Fabio Licari, La Gazzetta dello Sport 26/3/2015, 26 marzo 2015
STOICKHOV: «UNO ALLA BAGGIO NON È PIU’ NATO NEANCHE DA VOI»
D.C., cioè dopo Hristo, non è più stata la stessa Bulgaria. La generazione di Hristo Stoichkov, e di Kostadinov, Letchkov, Yankov, Balakov, aveva incantato il mondo, liquidato addirittura la Germania a Usa ’94, e poi aveva sbattuto sul più bello, in semifinale, proprio contro l’Italia. Perché «Dio quel giorno non era stato bulgaro», aveva detto il Pallone d’oro riferendosi a un presunto rigore non dato. Da allora appena due fasi finali agli Europei 1996 e 2004 (altro stop contro l’Italia), sempre out nei gruppi, e poca gloria. Però Sofia non è mai stata terra di conquista per gli azzurri: cinque sfide, tre sconfitte, due pari con Lippi e Prandelli. «E anche sabato sarà dura per voi: abbiamo una squadra giovane, un c.t. al debutto, tanta voglia di lottare e fare bella figura, perché con l’Italia è sempre la partita della vita», dice al telefono da Barcellona, parlando «italiano, inglese, spagnolo, portoghese, “napolitano”...» e ridendo forte.
Non è più nata una generazione all’altezza della sua: perché?
«Se guarda l’Italia non è tanto diverso: uno come Roberto Baggio non è più nato neanche da voi. E con lui tutto quel gruppo di grandi giocatori, da Dino Baggio ad Albertini, da Zola a Conte. Vediamo quanti riusciranno a vincere il Pallone d’oro come Baggio e Cannavaro e quanti bulgari riusciranno a entrare tra i primi 50. Purtroppo i tempi sono cambiati, ci sono troppi stranieri nelle squadre e i giovani non hanno più spazio».
Come si corre ai ripari?
«Facendoli lavorare duro e in silenzio, senza parlarne sui giornali: è il modo più veloce. Ne ho visti troppi con qualità perdersi per strada, guadagnare troppo, fare pubblicità alle auto...».
Colpa di chi?
«Di un sistema che ti porta ad avere tanti giovani in prima squadra senza che possano giocare. Di troppi soldi che si spendono e che circolano. Di ragazzi schiacciati dallo stress che non si divertono più. E non riguarda soltanto l’Italia: pensi all’ultimo Mondiale, alla crisi del Brasile, al fallimento della Spagna».
In Italia abbiamo un record: appena il 34% di giocatori selezionabili in Nazionale. Soltanto l’Inghilterra è messa peggio e infatti...
«Però avete Conte, che è un plus. Me lo ricordo da calciatore, troppo forte. Lavorava come un matto e giocava sempre e soltanto per la squadra, mai per lui: anzi, alle sue grandi prestazioni di solito corrispondevano grandi partite dell’Italia».
E da allenatore?
«In campo era disciplinato, aveva carattere e spirito vincente: soltanto così in panchina sei un grande organizzatore. Trasmette queste doti ai suoi. In più conosce molto bene il calcio italiano ed è un vincente, si è visto alla Juve. Non credo che l’Italia possa stare a lungo senza vincere niente».
Sono arrivati altri oriundi, Eder e Vazquez, ed è stata polemica.
«Non capisco. Che siamo nati in Brasile o Spagna, siamo esseri umani, e se la mia famiglia viene dall’Italia è giusto che possa giocare per l’Italia. Qual è il problema? Non capisco le critiche».
Com’è la nuova Bulgaria?
«Ha ottimi giocatori. I migliori sono i due centrocampisti che giocano in Russia: Milanov del Cska Mosca e Popov del Kuban. In nazionale giocano tutti con un grande cuore per quella maglia».
Chocev, nel Palermo, non ha avuto finora molto spazio.
«Viene dalla mia accademia in Bulgaria. È disciplinato, forte mentalmente. Ha avuto qualche problema perché non capisce bene l’italiano, ma ha qualità. Dategli tempo: lavora per 90’ in mezzo al campo, senza fermarsi mai. Ha spirito. Per me potrebbe anche giocare sabato».
Sa che l’Italia non ha mai vinto in Bulgaria. Perché?
«Paura? Noi vogliamo continuare con questa tradizione...».
Come gioca la Bulgaria?
«Non mi chieda il modulo. Si gioca in undici, e dopo uno sta a destra, uno a sinistra, uno fa il portiere, ma ci sono comunque undici uomini che corrono e lottano. Tipo: si parla di 3-5-2, ma poi in fase difensiva questo modulo diventa 5-3-2 o 5-4-1, e pochi capiscono veramente il lavoro tattico dell’allenatore per preparare i giocatori al doppio ruolo e coprire così tutte le zone del campo».
Finora il gruppo europeo non è andato molto bene per la Bulgaria, che è al quarto posto.
«Abbiamo perso punti importanti, k.o. con la Norvegia, pari in casa con Malta, punti che non tornano più. Italia e Croazia saranno prima e seconda, noi possiamo insidiare la Norvegia per il terzo posto e i playoff. Ma per recuperare dobbiamo cominciare dall’Italia».
Cosa sta succedendo in Bulgaria?
«Non so, da tempo non vivo lì ma a Miami con la famiglia. Faccio il commentatore per una catena messicana, e sto benissimo».
Tanti campioni dell’Est, da Boniek a Savicevic a Suker, sono diventati presidenti. Lei ci pensa?
«Non parlo con la federazione bulgara e non mi piace tornare in Bulgaria adesso».
Cosa le piace dell’Italia?
«Ho visto il vostro Verratti: bravissimo, grande qualità, lotta. Il migliore dei giovani, può fare la storia un giorno».
Verratti e il Paris Saint Germain hanno impressionato, ma in Champions c’è anche la Juventus.
«Bella squadra, forte. Con il Monaco non sarà facile, i francesi hanno vinto a Londra con l’Arsenal, c’è anche il mio connazionale Berbatov. Sono tutte grandi squadre, nessun risultato è scontato: il Real Madrid non avrà vita facile con l’Atletico come si è visto nella Liga, il Psg farà sudare il Barcellona».
Stupito da quello che sta succedendo al suo Parma?
«Un dolore immenso. Non avrei mai voluto vedere il Parma ridotto così, penso alla gente, ai tifosi. Sono stato lì un anno soltanto ma sono cresciuto e ho avuto tanti amici: il cavalier Tanzi aveva creato una grande squadra che ha vinto anche in Europa. C’era un allenatore come Scala, c’erano Mussi, Benarrivo, Dino Baggio, Minotti, Zola, Crippa, Apolloni... Che squadra. Purtroppo c’è gente che ha voluto guadagnare soldi a spese del club».