Gianluigi Paragone, Libero 22/3/2015, 22 marzo 2015
L’IPER MULTA PER UNA SALSICCIA È LA CONDANNA DEL BUON SENSO
Ci sono notizie dove capisci che il buonsenso è smarrito. Sostituito dall’applicazione di una qualche norma che diventa più forte di tutto il resto. A Cremona, un uomo di 84 anni - tra l’altro malato di Alzheimer - è stato condannato a pagare 11mila euro perché rubò una salsiccia in un supermercato. Oltre al «grave» peccato del furto i giudici hanno ravvisato pure l’aggravante della destrezza perché aveva occultato la salsiccia nei pantaloni. Ci permettiamo di commentare con ironia che all’uomo è quasi andata bene perché bastava un attimo e si ritrovava pure con l’accusa di essere un maniaco sessuale! Undicimila euro di condanna per una salsiccia… È difficile abbozzare qualsiasi commento perché talvolta basterebbe il buonsenso. Per questo ci appelliamo a un qualche superiore con il senso del giusto più che col senso della giustizia. L’ho detto: c’è sempre una norma che salva il non senso. Ma… ha senso? Non credo. Non ha senso multare commercianti che regalano pane e salame, non ha senso condannare poveracci che si infilano in borsa o altrove qualcosa per sopravvivere. Se andiamo avanti di questo passo ci ritroviamo a sanzionare quei disgraziati che alla fine dei mercati infilano le mani dentro i cassonetti dell’immondizia per riempirsi la pancia. È fin troppo facile in questa Italia chiedere una dose di buon senso anziché il rispetto della legge. È facile perché siamo circondati da veri farabutti, da veri truffatori. Non passa giornata senza una qualche fregatura ai danni degli italiani. Non mi frega richiamare le gesta di chi fa la cresta approfittando di posizioni di potere. Non mi frega perché sarebbe come rubare in chiesa, tuttavia il danno c’è ed è pesante. Così, mi limito a porre due questioni restando sulla notizia di Cremona: davvero era indispensabile andare a processo su una questione del genere? Se sì, la proporzione del fatto e della pena è davvero corretta? Se la risposta fosse sì su entrambe le domande e se la legge dev’essere uguale per tutti, allora che dire delle tante volte in cui è proprio lo Stato a sbagliare? Senza per questo pagare? Quante volte Equitalia sbaglia? Oppure l’Inps. O Agenzia delle Entrate. O gli stessi magistrati. Perché bisogna essere inflessibili con l’ottantenne e non invece con i funzionari che oltre all’errore fanno anche impazzire la gente? Altro che l’aggravante di aver nascosto nei pantaloni la salsiccia rubata; qui le mega ruberie si fanno alla luce del sole. Perché tanto si fa così. Ruberie magari senza infrazioni come nel caso delle varie gettonopoli a Siracusa e altrove. Ripeto, ci sono tante storie come quella accaduta a Cremona. Storie di uno stato dove chi ha un potere, oltre alla legge, dovrebbe usare il metro del buonsenso, del giudizio. Il buon padre di famiglia sa quando è il caso di mandare in punizione e quando invece basta solo una ramanzina. A Cremona hanno agito secondo diritto, ma il diritto può fare testa coda. A che serve allora giudicare in nome del popolo italiano quando il sentimento popolare resta fuori dall’aula? Perché Matteo Renzi deve sostituire persone indagate o inadatte solo dopo le dimissioni di Lupi? Il buonsenso potrebbe essere la giusta bussola per tutti. È così rivoluzionario usarla? Oggi sarebbe stato il compleanno di Gianfranco Funari, il populista televisivo per eccellenza. Mi piace ricordarlo proprio a margine di una notizia del genere: il suo successo era basato proprio sulle storie del non senso italiano. Ha avuto tanto da raccontare. Infatti è ricordato con nostalgia e il rammarico di non vederlo più tuonare contro un certo malcostume.