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 2015  marzo 21 Sabato calendario

IL CASO NON ESISTE. ENIGMA RISOLTO

Jorge Luis Borges, in una delle sue storie più magiche, immaginò la biblioteca di Babele che conteneva soltanto libri con combinazioni infinite – e casuali – degli stessi caratteri. Libri e libri e libri, tanti da contenere «tutto ciò che è dato esprimere, in tutte le lingue». Conteneva libri per la maggior parte incomprensibili, ma in quell’infinito pagliaio di carta c’era anche il Libro della Verità. E il suo contrario. Distinguerli? Impossibile. Anche se Borges era un narratore di storie, il problema del caso è antico quanto la filosofia, e antichissimo il tentativo di rintracciare delle leggi nel comportamento della natura (Stephen Hawking ripete spesso che la prima scienza fu l’astronomia per l’evidente motivo che era semplice rendersi conto della regolarità di certi accadimenti naturali, come il moto dei corpi celesti). Ma la «musica del caso», come la chiama lo scrittore Paul Auster, continua a ipnotizzarci, millenni dopo le prime scoperte astronomiche, anche nell’era della meccanica quantistica e della biologia evolutiva: l’ultimo numero della rivista New Scientist ha dedicato al caso una copertina: raccontando come «il caso domina il nostro mondo», e come in ultima analisi appaia sempre meno casuale.
Andreas Wagner, biologo dell’Università di Zurigo e del Santa Fe Institute, ha da un decennio messo al centro della sua indagine scientifica il tema darwiniano secondo il quale miliardi di anni di mutazioni casuali abbiano finito per dare origine al mondo che ci circonda — «le ali, gli occhi, le ginocchia, la fotosintesi, e il resto delle meraviglie creative della natura». Più che di «sopravvivenza del più adatto» Wagner nel suo libro Arrival of the Fittest: Solving Evolution’s Greatest Puzzle (Current) parla di «arrivo del più adatto». Un arrivo che non può essere considerato semplicemente come frutto della casualità, di un numero enorme di tentativi. È divertente che il professor Wagner utilizzi come metafora centrale del suo nuovo libro proprio la biblioteca di Babele. Tra quegli infiniti scaffali ci sono soprattutto libri senza senso ma anche l’ Amleto shakespeariano, e L’origine della specie. Nello stesso modo, anche se da 100 aminoacidi derivano 10.130 proteine diverse, le probabilità che la natura trovi proprio l’enzima necessario non sono prossime allo zero. In questa biblioteca di proteine, spiega Wagner, ci sono dei «percorsi» meno casuali: libri simili posti uno accanto all’altro che hanno pressoché lo stesso significato anche se con parole diverse — cioè, proteine diverse possono svolgere funzioni molto simili. Wagner li chiama «percorsi» attraverso i quali l’evoluzione trova l’innovazione in modo più efficiente, e sempre più lontano dalla casualità che lo stesso Darwin ammetteva essere difficile da accettare.
Certo la notizia della morte del caso è ancora prematura — basta chiederlo a un meteorologo (come dice ancora Hawking, è vero che il battito d’ali di una farfalla può provocare un acquazzone dall’altra parte del mondo, ma bastano cambiamenti minimi a una miriade di condizioni circostanti perché l’acquazzone non avvenga). O a chi lavora ai vaccini anti influenzali: le evoluzioni dei virus sono prevedibili fino a un certo punto. New Scientist cita Trevor Bedford dell’Hutchinson Research Center di Seattle che spiega come un certo virus influenzale muterà — eludendo così il nostro sistema immunitario — in uno tra sette punti del suo codice genetico. E, in questo senso, la mutazione è prevedibile. Ma in quale di queste sette punti avverrà, e come? Ecco perché non tutti i vaccini anti influenzali sono efficaci allo stesso modo: la loro evoluzione resta molto difficile da prevedere.
Succede anche al casinò, o tra gli scommettitori: il sogno di chi vorrebbe sbancare Las Vegas è la scoperta di un algoritmo per vincere sempre — prevedere numeri e risultati. In questo campo, il caso è un business miliardario. Le probabilità di una scala reale a poker, bisogna ricordare sempre prima di sedersi al tavolo da gioco, sono 1 su 649.739. Ma chi frequenta i casinò può consolarsi pensando che l’uscita del nero alla roulette 26 volte di fila ha sì una probabilità su 136 milioni di accadere, ma è accaduta (a Monte Carlo, nel 1913). Il matematico David Hand, professor emeritus all’Imperial College di Londra, lo spiega così: «Scavando in profondità si vede come ciò che parrebbe estremamente improbabile, si verifica abbastanza spesso».