Umberto Mancini, Il Messaggero 21/3/2015, 21 marzo 2015
NUOVO ASSETTO O SCORPORO IL MINISTERO CAMBIERÀ VOLTO
ROMA L’idea del premier Renzi di dividere Lavori pubblici e Trasporti dopo il caso Lupi-Incalza non dispiace al mondo delle imprese. «E’ una vecchia storia - dice al Messaggero Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance - ma forse è arrivato il momento di pensarci davvero. Un vertice unico così come è strutturato è troppo pesante e l’ipotesi di scorporare, semplificando e dando maggiore trasparenza, credo vada nella direzione giusta». Come noto, fino al 2001 il ministero delle Infrastrutture è stato diviso in due, con competenze, responsabilità e centri di spesa ben diversificati. Poi con la riforma targata Bassanini, attuata dal governo Berlusconi, i Lavori Pubblici furono accorpati ai Trasporti. Il tutto per ridurre i costi e avere, almeno nelle intenzioni, una regia comune in un settore strategico per il Paese.
Nei fatti però l’unificazione ha finito per accentrare molti poteri e, come drammaticamente emerso dalla intercettazioni, sviluppare pericolose patologie. Basti pensare all’unità di missione sulle opere strategiche guidata proprio da Incalza. Una struttura d’eccellenza che concentrava in se tutta una serie di conoscenze tecniche e leve operative, autonoma ed in grado di fare scelte strategiche. Ma che Incalza gestiva, almeno secondo i Pm, in maniera non certo efficiente. E che ora potrebbe essere trasferita a Palazzo Chigi, sotto il diretto controllo del premier, come più volte suggerito dai tecnici del settore. «Sarebbe una possibile soluzione - dice Giuliano Fonderico, docente alla Luiss ed esperto di Pa - anche se in questo modo il dicastero sarebbe depotenziato». Si eviterebbe però lo spacchettamento, con la relativa duplicazione dei costi. Per la verità - nota sempre Fonderico - suddividere come era in passato le strutture ministeriali non porterebbe ad un aumento delle spese. Perché gli apparati tecnici sono sempre gli stessi e verrebbero moltiplicate poche poltrone di vertice. Semmai ci sarebbe una frammentazione della linea politica che solo a livello di premiership potrebbe essere ricomposta».
BASTA DEROGHE
Nel mirino di Buzzetti e dell’Ance ci sono tutte quelle strutture ”straordinarie” - l’unità di missione appunto - che hanno come finalità teorica quella di velocizzare i tempi ma che insieme alle deroghe alle leggi ordinarie hanno spesso ritardato l’avvio degli appalti. «La soluzione per la realizzazione delle opere - sottolinea il presidente dei costruttori - non può essere il sistematico ricorso a commissari che operano in deroga alle regole vigenti. I poteri straordinari vanno utilizzati solo per far fronte alle emergenze dovute a calamità naturali, e non a quelle conseguenti alle inerzie della politica e dell’amministrazione». Non voglio entrare nelle vicende giudiziarie - aggiunge Buzzetti - ma al di là delle responsabilità che andranno accertate, una riforma è urgente per bilanciare i poteri. E dare una spinta alla ripresa del Paese.
REGIA UNICA
Il rischio però è proprio quello di perdere la visione d’insieme dei problemi - dice Mario Ciaccia, ex vice ministro delle Infrastrutture, con il governo Monti - che difende l’assetto attuale. Semmai, sottolinea, il nodo da sciogliere è quello dei dirigenti e del loro raggio d’azione che va limitato e controllato.
Nel Palazzone di Via XX Settembre, scosso dalla bufera giudiziaria, ovviamente nessuno si sbilancia: quanto costerebbe la riorganizzazione - dice con amarezza una fonte ministeriale - lo può sapere solo Incalza, lui sapeva tutto sui numeri, dalla Tav al Mose.