Andrea Pasqualetto, Corriere della Sera 22/3/2015, 22 marzo 2015
GIALLO DI PORDENONE I RIS: DELITTO ANOMALO MODALITÀ DA GANGSTER
PORDENONE Cinque piste aperte, nessun solido movente, nessun indagato all’orizzonte. A quattro giorni da quel tragico 17 marzo il delitto di Pordenone sembra avvolto nel mistero più assoluto, nonostante la task force messa in campo dagli inquirenti: i carabinieri del reparto operativo del capoluogo friulano, le squadre speciali di Ris e Ros, due medici legali, un perito balistico. Com’è possibile che non si escluda ancora alcuna ipotesi? Una spiegazione cerca di darla l’investigatore scientifico per eccellenza, Giampiero Lago, comandante del Ris di Parma. Ha mandato a Pordenone i suoi uomini per radiografare il brutale assassinio del soldato Trifone Ragone e dell’ex bocconiana Teresa Costanza, i due fidanzati venuti dal Sud e morti al Nord con 5 pallottole sparate a bruciapelo.
L’anomalia
«Non mi sono mai trovato di fronte a un delitto del genere, caratterizzato da una così marcata sproporzione fra il profilo normale delle due vittime e le modalità di esecuzione che fanno pensare alla criminalità più spietata — spiega Lago —. È questa l’anomalia che rende difficile la soluzione del giallo, a meno di sorprese dell’ultima ora». Il Ris farà analisi di tipo balistico, biologico e dattiloscopico su ogni traccia già repertata, come impronte e proiettili. «Penso che il contributo scientifico e tecnico, in questo caso, abbia un valore decisivo».
Le cinque ipotesi
Cercando di capire «in quale grosso guaio si erano cacciati i due fidanzati», gli inquirenti indagano su tutto lo scibile criminale. Con un occhio di riguardo alla pista passionale e a quella dei locali notturni; perché Teresa e Trifone erano belli, perché arrotondavano i loro stipendi con lavori che potevano provocare invidie e gelosie, lei ballerina, lui animatore di addii al nubilato, accompagnatore di signore agée . Ci sta dunque il marito tradito, lo spasimante respinto, lo stalker, l’ex inconsolabile. Ma un’esecuzione in stile mafioso e due morti sembrano troppi per un movente del genere.
Poi c’è la pista finanziaria che porta a Milano, dove lei ha fatto l’assicuratrice e la ragazza immagine e aveva agganci con vari imprenditori, anche del mondo della movida meneghina. Le origini siciliane di Teresa, con il precedente dello zio vittima vent’anni fa di «lupara bianca», ha poi fatto pensare a Cosa Nostra. «Ma è troppo datato l’episodio», sospetta l’investigatore. Infine il mondo della palestra, il traffico di anabolizzanti, il doping. Trifone era un pesista e voleva raggiungere certi risultati. Si è pensato allora al coinvolgimento in un traffico di sostanze proibite. Ma non sembra un business così lucroso da giustificare un duplice delitto.
Gli albanesi
Fin qui le ipotesi più sofisticate. E se fosse solo una banale vendetta? Facendo il giro del palasport, cioè dalla parte opposta della pesistica olimpica dove si allenava Trifone, scopri che esiste un’altra palestra, questa di body building, frequentata da molti albanesi, romeni, da alcuni buttafuori e, fino a martedì scorso, da Teresa. E lì c’è un atleta che fa un discorso di questo tipo: «Un pregiudicato che ogni tanto viene da queste parti mi ha detto che secondo lui Trifone è stato ucciso perché era intervenuto in discoteca a sedare una rissa fra due albanesi finiti poi in ospedale».
Secondo il pregiudicato si sarebbe trattato di una spietata vendetta. In questo caso alcune cose tornerebbero: l’arma, la poco professionale 7.65 usata però all’Est, la freddezza e «la mano professionista» che ora ipotizzano. Ma anche in questo caso la domanda non cambia: possibile che per una rissa si arrivi a premeditare un’esecuzione?
Nel frattempo, di qua del palasport, il fratello di Trifone, Gianni, lascia qualche riga fra i fiori: «Mi hai sempre preso in giro perché non mi dedicavo alla palestra però sappi che ho sempre sognato di diventare come te... Ciao fratello mio, stai accanto alla tua amata per sempre, eravate uno splendore». Dopo una vita di viaggi, di traslochi e di sogni, Trifone e Teresa torneranno a riposare nelle loro terre, a Bari e a Lodi, per stare vicino ai propri cari.