Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 24/3/2015, 24 marzo 2015
PAPA BERGOGLIO CI HA REGALATO, NELLA SUA VISITA PASTORALE A NAPOLI, UN’INVENZIONE LESSICALE CHE INNOVA TUTTO: «LA CORRUZIONE SPUZZA»
Per scrivere un Cameo ci metto da 8 a 10 ore. Grazie al maggior tempo a disposizione nel week end, mi riesce meglio quello che esce il martedì. Questo fine settimana invece l’ho trascorso in Lunigiana, a Bagnone (luogo natale dei Ruggeri, contadini, diventati poi operai, sempre però in odore di anarchia), a presentare un mio libro. Con l’occasione ho passato un paio d’ore con un’entusiasta Monica (Armanetti) che ha riordinato l’immenso archivio storico del territorio, a partire dal sedicesimo secolo, fino a metà ’800. Giovani donne di tale tempra hanno il potere di sollevarmi lo spirito.
È nato così un cameo a basso impatto ambientale, non figlio di analisi approfondite o di ragionamenti complicati, ma solo di sensazioni, di suggestioni. E ciò grazie a due personaggi che amo molto, lo confesso, mi eccitano intellettualmente, vivono per comunicare, ogni giorno provo a immaginare cosa si inventeranno il giorno dopo. Sono Papa Bergoglio e Matteo Renzi. Pur studiando i loro «comportamenti organizzativi» da oltre un anno, e scrivendone spesso, non mi sento ancora in grado di esprimere su di loro un giudizio definitivo, ovviamente come leader, non certo come uomini (in questa veste sono di facile lettura). Rimango fermo al giudizio iniziale, un affettuoso «furb da pais» per l’uno, un prudente «estroso gesuita» per l’altro.
Per Renzi, questo fine settimana è stato difficilissimo dal punto di vista della comunicazione, quindi per la sua immagine personale (per lui è tutto). Inutile fingere, il caso Lupi è stato un flop. L’opinione pubblica si attendeva la stessa semplicità decisionale che aveva avuto ai tempi del ministro Cancellieri: «Sarà pure non colpevole in termini penali ma se ne vada, punto». Altrettanto avrebbe dovuto fare, a reti unificate e a muso duro, con il ministro Lupi, invitandolo alle dimissioni per ragioni di opportunità politica. Da uno che fin dall’inizio si è vantato di metterci la faccia , sempre e comunque, questo ci attendevamo, l’occasione era golosa, lui l’ha persa, per pura ignavia.
L’intervista a Repubblica (ho faticato a capire che si trattasse di lui, e non di un Forlani ringiovanito), come avviene sempre in questi casi, ha peggiorato la situazione, inventandosi una via di fuga dalle sue responsabilità, imbarazzata e imbarazzante. Ha giocato (sporco), fra l’alto rispetto del dettato costituzionale della colpevolezza solo dopo il terzo grado di giudizio (che però lui ritiene si applichi solo per i suoi amici e compari, Faraone e soci), mentre per tutti gli altri scatta l’opportunità politica a dimettersi volontariamente (sic!) sempre e comunque, anche in assenza di accuse. Ieri per Cancellieri, oggi per Lupi. Una pessima figura, da politicante di provincia.
L’invenzione linguistica di Bergoglio, nella visita pastorale a Napoli «la corruzione spuzza» è quanto di più straordinario abbia avuto ventura di ascoltare da anni. Il termine corruzione è concetto talmente usato da oltre 20 anni (in nome suo, molti ci hanno però fatto carriere straordinarie) che risulta abusato (modo elegante per dire sputtanato), occorreva ridargli una dignità, e nello stesso tempo collocarlo in un contesto profondamente mutato rispetto al passato. Chi meglio di Bergoglio poteva farlo? E dove se non a Napoli, visto che si è pure rifatto vivo San Gennaro?
A inizio ’900, la corruzione era tipica delle élite giolittiane (pochi rubavano tanto, come oggi le élite anglosassoni), durante il fascismo aveva un taglio «condominiale» (quello dei corrotti «caposcala», pochi rubavano poco), durante il cattocomunismo moroteo-berligueriano era «sociale» (pochi rubavano tanto, dicevano di farlo per il Partito, poi si autoassolvevano con leggi ad hoc), ora la corruzione si è «democratizzata» (le élite continuano a rubare tanto, tutti gli altri rubano poco, ma tutti sostengono che tutti, salvo loro, sono corrotti).
Siamo vicini al momento in cui, se tutti rubano a tutti, nessuno ruba a nessuno, essendo tutti sia corrotti che corruttori. Saremo tutti bisex in nome del denaro? Ha quindi ragione Bergoglio a chiamarla «spuzza». Cos’è la spuzza se non una puzza pregna solo del nostro odore? Quindi tecnicamente una «non puzza»? E se la locuzione «la corruzione spuzza» non fosse riferita a noi laici ma destinata, in modo criptico, alla Curia? Ipotesi suggestiva, che farebbe il paio con la risposta data da Bergoglio a una giornalista messicana sulla durata (breve) del suo pontificato. A questo punto, si aprirebbe tutt’altro scenario, inquietante, che mi guardo bene dall’affrontare. Valli a capire questi gesuiti, è sufficiente che mettano una «s» nel posto sbagliato (sarà poi sbagliato?) e noi entriamo in crisi.
Comunque, se fosse vero che la corruzione spuzza, non vorrei essere un magistrato.
Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 24/3/2015