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 2015  febbraio 03 Martedì calendario

SEGUENDO L’ACQUA LUNGO I MILLENNI PER ARRIVARE A ROMA

Timido, sospettoso, bravo nuotatore, frequenta i torrenti ed è capace di camminare sott’acqua, controcorrente, per diversi secondi. È il ritratto del merlo acquaiolo, presentato da Marta Visentin, Pasquale Grella, Pietro Ceruleo nel loro libro «La memoria dell’acqua» (edito da Iacobelli). Il merlo acquaiolo sta scomparendo. Sono rimaste soltanto 24 coppie nidificanti, confinate nelle zone appenniniche dove i torrenti sono ancora limpidi. Può capitare di incontrarlo alle sorgenti dell’Aniene. È qui che comincia il viaggio dei tre autori del volume, che immaginando di seguire una goccia d’acqua percorrono un centinaio di chilometri e qualche millennio di storia, fino ad arrivare al centro di Roma. E raccontano l’avventura in questo volume, che riecheggia nel titolo il celebre e contestato esperimento di Jacques Benveniste sulla proprietà dell’acqua di conservare un ricordo delle sostanze con cui è venuta in contatto, ma che non ha niente a che vedere con le teorie dell’immunologo francese. Qui è l’acqua a lasciare la sua memoria nei luoghi toccati scorrendo verso la città: i resti dei grandiosi acquedotti dell’antichità, gli dei legati alla mitologia di fiumi e laghi, gli alberi che crescono nell’umidità e gli animali che vi trovano riparo, la storia delle innumerevoli fontane con gli artisti che le realizzarono e quelli che poi le hanno ritratte nei loro dipinti, le acque termali e le chiese nate sopra sorgenti ritenute miracolose, le descrizioni dei viaggiatori del Grand Tour e i versi del Belli. Un fiume di informazioni scorre tra i settantotto brevi capitoli. Si scopre che il sapone era già usato senza risparmio nelle terme di duemila anni fa, che prima della scoperta della soda liscivia si lavavano i panni con acqua e cenere per disinfettarli, che le latrine erano pubblicizzate con bassorilievi dedicati alla dea Igea, da cui il termine igiene. Si legge la storia dell’ammiraglio inglese, che mezzo secolo fa si mise ad allevare gamberi di fiume nella cascata d’acqua che scende vicino ai resti della villa di Orazio a Licenza, e la vicenda di Sesto Giulio Frontino che nel I secolo d.C. fu curator acquarum (sovrintendente agli acquedotti) e descrisse in un trattato rimasto famoso le tecniche della loro costruzione. Si entra nella centrale idroelettrica dell’Acquoria, dove il 14 luglio 1892 fu accesa, per la prima volta nel mondo, la lampadina elettrica, grazie alla corrente alternata lanciata a distanza.
Lauretta Colonnelli