f.f., il Venerdì 20/3/2015, 20 marzo 2015
POCHI LAUREATI, TANTI «POVERI»: I POLITICI NELL’ERA DI RENZI
Roma. Dalle Frattocchie alle Leopolde, dai voti ai like, dai master ai casting, dai promettenti ai Dilettanti. È la politica secondo Pino Pisicchio deputato alla sesta legislatura – ex Dc, DI, IdV, Api, Cd – che dedica il suo pamphlet (in uscita il 31), a picconare la Terza Repubblica. A colpi di statistiche.
Si scopre che nella prima legislatura, ’48-’53, i parlamentari laureati erano il 91 per cento (quando la media nazionale era 11), mentre oggi sono scesi al 68. Rispetto alla Prima Repubblica, è di moda passare da deputato a sindaco (53 per cento contro 20 per cento) o governatore (30 per cento contro 5,2). Certo, l’età media scende: 45,8 anni, superati solo dai costituenti con 45,5. Ma, va detto, si è sempre rimasti tra i 45-51 anni. Meno della Francia (59) e degli Usa (57). Un dato è innegabile: il turnover. Forsennato: 64 per cento nel 2013, rispetto alla media del 50 per cento che già doppiava il tasso americano (20 per cento). Altra novità, l’avvento degli incapienti, a reddito (quasi) zero: il 23 per cento del gruppo grillino.
Sopravvivono i funzionari di partito: 13,8 per cento nel Pd. E in attesa dell’Italicum, i transumanti (o voltagabbana) godono: nel 1994 erano al 19,2 cento, a febbraio sono schizzati al 27,6. Ma come si informano gli italiani nell’era Renzi?
All’80 per cento con la tv. Così Razzi, il senatore celebrato da Crozza, distrae una scolaresca in visita al Transatlantico: «Ci fa un autografo?». (f.f.)