VARIE 23/3/2015, 23 marzo 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - TROPPE VACANZE A SCUOLA?
REPUBBLICA.IT
FIRENZE - "Un mese di vacanza va bene. Ma non c’è un obbligo di farne tre. Magari uno potrebbe essere passato a fare formazione. Serve un più stretto rapporto tra scuola e mondo del lavoro e questa è una discussione che va affrontata, anche dal punto di vista educativo". Lo ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, parlando a Firenze al convegno sui fondi europei e il futuro dei giovani promosso dalla Regione Toscana. L’intervento su questo punto è stato salutato da un applauso dei presenti al Palazzo dei Congressi. "I miei figli d’estate sono sempre andati al magazzino della frutta a spostare le casse. Sono venuti su normali, non sono speciali", ha aggiunto.
SONDAGGIO Che ne pensate?
"Ecco, non ci dobbiamo scandalizzare se per un mese durante l’estate i nostri giovani fanno un’esperienza formativa nel mondo del lavoro. Dobbiamo affrontare questa questione cultura ed educativa del rapporto dei ragazzi con il mondo del lavoro, e non spostarlo sempre più avanti". Secondo il ministro occorre quindi cominciare a pensare che una relazione con il lavoro "è una cosa che vale la pena di fare". Un modo anche, secondo il ministro, "per garantire una formazione". "Anche noi genitori, la società, dobbiamo riconsiderare il tema del lavoro e le giovani generazioni. Un mese di vacanza va bene, un mese e mezzo - ha proseguito il ministro - ma non c’è un obbligo di farne tre". Gli Applausi sono nuovamente partiti quando Poletti ha detto: "Non troverei niente di strano se un ragazzo lavorasse tre o quattro ore al giorno per un periodo preciso durante l’estate, anziché stare solo in giro per le strade".
I presidi al ministro Poletti: "In Italia si fanno troppe vacanze? Falso"
Il ministro del Lavoro Poletti sostiene che tre mesi di vacanza per gli studenti sono troppi e che "uno potrebbe essere impiegato per fare formazione". Il commento del presidente dell’Associzione nazionale presidi, Giorgio Rembado: "Tre mesi sono un distacco troppo pronunciato, alla fine si rischia di dimenticare le cose imparate. Ma in Italia non mancano giorni di lezione, anzi. Servirebbe magari un diverso calendario scolastico, in Europa ci sono intervalli minori tra un’attività scolastica e l’altra. L’ipotesi formazione è possibile, ma va valutato l’aumento del lavoro dei docenti. Lavoro d’estate? Rispondo con una battuta: con questa disoccupazione trovare un impiego anche per gli alunni non è facilissimo..."
intervista di Valeria Teodonio
REAZIONI DEGLI STUDENTI
Poletti e le vacanze. Non usano mezzi termini. E bollano le dichiarazioni del ministro Poletti sulla durata eccessiva delle vacanze scolastiche come frutto di totale assenza di "percezione della realtà". Perché “più della metà degli studenti italiani già lavora durante l’estate”. Parte da qui la nota diffusa dalla Rete degli Studenti Medi.
Regolamentare i percorsi didattici. Per gli studenti non si tratta del modo giusto di affrontare la questione. Scrive Alberto Irone, portavoce della Rete: “Semmai è necessario regolamentare e inserire percorsi formativi diversi da quelli didattici all’interno del percorso scolastico. Diversamente, a oggi, le studentesse e gli studenti che lavorano vengono sfruttati in ogni modo possibile e privati di qualsivoglia diritto”. E la priorità dovrebbe essere quella di “ridistribuire le pause in modo più equilibrato all’interno dell’anno e non legalizzare lo sfruttamento degli studenti”. Partendo, magari, dall’abbassamento dell’apprendistato a 15 anni.
Una "follia". E la valutazione politica è negativa. Perché il governo “non sta facendo altro che privare ulteriormente gli studenti dei propri diritti e di tutele adeguate”. Infine: "Crediamo che gli studenti debbano essere liberi di costruire il proprio percorso scolastico e che non debbano essere costretti a lavorare privati di qualsiasi tutela per garantire manodopera stagionale a basso costo. Introdurre questo dibattito sottolineandone la caratura educativa è semplicemente una follia".
Allucinazioni. Dura anche la posizione dell’Unione degli Studenti. Danilo Lampis, portavoce dell’associazione, commenta: "Le dichiarazioni del ministro sono allucinanti. Poletti sembra voler invitare gli studenti a lavorare d’estate, preferendo lo sfruttamento alla formazione". Ancora: "Scaricare cassette in un magazzino non è un’esperienza formativa e purtroppo tanti studenti compiono già lavori sotto sfruttamento e senza alcuna valenza formativa per potersi mantenere. Noi siamo a favore di un modello di alternanza realmente di qualità, che può essere messo in opera anche nell’arco di qualche settimana estiva attraverso una opportuna revisione delle sospensioni didattiche nel corso dell’anno scolastico".
Qui il sito della Rete degli Studenti Medi. Qui l’Unione degli Studenti.
REPUBBLICA.IT
Vienna: Carson ha le valigie pronte per la «Energy week». Ellie, a Londra, si prepara a godersi lo «Spring Term». Cécile passerà le Petites Vacances sulle piste da sci. Mentre Alberto controlla l’attrezzatura per la settimana bianca. A dispetto del nome, ovunque diverso, la prima vacanza invernale dopo il Natale - nel mese di febbraio - è, per tutti gli studenti d’Europa, un’identica sferzata di energia. Da trascorrere, spesso, in qualche località di montagna, approfittando dell’aria pulita e delle piste innevate. Ma è un po’ tutto il «tempo scuola» a registrare differenze significative, nei Paesi del Vecchio Continente: inizio, fine e sospensioni. Il dato più omogeneo è la somma finale: circa 120 giorni di vacanza. Cambia invece il numero dei giorni-scuola, che vanno da 175 a 200, a seconda del numero di ore che i ragazzi trascorrono ogni giorno tra i banchi.
INIZIO E FINE -Dando un’occhiata al calendario scolastico «degli altri», si vede che nella maggior parte dei Paesi la campanella suona a settembre: tra il primo giorno del mese (dal Belgio all’Ungheria, dall’Austria alla Polonia) e la seconda metà (soprattutto nel Sud del Continente: dalla Grecia, al Portogallo, alla Turchia). A Malta la scuola apre i battenti il 23 settembre, molto più avanti dei Paesi nordici, (Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia e Islanda) dove - questione di luce e clima - le aule aprono tra la metà e la fine di agosto. Più varietà per quanto riguarda la fine dell’anno scolastico. Che si conclude tra la fine di maggio e la seconda metà di luglio, anche se è a giugno che le attività didattiche hanno termine quasi ovunque. Più nel dettaglio: il 5 luglio in Francia; tra il 27 giugno e il 4 luglio in Austria; il 30 giugno in Belgio; il 18 giugno a Cipro, il 27 nella Repubblica Ceca, l’1 giugno in Finlandia (dove però si torna tra i banchi tra il 10 e il 17 agosto); il 13 giugno in Grecia e Ungheria.
ESTATE -La durata delle vacanze estive va poi dalle cinque settimane di alcuni cantoni svizzeri fino alle 13 di Italia, Turchia e Lettonia. Seguono la Spagna con 11 settimane, la Finlandia con 10-11, il Portogallo con 12, la Grecia con 10-12 e la Svezia (10). Di solito, le vacanze sono più brevi nei Paesi in cui gli studenti hanno periodi di sospensione delle lezioni più frequenti durante l’anno scolastico. Appena sei le settimane a disposizione dei ragazzi delle scuole di Regno Unito e Germania; otto per la Norvegia, sette per i giovani danesi.
TUTTE LE SOSPENSIONI - Tra le sospensioni in corso d’anno, ci sono sistemi - come quello francese - dove le scuole non chiudono («all’italiana») per tre mesi in estate, ma ogni 6-7 settimane di scuola si può approfittare di due settimane di break. Obiettivo, ottenere dagli alunni il massimo rendimento: più pause, per riposarsi e far sedimentare quanto si è appreso. Poi, tutti pronti a ripartire. Una particolarità delle Petites Vacances - che qualcuno ha proposto di adottare anche per la settimana bianca italiana - è la divisione della nazione in due fasce, A e B, che alternano ogni anno il periodo, per evitare un eccessivo affollamento nelle località di villeggiatura. Quattro, in generale, in Europa, i principali periodi di interruzione delle lezioni: le vacanze autunnali (da un minimo di due giorni a un massimo di due settimane, a esclusione di Cipro, Grecia, Italia, Polonia, Portogallo e Spagna); Natale (tutti i ragazzi fuori dalla scuola per due o, più raramente, una settimana); le vacanze invernali (o di Carnevale: da due giorni alle due settimane di Francia e Polonia) e Pasqua (una settimana in Italia, due nel Regno Unito, in Portogallo, Grecia e Francia). Più una manciata di giornate (tra 1 e dieci) dedicate alle festività religiose e alle feste nazionali. Le varianti locali delle feste «aggiuntive» (in Germania, Spagna, Italia, Austria e Svizzera) sono decise a livello regionale. In Norvegia e Svezia sono stabilite dai Comuni. In Irlanda e Regno Unito il compito tocca alle scuole. La cornice - e quindi il numero di giorni complessivi di insegnamento - la disegna però ovunque il governo centrale.
21 febbraio 2014
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Antonella De Gregorio
LASTAMPA.IT
I presidi: «Giusto organizzare attività in estate»
Tra le prime reazioni alle parole del ministro c’è quella di Mario Rusconi, vicepresidente dell’Anp (Associazione nazionale presidi): «Da anni, più o meno dai primi anni ’90, noi presidi chiediamo che ci siano piani intelligenti per l’utilizzo della risorsa scuola durante l’estate». L’idea è quella di utilizzare le scuole, che comunque restano aperte: «Nel ’95 ricordo che collaborai anch’io a una direttiva del ministero dell’Istruzione che presupponeva che si potessero aprire le scuole di pomeriggio avviando attività alternative alla didattica con la collaborazione di associazioni di genitori e cooperative. L’idea di utilizzare i locali delle scuole durante l’estate per corsi di sostegno e recupero, per corsi di formazione particolari, per ospitare iniziative di giovani diplomati in cerca di lavoro ci trova dunque - osserva Rusconi - senz’altro d’accordo. Mi permetto di far notare, tuttavia, che Poletti è l’ennesimo ministro che si pronuncia sulla questione, ma mai, finora, alle parole hanno fatto seguito prassi organizzative coerenti».
La Rete Studenti: «La metà dei ragazzi in estate già lavora»
Di tutt’altro avviso la Rete Studenti: il ministro Poletti «con le sue affermazioni dimostra di non avere la minima percezione della realtà: più della metà degli studenti italiani già lavora d’estate». Lo afferma Alberto Irone, portavoce nazionale della Rete degli Studenti Medi. «Semmai - aggiunge - è necessario regolamentare e inserire percorsi formativi diversi da quelli didattici all’interno del percorso scolastico. Diversamente, a oggi le studentesse e gli studenti che lavorano vengono sfruttati in ogni modo possibile e privati di qualsivoglia diritto. La priorità è ridistribuire le pause in modo più equilibrato all’interno dell’anno e non legalizzare lo sfruttamento degli studenti. A partire dall’abbassamento dell’apprendistato a 15 anni, gli stage estivi e senza una revisione migliorativa dell’alternanza scuola lavoro, il Governo non sta facendo altro che privare ulteriormente gli studenti dei propri diritti e di tutele adeguate. Crediamo - continua Irone - che gli studenti debbano essere liberi di costruire il proprio percorso scolastico e che non debbano essere costretti a lavorare privati di qualsiasi tutela per garantire manodopera stagionale a basso costo. Introdurre questo dibattito sottolineandone la caratura educativa - conclude - è semplicemente una follia».
Uil Scuola: «Siamo allineati con gli altri paesi europei»
Chi invece non pare propenso a sposare la visione del ministro Poletti è Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, secondo il quale «i ragazzi italiani passano a scuola è allineato con quello degli altri Paesi europei. Il tempo delle vacanze scolastiche è dunque lo stesso, seppur distribuito in modo diverso da paese a paese. Questo significa che non abbiamo un surplus di vacanze».