Antonio Calitri, Il Messaggero 22/3/2015, 22 marzo 2015
SPESE PER SEDI E VIAGGI PROVINCE AVANTI
TUTTA –
Le spese di funzionamento della provincia di Torino, nel 2014 sono state quasi il doppio di quelle della provincia di Napoli, esattamente 1.595.000 euro contro 834.000. Ecco una delle tante sorprese su quanto spendono ancora le province in via di abolizione, grazie ai dati che le amministrazioni provinciali hanno trasmesso al sito del governo soldipubblici.gov.it.
LA LEGGE DELRIO
A un anno esatto di distanza dall’entrata in vigore della legge Delrio (varata dal Parlamento lo scorso 8 aprile) che ha costituito il primo passo verso l’abolizione delle province italiane e a circa sei mesi dalle prime elezioni indirette dei consigli di questi enti avvenute tra il 28 settembre e il 12 ottobre 2014, le amministrazioni provinciali continuano a esistere e a spendere. E anche tanto. La fotografia delle province appena scattata, proprio come per le Regioni, abolisce innanzitutto un luogo comune che vede l’Italia divisa tra un nord virtuoso e un Mezzogiorno spendaccione. Non che sia vero il contrario ma dal confronto viene fuori una carta geografia delle spese che vede il nostro paese a macchie di leopardo, con enti virtuosi a nord come a sud così come si trovano enti che spendono a ruota libera in ogni parte della penisola.
IL RINNOVO
Con l’elezione di secondo livello dei consigli provinciali avvenuta tra settembre e ottobre scorso, ben 64 provincie hanno rinnovato i vertici quasi senza che i cittadini se ne accorgessero. Gli otto enti provinciali delle città più grandi d’Italia (Roma, Milano, Napoli, Torino, Genova, Firenze, Bologna e Bari), sono stati trasformati in città metropolitane con la presidenza andata di diritto al sindaco del capoluogo. Ai quali si aggiungono poi quelli delle regioni a statuto speciale. E in attesa che la riforma costituzionale passata questo mese in seconda lettura a Montecitorio venga approvata definitivamente e li abolisca completamente, pesano ancora, almeno per le tasche dei cittadini. Uno dei casi limite è stato quello della provincia di Monza e Brianza con il vecchio consiglio e la vecchia giunta che hanno inaugurato la nuova sede costata oltre 24 milioni di euro lo scorso 3 ottobre, a una settimana dalle nuove elezioni di secondo livello e conseguente riduzione delle competenze. Con il personale che dovrà essere ridotto e trasferito come in tutte le altre province. Il 31 marzo infatti ogni provincia dovrà presentare la lista degli esuberi che saranno in totale 20 mila dipendenti rispetto agli attuali 54.242 dipendenti.
LE INDENNITÀ
Monza e Brianza a parte, vediamo come hanno speso nell’ultimo anno le principali province italiane oltre qualche caso eclatante e inaspettato di piccole province. Una delle principali voci di spesa per questi enti resta il personale, che comprende le competenze fisse per il personale a tempo indeterminato, alla quale si aggiungono poi le vari indennità accessorie che cambiano da provincia a provincia e comportano un aumento non omogeneo che può variare dal 10 ad oltre il 30% della voce principale, e ancora i contributi previdenziali e altro ancora. Nelle spese per il personale racchiuse nella voce più omogenea che resta quella delle competenze fisse, Roma è al primo posto con 65,2 milioni di euro, seguita a sorpresa da Torino con 41,7 milioni e poi da Milano con 36,2 e Napoli con 34,2. A 10 milioni di euro di distanza troviamo Palermo (25.718.777), Genova (23.410.457), Firenze (23.410.457), Bologna (23.281.526).
Entra nel club dei venti milioni anche Reggio Calabria che diventerà città metropolitana solo nel 2016 quando scadrà il consiglio in carica, con ben 22.012.545 mentre come fanalino di coda per le spese del personale troviamo la provincia di Bari con competenze fisse per "appena" 14.918.058, battuta in Puglia anche dalle province più piccole di Foggia (18.475.437) e Lecce (16.076.585).
IL COSTO DELLA CASTA
Una delle voci che da quest’anno dovrebbe subire un ridimensionamento con l’abolizione degli stipendi a presidente, giunta e consiglieri è quella delle spese per il funzionamento degli organi istituzionali, divisa tra indennità e rimborsi. Alcuni enti non hanno comunicato la cifra della seconda voce e a meno di gravi ritardi nell’invio dei dati, dovrebbe essere stata inserita all’interno della prima. Sommando le due voci, prima in assoluto in Italia risulta Torino con un costo degli organi istituzionali di 1.595.705 seguita da Milano con 1.397.628 e a sorpresa da Caserta, che con ben 1.180.366 supera Bari che ha speso ben 1.135.298 euro e Venezia con 1.027.926 euro. Tra i grandi centri dopo Bologna (997.607), troviamo Reggio Calabria (896.566) che batte Napoli (833.988) e poi Lecce che con 828.851 doppia Roma (419.824).
LE LITI GIUDIZIARIE
Tra le grandi province, quella di Bari si è dimostrata la più litigarella con la spesa di ben 704 mila euro in patrocini legali, seguita da Catania con 607 mila euro, Torino 406 mila euro e Venezia con 322 mila euro. Sorprendono però nelle parti altissime della classifica amministrazioni come quella di Foggia che spende 619 mila euro in patrocini e Caserta 544 mila. Un’enormità se confrontata con la provincia più importante della Campania, quella di Napoli che spende appena 46 mila euro, battuta sul territorio regionale anche da Salerno (211.485), Avellino (183.659) e Benevento (141.546).
Tra le amministrazioni più grandi dopo Torino troviamo Milano con 316.176 euro, Palermo (231.985), Genova (226.568), Firenze (120.425), Bologna (63.689) e Roma (59.690).
Dopo aver sorpreso non poco rispetto al luogo comune, piazzandosi sempre nella parte delle classifiche di spesa, Napoli conquista una prima vetta nelle spese di missione e per rimborsi viaggi con 238.568 euro seguita da Milano (106.359), Reggio Calabria (90.476), Bologna (71.676). Molto più in basso Venezia (11.283), Palermo (9.898), Bari (8.072) e Torino (4.778).