Alessandro Pasini, Corriere della Sera 27/3/2015, 27 marzo 2015
DOVIZIOSO LANCIA LA SFIDA ITALIANA
Andrea Dovizioso, ci racconti perché dobbiamo essere ottimisti.
«Perché la Ducati, appena nata, ha chiuso davanti a tutti l’ultimo test. Mi aspettavo andasse forte, ma non così... E poi finalmente curva come Yamaha e Honda».
Ma una moto che curva non è il minimo per correre?
«Sì, ma prima quando piegavi per entrare in curva c’era una forza che ti spingeva fuori, ora no. In questo senso, non è che la GP15 sia favolosa: è solo normale rispetto alla GP14...».
Ha detto che questa Desmosedici è meglio di quella con cui Stoner vinse nel 2007.
«Quella era una gran moto, ovvio, ma la domava solo Stoner. Questa invece andrebbe bene con tanti piloti».
Che fa, si sminuisce?
«No, logico che il pilota conta: gli ingegneri lavorano pure sulle nostre osservazioni».
Dicono che i regolamenti vi favoriscono.
«Li hanno accettati tutti e avrebbero potuto sfruttarli tutti. Noi siamo stati più bravi».
Dunque polemica sterile?
«Inesistente. E noi andremmo forte comunque».
Lei e Iannone siete la prima coppia italiana in Ducati.
«Uno spettacolo. E con Rossi siamo tre italiani là davanti. Bellissimo, soprattutto ora che c’è un buco generazionale tra noi e i giovani, bravi ma acerbi».
Rossi, per questo, ha creato un team di Moto3. Ci pensa anche lei?
«No, troppi problemi... Però mi piacerebbe trasmettere ai giovani la mia esperienza».
Iannone è il suo opposto come guida e carattere: come va la convivenza?
«È presto, per ora condividiamo poco sia in pista sia fuori. Ma quando siamo insieme non è un problema».
Dei due Andrea, lei è quello serio, per distacco il pilota più esigente e autocritico del paddock. Conferma?
«Sì, ma non è un capriccio. È perché ho abbastanza esperienza per sapere ciò che serve per essere competitivi».
Si sente nel momento migliore della carriera?
«La mia è stata una crescita graduale, sono ad alto livello da tanto, ogni anno ho aggiunto qualcosa».
La paternità ha inciso?
«Dicono che un figlio ti fa andare più piano, io dopo la nascita di Sara nel 2009 vado più forte... Mi ha arricchito e fatto maturare».
Un solo Gp vinto: è troppo poco per uno come lei?
«È la realtà, non è un problema».
Si sente sottovalutato?
«Sicuramente, ma è dipeso da una mia chiusura con gli altri. Non ho mai voluto essere personaggio, non fa per me. E in questo mondo se non appari non sei figo».
Niente social?
«Sì, per i tifosi. Ho scelto Instagram: non parole ma foto, specchi di momenti».
Domenica parte il Mondiale: la Ducati può vincerlo?
«Non ha senso parlarne adesso».
Ricorda che nel 2007 a Stoner non credeva nessuno?
«Sì, ma li avete visti gli avversari che ci sono oggi?».
Il favorito?
«Marquez».
Sarà davvero un campionato più equilibrato?
«Nelle gare sì, non nella classifica. Anche se Marquez non farà il vuoto del 2014: è intelligente, non vorrà strafare».
Previsione nostra per la Ducati: tante pole position e due vittorie di tappa.
«Molto possibile, ma non mi sento di dire sì: non abbiamo ancora la situazione sotto controllo. Questo è positivo: possiamo ancora migliorare...».
Quanto le piacerebbe fare quello che non ha fatto Rossi, cioè vincere con la Ducati?
«Al tempo di Vale non c’erano le condizioni. Non è che se ci riuscirò sarò più bravo di lui. Certo che fare risultato in Ducati è un’altra cosa...».
Perché, che cos’è la Ducati?
«Casa, e non solo perché vivo a Forlì. Ducati è la moto italiana, montata all’italiana, con i problemi e le soluzioni all’italiana. Ci lavorano dei geni ed è capace, così piccola, di lottare contro i mostri giapponesi».
E il popolo ducatista?
«Unico. Lui tifa la maglia, non il pilota. E se ti comporti bene diventi idolo assoluto. Che cosa vuoi di più?».