Lanfranco Vaccari, SportWeek 21/3/2015, 21 marzo 2015
CICCHE, CESSI E DENTIERE IMPERDIBILI MEMORABILIA – C’è
quella che, nel 1999, ha comprato per 7.475 dollari la dentiera di Ty Cobb, forse il più grande giocatore di baseball dell’era pre-Babe Ruth. E dice: «Ero una collezionista anonima. Adesso la mia vita è cambiata».
C’è quello che, nel 2014, si è assicurato per 820 dollari la maglia indossata dal quarterback dei New York Jets, Mark Sanchez, in una delle più imbarazzanti azioni nella storia NFL: il famigerato butt fumble, la palla persa andando a sbattere con la testa contro il sedere di un suo linebacker, tre anni fa contro i Patriots. E dice: «Volevo evitare che andasse a finire sul muro di un bar di Boston. Sarebbe stata l’ultima umiliazione». C’è quello che, nel 2012, si è aggiudicato per 5.300 dollari l’unico water dello spogliatoio dei padroni di casa al Maple Leafs Gardens, fino al 1999 lo stadio della squadra di hockey di Toronto. E dice: «Un buon prezzo per un oggetto che definirei evocativo».
E c’è quello che, nel 2002, ha investito 10 mila dollari per la gomma masticata (e sputata) da Luis Gonzalez, l’eroe delle World Series 2001 per gli Arizona Diamondbacks, durante lo spring training della stagione successiva. Non è stato fatto l’esame del Dna ma, quando ha saputo che sarebbe andata all’asta, Gonzalez ne ha masticata un’altra, l’ha infilata in una bottiglietta di plastica e l’ha spedita al nuovo proprietario.
Sono i protagonisti dell’ultimo documentario per la serie Non è roba da matti, è lo sport, prodotta da ESPN. La dentiera di Cobb era stimata dalla casa d’aste Sotheby’s fra i 300 e i 500 dollari: «In genere alle donne piacciono i gioielli o le pellicce. Mia sorella va in crociera. Io colleziono pezzi unici», spiega Karen Shemonsky. «Forse è una cosa che mi porto dietro dall’infanzia: papà era un dentista». Jake Hendrickson, quello della maglietta, dice di averlo fatto per “ragioni macabre”: «Non potevo vederla finire nelle mani di qualcuno che ce l’avrebbe sbandierata in faccia. Appena vinciamo un Super Bowl, o ho abbastanza soldi, la metto su un razzo e la spedisco nello spazio». Quando i Leafs giocano in trasferta, Jim Vigmond, l’avvocato che si è accaparrato la tazza, ci si siede, accende un sigaro cubano, si versa del whisky di malto e guarda la partita in tv. L’obiettivo di Curt Mueller, quello de gomma masticata, era pubblicitario: un’azienda che produce il chewing-gum Quench e cercava di fare concorrenza a Bazooka, la marca preferita da Gonzalez.
Nella categoria memorabilia sportive, l’elenco delle bizzarrie è infinito. Uno stuzzicadenti usato dal pitcher Tom Seaver è sta battuto per 440 dollari nel 1992. Uno studente di ortopedia ha comprato per 1.522 dollari il gesso che ha fasciato la caviglia del quarterback Robert Griffin III, autografato da tutti i giocatori dei Redskins. La coda capelli di Andre Agassi è finita sui muri dell’Official All-Star Cafè di New York dopo che Robert Earl, proprietario della catena di ristoranti Planet Hollywood, se l’era aggiudicata. Il calzino insanguinato che Curt Shilling indossava al termine di una memorabile partita contro gli Yankees, nel 200 è andato per 92.613 dollari.
Ma l’attrazione dei water è fatale. Quando hanno smantellato il vecchio Cleveland Municipal Stadium, il tifoso dei Browns Gay Baur ha compra per 2.700 dollari la tazza della suite di Art Modell, uno dei più contestati proprietari nella storia NFL: «Volevo vedere dove ha preso tutte quelle pessime decisioni», ha detto.