Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 14/01/2015, 14 gennaio 2015
IL CIELO SOPRA ROMA. PITTORI TEDESCHI E PAESAGGIO ITALIANO
«Il cielo azzurro, esatta e chiara luce di Roma»: la definizione è di Raffaele La Capria, scrittore napoletano che vive a Roma da oltre sessant’anni. Lo stesso azzurro, la stessa esatta e chiara luce è dentro il quadro dipinto nel 1785 da Johann August Nahl il giovane, che si incontra all’inizio della mostra «Il cielo sopra Roma. Pittori tedeschi e paesaggio italiano», curata da Maria Gazzetti e aperta fino al 1° febbraio presso la Casa di Goethe, in via del Corso 18. Il dipinto viene presentato al pubblico per la prima volta. È arrivato nel museo da pochi mesi, dono della fondazione «Ike und Berthold Roland-Stiftung».La storica dell’arte Claudia Nordhoff ha subito riconosciuto, nei grandi pini e nei cipressi che si stagliano maestosi contro il cielo, gli alberi che all’epoca di Nahl crescevano sul Monte di Giustizia, il colle che si trovava nel parco di Villa Montalto Negroni e che esattamente un secolo dopo sarebbe stato sbancato per costruire la stazione Termini. Nordhoff li ha riconosciuti dal confronto con altri dipinti dell’epoca, ma soprattutto dai resti del tempio di Minerva Medica, che appaiono in lontananza sulla sinistra e che ancora oggi sono visibili in via Giolitti. La luce di Roma, così particolare, illumina anche i cieli degli altri paesaggi esposti. Perfino quando si tratta di disegni in bianco e nero. Come i due di Peter Birmann, che di Nahl fu intimo amico. Anche qui grandi cipressi, che erano poi quelli della Rotonda dei Cipressi a Villa d’Este a Tivoli. E due possenti querce dietro le quali si intravedono la basilica di San Giovanni in Laterano e il Palazzo apostolico. Nella veduta del Tevere presso Ponte Milvio, disegnata da Jakob Philipp Hackert, si può osservare lo stesso panorama che appariva ai viaggiatori provenienti dal nord. Hackert, che nel 1768 si era stabilito nel quartiere degli artisti tedeschi presso Trinità dei Monti, replica il panorama in tutti i dettagli: da San Pietro al Gianicolo, con le mura fatte erigere da Urbano VIII, e alla collina di Monte Mario. Si prosegue con Joseph Anton Koch che presenta una veduta del Palatino ripresa dalla chiesa di San Gregorio Magno. Con Franz Keiserman che ritrasse in acquerello una veduta del Tevere con Castel Sant’Angelo. E con un’altra decina di artisti che furono amici di Goethe. Tutte le opere provengono dalla collezione del museo. Alcune non erano mai state esposte.
Lauretta Colonnelli