varie, 23 marzo 2015
PALLINATO SUL SANGUE DI SAN GENNARO PER IL FOGLIO DEI FOGLI DEL 23 MARZO 2015
Sabato 21 marzo Francesco è stato in visita a Napoli. Nel primo pomeriggio, il Pontefice si è recato al Duomo, dove sono custodite le ampolle con il sangue di San Gennaro. Si è avvicinato alla teca e l’ha baciata. Poco dopo il cardinale Sepe ha annunciato: «San Gennaro vuole bene al Papa, il sangue è per metà già sciolto». E Bergoglio di rimando: «Si vede che il Santo ci vuole a metà, dobbiamo convertirci tutti perchè ci voglia più bene».
Ultima volta che è avvenuto il miracolo dello scioglimento del sangue: il 16 dicembre 2014. «San Gennaro è vivo nel suo sangue e ama Napoli», ha detto il cardinale Sepe [1].
Al cospetto di un pontefice il sangue si è sciolto in passato solo con Pio IX (non con Wojtyla e Ratzinger) [2].
Nel novembre del 1848, in fuga dai moti rivoluzionari di Roma, Pio IX ripara a Napoli, ospite di Ferdinando II. Devoto e affranto, prima ancora di ritirarsi nella reggia di Portici, cerca conforto in San Gennaro. Dell’avvenuto scioglimento del sangue non vi è traccia. Ma nessuno nutre dubbi in proposito. A conferma, c’è poi il dono lasciato da Pio IX: un calice d’oro massiccio che costituisce una delle dieci meraviglie del Tesoro di San Gennaro, a sua volta tra i più ricchi del mondo [3].
«Tranne eccezioni, inciampi e dinieghi, come nel 1973, al tempo del colera e delle cozze infette, il sangue di San Gennaro si scioglie tre volte all’anno: alla vigilia della prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre» (Marco Demarco) [3].
Secondo gli agiografi cristiani, San Gennaro era un nobile appartenente alla famiglia romana dei Gianuarii, diventato vescovo di Benevento e martirizzato nel 305 d.C.. Nel 303 Diocleziano emanò un editto di persecuzione contro i cristiani e nel giro di pochi anni vennero portate a termine molte esecuzioni. Secondo la tradizione nel 305 Gennaro, insieme ad altri martiri, Sossio, Festo e Desiderio, fu portato nell’anfiteatro di Pozzuoli dove gli orsi che avrebbero dovuto sbranare i cristiani si accucciarono ai suoi piedi. Il governatore Timoteo decise di farli decapitare [4].
San Gennaro fu decapitato il 19 settembre del 305 a Pozzuoli. La tradizione narra che subito dopo una devota di nome Eusebia raccolse il sangue e lo conservò in due ampolle. Le sue spoglie furono rubate dai beneventani nel 315, perché i sanniti lo ritenevano loro concittadino essendo stato vescovo di Benevento, e solo nel 1497 tornarono a Napoli [5].
Le celebrazioni in onore di San Gennaro vennero istituite nel 1337 per iniziativa dell’arcivescovo Orsini. Nel 1382 una cronaca di Napoli descrive nei dettagli il culto di San Gennaro ma non fa ancora menzione del miracolo che viene segnalato ufficialmente la prima volta nel 1389, il 17 agosto, in un documento steso per iscritto [4].
Dati di uno studio statistico di Giovanni Battista Alfano e Antonio Amitrano del 1924: quando il sangue di San Gennaro non si è sciolto ci sono state 22 epidemie, 11 rivoluzioni, 3 siccità, un’invasione dei turchi, 13 morti di arcivescovi, 3 persecuzioni religiose, 7 piogge disastrose, 9 morti di pontefici, 11 eruzioni del Vesuvio, 19 terremoti, 3 carestie, 4 guerre. Quando si è sciolto non ci sono state epidemie, rivoluzioni, siccità, invasioni, ma una guerra, una carestia, la morte di un arcivescovo, 2 piogge disastrose, 5 persecuzioni religiose, 11 morti di pontefici, 5 eruzioni del Vesuvio, 11 terremoti [6].
Secondo tre ricercatori del Cicap (Franco Ramaccini, Sergio Della Sala e Luigi Garlaschelli), non c’è sangue nella reliquia, bensì una gelatina realizzata presumibilmente nel Medioevo, che si scioglie se agitata e si solidifica se lasciata riposare (fenomeno conosciuto col nome scientifico di tissotropia). La rivista Nature riporta i risultati ottenuti dall’équipe che nel 1991 ha riprodotto in laboratorio la composizione del sangue del santo, utilizzando solo materie reperibili nel Trecento: gusci d’uovo, sale da cucina e carbonato di ferro. Lo scioglimento avviene agitando il composto coagulato. «Resta però il problema tale composto dopo qualche anno scade. L’unica risposta potrebbe venire analizzando il liquido contenuto nelle ampolle, ma la Chiesa non acconsente al prelievo perché potrebbe arrecare danno al liquido». Proprio la Chiesa, però, per anni è stata dubbiosa sul miracolo [5].
Secondo il professor Giuseppe Geraci, docente di Biologia molecolare, la «tissotropia» non c’entra nulla, perché non è gelatina ma proprio sangue quello che si conserva nel Duomo e sono le reazioni chimiche che hanno luogo nell’ampolla a generare i cambiamenti di forma e colore. Il professore ha replicato il fenomeno nel suo laboratorio utilizzando il sangue contenuto in una reliquia vecchia di trecento anni, un’ampollina del Tesoro dei monaci camaldolesi: «Il sangue c’è, il miracolo no, tutto nasce dalla degradazione chimica dei prodotti, che crea delle reazioni anche con il mutare delle condizioni ambientali» [7].
La Chiesa definisce la liquefazione non un miracolo ma un prodigio, cioè fenomeno non di esclusiva natura divina [3].
Una cronaca del XIX secolo: «Le Parenti di San Gennaro si buttano carponi, respingendo con i piedi i vicini. Alcune piangono, altre urlano con cadenza strana di nenia orientale. Nella vasta Cappella del Tesoro, qua e là scoppiano singulti; molte si picchiano il petto; altre levano le mani giunte, in atto di fervente preghiera» [1].
Roberto Saviano: «“Faccia gialluta! Ma che stai arrabbiato? Nun fa o’ fess’ San Genna’, ti vott’ a copp’ a bascie”. Quel che mi aveva sconvolto la prima volta che fui portato ad assistere allo scioglimento del sangue furono gli insulti. Decine e decine di donne imprecavano contro il santo per provocarlo e spingerlo a fare il suo dovere. Mi sembravano tutte vecchissime, ma le loro voci flebili diventavano improvvisamente acute se il sangue non si scioglieva e il vescovo girava e rigirava inutilmente l’ampolla. Più il miracolo ritarda, più la tensione cresce, più il coro di lamenti si fa disordinato, assordante, sboccato. Ero un bambino e mai avrei creduto si potessero pronunciare tanti insulti in una chiesa. Ma il miracolo non arrivava e tra la folla già si iniziavano ad elencare le sciagure che Napoli aveva subito negli anni» [5].
Norman Lewis in “Napoli ’44” scrive: «Da quattordici secoli, a partire dal giorno del suo martirio a Pozzuoli, san Gennaro limita la sua attività miracolosa a Napoli, e si è convinti che non alzerebbe un dito per salvare il resto del mondo dalla distruzione» [5].
Paolo VI durante il suo pontificato si pronunciò, nel corso di un suo soggiorno a Napoli, contro la natura miracolosa del fenomeno. Il giorno dopo, sui muri della città, comparvero scritte tipo: «San Gennà, futtitenne» [4].
(a cura di Roberta Mercuri)
Note: [1] Famiglia Cristiana 19/9/2014; [2] Alessandro Chetta, Corriere del Mezzogiorno 18/3; [3] Marco Demarco, Corriere della Sera 18/3; [4] Maurizio Magnani, Spiegare i miracoli, Dedalo 2005; [5] Roberto Saviano, la Repubblica 19/9/2010; [6] Corriere della Sera 19/9/1998; [7] Antonio Emanuele Piedimonte, Corriere del Mezzogiorno 5/2/2010.