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 2015  marzo 26 Giovedì calendario

CORSIVI

Fermatevi, fermatevi finché siete in tempo! Mi rivolgo a Massimo Giannini e a Giovanni Floris perché li considero persone intelligenti, prima ancora che professionisti di lungo corso. Fermatevi, avete creato dei mostri! «Ballarò» (Raitre) e «diMartedì» (La7) non sono più dei talk di approfondimento, ma sono passerelle del narcisismo, dell’inconsistenza, della bulimia. Fermatevi per salvare la parola, che è l’unica cosa che conta nei vostri programmi. Ma dev’essere una parola che lascia il segno (come annoterebbero subito i semiologi), che si fa opinione. Parola forte, prepotente che reca con sé il lezzo o l’olezzo delle idee. Chi non pesa le parole cade in miseria. Lasciamo perdere la litania dell’overdose, la scelta di riempire fino all’inverosimile i palinsesti di talk, la stanchezza di un genere. Dietro ai talk non basta avere una trovata: Del Debbio, Paragone li hanno trasformati in uno sfogatoio collettivo, Vespa ha diversificato l’offerta, Santoro, Formigli e Porro ne hanno fatto un’arma politica. Per non parlare del mattino. Sappiano, perché ce lo ha insegnato Alberto Savinio, che «il linguaggio sonoro è il linguaggio degli imperativi, degli assoluti, dei dommi. Ignora l’articolazione delle idee, non consente la comparazione, non esercita l’intelligenza che nasce appunto dalla comparazione» (eppure «Otto e mezzo » di Giuliano Ferrara un po’ era riuscito a sollecitare il gioco delle comparazioni…). Se segnassi gli ospiti che martedì sera erano presenti nei due programmi occuperei tutto questo spazio: un ammasso insensato, una collezione di politici fancazzisti, alcuni con felpa d’ordinanza. E il bello è che si parlava di corruzione, ma anche le parole si corrompono. Fermatevi, ridate senso al talk, fate in modo che la parola riacquisti la sua forza, la sua funzione democratica: opinioni, competenze, sorprese (roba per pochi) e via i ciarlatani. La parola è gelosa e si vendica di chi la trascura e la maltratta.