Sabino Cassese, Corriere della Sera 24/3/2015, 24 marzo 2015
MA L’ITALICUM NON È UN MODELLO DA ESPORTAZIONE
Perché dovrebbe la nuova legge elettorale consentire una deriva autoritaria, se essa cerca di bilanciare rappresentatività e governabilità, come tutte le leggi elettorali democratiche? La rappresentatività assicura che sia rispettata la voce del popolo, la governabilità che il popolo abbia governi duraturi, non governi autoritari.
E questa legge elettorale, come tutte quelle
del mondo democratico,
dà poi nuovamente voce
al popolo, perché assicura ripetute elezioni, consentendo di scacciare dal governo chi non abbia dato buona prova. Questo
è il meccanismo
proprio della democrazia:
il popolo sceglie un Parlamento e un
governo, che, a loro
volta, danno conto al popolo di quanto hanno fatto; il popolo rinnova
loro la fiducia o gliela
toglie, facendo altre scelte.
Non credo, però, che
la nuova legge elettorale diverrà un prodotto da esportazione. E questo
non perché non sia
efficace ed apprezzabile, ma per un altro motivo:
i maggiori Paesi democratici hanno
leggi che durano da secoli
o da molti decenni.
L’aggettivo più frequente degli studi delle leggi elettorali dei maggiori Paesi di antica democrazia è «longevo». E questo
si spiega: una legge elettorale (o, meglio,
la formula elettorale)
è un sistema di traduzione di voti in seggi. Quindi,
è un patto tra società
e governo sui modi in cui
va interpretata la volontà espressa dal popolo.
Nei Paesi dove la democrazia è di casa
da molto tempo,
questo patto è stato sottoscritto molti anni fa,
e non si cambia.
Ricordo soltanto che
nel Regno Unito,
la formula elettorale
di base, « first past the post », risale al 1832. Le leggi elettorali successive hanno allargato il suffragio e modificato la legislazione elettorale di contorno. La legislazione elettorale è considerata «a bastion of stability». Negli Stati Uniti, lo scrutinio uninominalea maggioranza semplicefu scelto nel 1842.In Germania il collegio uninominale, la formula elettorale «first pastthe post» e il doppiovoto, oggi utilizzatiinsieme alla formula proporzionale di traduzione dei votiin seggi, furono sceltinel 1953. L’uninominale maggioritario a doppio turno francese vienefatto risalire addiritturaalla monarchia orleanista(e fu poi ripreso dal Secondo Impero, dalla Terza Repubblica e nella Quinta Repubblica). Ecco un punto sul qualeoccorre riflettere: in Italia,abbiamo cambiato12 volte, dal 1861,la formula elettorale, quindi il patto tra governoe popolo, tra Paese realee Paese legale. Sarebbeora di far diventare duraturo questo patto.
Sabino Cassese