle aziende cinesi. Tuttavia, aggiungeva la società di revisione, molti funzionari locali sono fiduciosi sulla possibilità di continuare a garantire anche in futuro politiche di favore, sebbene in un primo momento l’atteggiamento mantenuto sia stato attendista.
Andrea Pira, MilanoFinanza 27/3/2015