Filippo Facci, Libero 21/3/2015, 21 marzo 2015
LA LOTTERIA DEL RIGORE
Che le questioni “morali” siano solo un pretesto per ricombinare poltrone parlamentari o di governo - e anche liste elettorali - in casa Pd è ormai una realtà assodata. Sono affari loro: basta che non ci vengano a parlare di decisioni “inevitabili” e magari di codici morali, codici penali, statuti e probiviri: fanno semplicemente quello che vogliono, e lo fanno di volta in volta a seconda di chi comanda. È stranoto il caso di Josefa Idem, dimessa per una questione di Ici; tutti i giornali hanno pubblicato i nomi degli attuali sottosegretari indagati (diversamente da Maurizio Lupi) che restano dove sono. Rosaria Capacchione fu candidata dal Pd anche se rinviata a giudizio, Antonio Papania non fu candidato per via di un abuso d’ufficio da 2 mesi e 20 giorni, così pure Vladimiro Crisafulli che era rinviato a giudizio, Nicola Caputo fu fatto fuori anche se era solo indagato per rimborsi falsi, mentre Nicodemo Oliverio rimase in lista anche se era imputato per bancarotta fraudolenta al pari di Francantonio Genovese, che poi sarà arrestato. Altri esempi: Andrea Rigoni, candidato anche se condannato e prescritto per costruzioni fuori norma, o Giovanni Lolli, a processo per favoreggiamento e prescritto. Un tempo avremmo scritto che a fare il bello e cattivo tempo è la magistratura, ma non è neanche più così: è una geometria variabile e politica che dipende da un combinato di indagini, intercettazioni e buona o cattiva stampa. Dell’indagine di Firenze non si è capito quasi nulla, ma non importa.