Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 26 Giovedì calendario

BARLETTA, CASCELLA SI DIMETTE

«Come volete che stia? Amareggiato». Pasquale Cascella ha appena annunciato al Consiglio comunale di Barletta le sue dimissioni (non irrevocabili): «È stata una giornata complicata — sospira — ma sono tranquillo con la mia coscienza».
Dopo sette anni al Quirinale da portavoce di Giorgio Napolitano, nel 2013 Cascella stravince per il centrosinistra la corsa alla poltrona di primo cittadino della sua città, Barletta. Poco più di un anno e mezzo dopo getta la spugna: «Ma, attenzione, io non mi arrendo ai gattopardi».
La questione su cui è caduto è urbanistica: «Volevo dare strumenti e regole per questa bellissima città tagliata in due dalla ferrovia, farne un esperimento pilota del nuovo piano paesaggistico della regione Puglia». I «gattopardi», par di capire, non sono dello stesso parere. Ma Cascella, forse perché la partita non è chiusa, non affonda il colpo: «Ogni azione di cambiamento è difficile, io proponevo una svolta radicale, altri preferiscono aggiustamenti; magari c’è stata anche qualche mancanza da parte mia...».
L’ex portavoce di Napolitano, ma anche di Massimo D’Alema quando fu premier tra il 1998 e il 2000, non è deluso dall’esperienza e conta probabilmente in una marcia indietro di chi ieri gli ha negato la fiducia: «Non dipende più da me, ma dal Consiglio».
Ma una certa nostalgia di come fosse la politica qualche tempo fa (e che Cascella ha visto da vicino) lo prende: «A Barletta come altrove la politica non sembra più avere gli strumenti per ricomporre le varie posizioni, dare un senso alla dialettica, favorire la coesione».
In pratica il Consiglio comunale — dove una maggioranza trasversale gli si è messa di traverso — come metafora di un problema più grande: «Si fa sempre più fatica a perseguire l’interesse generale, ma io, quell’idea della politica, la ricerca appunto dell’interesse generale, me la porto addosso». L’anno
e mezzo da sindaco è stato tribolato: assessori sostituiti, centrosinistra diviso, polemiche e minacce di abbandono da parte del primo cittadino. Una strada accidentata che forse, tornando a casa dopo tanti anni passati a contatto con i vertici della politica nazionale, non si immaginava. Non che si aspettasse più riguardi — «ma no, ma no, è che qui è un corpo a corpo tutti i giorni». Tutto sommato però, l’ex uomo ombra di D’Alema e Napolitano, non si è ancora stancato di questo ring municipale: «Delle sfide sono state vinte, adesso vediamo che cosa succede...».